​I tesori nascosti di Pompei: gioco d’azzardo e trucchi per controllare i dadi

I tesori nascosti di Pompei: gioco d’azzardo e trucchi per controllare i dadi
di Susy Malafronte
Domenica 23 Settembre 2018, 12:21
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POMPEI - Gioco d’azzardo e i trucchi per controllare i dadi nell’antica Pompei: tra i #TesoriNascosti della città morta, oggi più viva che mai, Instagram del Parco Archeologico scopre i giocatori di dadi. L’affresco dall'osteria della Via di Mercurio conservato nei depositi del sito. A dispetto di quanto si possa pensare, alcuni dei moderni vizi, come il dilagante gioco d’azzardo, hanno origini antiche. A Pompei, infatti, nonostante una «lex tabularia» di età repubblicana cercasse di limitarlo, era davvero molto diffuso. La conferma giunge da preziose testimonianze di carattere archeologico quali una serie di affreschi, tra cui quello riprodotto nel locale della Regio VI, Insula 10, civico 1 in Via di Mercurio, che illustra una partita giocata tra salsicce, cipolle ed altri cibi, ed un altro proveniente dalla caupona della Regio VI, Insula 14, civico 36, ora al Museo Nazionale di Napoli, raffigurante quattro successivi e significativi momenti di una partita animata, accompagnati da iscrizioni che riportano frasi scurrili e minacciose che i due protagonisti si scambiano, essendo in disaccordo sui risultati.

L’oste, allora, vedendo la situazione precipitare, decide di intervenire ammonendoli dal litigare nel suo locale e cacciandoli via. Inoltre è anche risaputo che Augusto abbia perso ventimila sesterzi, una cifra notevole, durante una sola partita, che Nerone sia stato un assiduo giocatore ed, infine, che Claudio abbia addirittura fatto trasformare il suo carro in una sala da gioco, disponendo di un meccanismo avanzato grazie al quale i dadi non si spostavano anche in caso di vie dissestate. Claudio sarebbe anche il redattore di un vero e proprio trattato che, purtroppo, è andato disperso nel tempo. Locande ed osterie rappresentavano nell'antica Pompei i principali luoghi in cui i cittadini potevano dedicarsi a tale controproducente passione mentre bevevano vino e consumavano i pasti. Questo portò al business dell'epoca: l’apertura delle «tabernae lusoriae». Vere e proprie case da gioco.
 
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