San Gennaro, raccolta fondi per salvare l'antico carcere

San Gennaro, raccolta fondi per salvare l'antico carcere
di Carlo Avvisati
Mercoledì 27 Dicembre 2017, 10:14
4 Minuti di Lettura
Partirà entro la fine di gennaio 2018 la raccolta fondi destinata a strappare dal degrado quell'area ammantata di sacralità e mistero altrimenti conosciuta come il «Carcere di San Gennaro», a Pozzuoli. La cella, pochi metri quadri di superficie, che come narra la leggenda fu quella in cui vennero tenuti segregati assieme a altri compagni, mentre erano in attesa del martirio, Gennaro, Procolo e Sossio, è inagibile, sporca e fatiscente ormai da anni.

Per rimettere a posto la cappelluccia, all'interno della quale i puteolani si recavano a sentire messa sino al dopoguerra, servirebbe, come relazionato dall'archeologa Costanza Gialanella, responsabile dell'area, cambiare le cancellate di ferro che sbarrano i locali, ripristinare le maioliche degli altari, in gran parte perdute, e eseguire opere di restauro conservativo di alcune strutture murarie. Per questo motivo, il «Co.As», Coordinamento delle associazioni flegree giuglianesi, dopo l'appello lanciato al ministro Dario Franceschini nell'estate scorsa, e prima che Adele Campanelli, fosse reintegrata nel ruolo di direttore responsabile del Parco archeologico dei Campi Flegrei, chiese alla reggente a interim del «Parco», Anna Imponente, di poter lanciare una sottoscrizione attraverso la quale sostenere il recupero di quello che per i fedeli di San Gennaro è il luogo sacro per eccellenza. La risposta dell'archeologa fu positiva. «Si ritiene di poter esprimere un parere in linea di massima favorevole scrisse Imponente al progetto di valorizzazione della cosiddetta cappelle di San Gennaro, ricavata in uno dei fornici del grande ambulacro settentrionale».
 
Un'area, la cappella, ricavata all'interno di uno degli ambienti sotterranei il cui ruolo era quello di sostenere la fabbrica soprastante: la cavea dell'anfiteatro Flavio. Ovvero quell'edificio maestoso che per dimensioni è considerato il terzo del mondo romano in ordine di grandezza. Tra le altre, secondo gli studiosi, era particolarmente attrezzato per offrire spettacoli di caccia alle belve, come dimostrano le numerose celle destinate a contenerle, oltre ai complessi meccanismi che servivano per sollevare gli animali sino al piano dell'arena. E fu proprio nell'anfiteatro Flavio, per il quale sarebbero necessari corposi interventi di recupero, che vennero condannati a essere divorati dalle belve i cristiani Sossio, Gennaro, Festo, Desiderio, Procolo, Acuzio e Eutichete, nel 305 dopo Cristo. Per l'assenza del governatore della Campania, il supplizio «ad beluas», ovvero la condanna «alle belve», fu tramutato in decapitazione. Che venne eseguita, poi, nei pressi della Solfatara.

«Non sappiamo ancora quanto servirà per realizzare il nostro progetto racconta Ciro di Francia, presidente del Co.As ma stiamo mettendo a punto il piano definitivo e il relativo computo metrico. Ovviamente tutto quanto andremo a realizzare sarà fatto con la supervisione della direzione del Parco archeologico e dei suoi funzionari. E in particolare con il coordinamento dell'archeologa Gialanella, che ci ha sostenuto e consigliato nel corso della messa a punto dell'iniziativa». L'intero progetto dovrà essere approvato anche da don Pier Paolo Mantelli, parroco della «Santa Maria della Consolazione» di Pozzuoli, che sulla capelluccia ha giurisdizione. Lo stesso parroco sarà il titolare del conto corrente bancario nel quale confluiranno tutte le offerte. Don Pier Paolo, in questa incombenza, sarà affiancato da Giovanna di Francia, presidente del circolo Acli «Dicearchia».

Intanto già stanno arrivando le prime fattive adesioni all'iniziativa. La cancellata nuova, in sostituzione di quella attuale, arrugginita e fatiscente, verrà donata da Lino Troncone. Le maioliche dell'altare verranno dipinte a mano, rispetteranno il disegno di quelle originali e saranno offerte gratuitamente dal pittore puteolano Antonio Isabettini. Al Circolo di Legambiente «Città Flegrea», presieduto da Cristina Canoro, toccherà controllare che l'area non diventi ricettacolo di rifiuti e ingombranti. Infine su Pasquale Palumbo, che ha curato i lavori del percorso archeologico del Rione Terra, cadrà l'onere di mettere a punto progetto e computo metrico. Persino la direzione dei lavori ha già un professionista, Lorenzo di Roberto, che la curerà gratuitamente.

La sottoscrizione ha come obiettivo il coinvolgimento di scuole, parrocchie, l'imprenditoria locale, le istituzioni e l'intera cittadinanza. «Insomma riprende Di Francia contiamo di poter riaprire la cappella ai puteolani entro la prima domenica di maggio, allorché si verifica il primo miracolo di San Gennaro. Ma più in generale confidiamo, con questa iniziativa, di stimolare i nostri concittadini a sostenere la rinascita di un patrimonio storico e culturale più unico che raro».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA