Pompei, restauri made in France
«Privati pronti, ma lo Stato si muova»

Pompei, restauri made in France «Privati pronti, ma lo Stato si muova»
di Gaty Sepe
Mercoledì 8 Febbraio 2017, 08:48
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Pompei torna ad incantare i francesi. Un gruppo di imprenditori d'Oltralpe è disponibile a investire nel sito archeologico più grande del mondo - pronti i progetti di restauro delle prime tre domus - ma anche nel recupero della vasta e disastrata aerea esterna, quella «buffer zone» che l'Unesco ci chiede di risanare e per la quale Unione Industriali e NaplEst hanno già coinvolto un archistar. «Inoltre - racconta l'ambasciatore Francesco Caruso, Consigliere del presidente della Regione per le Relazioni Internazionali e Unesco - c'è un progetto di valorizzazione degli otto siti campani, compresi i due immateriali, sotto la tutela dell'agenzia delle Nazioni Unite, 8 perle sfilacciate e non tutte lucenti come Pompei, che vogliamo mettere in una collana unica».

Ambasciatore Caruso, la perla Pompei torna a splendere anche per gli imprenditori francesi? È vero che c'è un nuovo interesse dopo il fallimento dell'accordo firmato nel 2011 dal Consorzio la Defense con l'Unione industriali di Napoli?
«È vero. All'epoca l'interesse del Consorzio la Defense si raffreddò per vari motivi tra cui il mutamento del clima politico con la vittoria di Hollande - la stessa presidente della Defense Joelle Ceccaldi occupava il posto in Parlamento di Sarkozy - e il fatto che l'opinione pubblica non fosse favorevole a investimenti al di fuori della Francia. Ma oggi Philippe Chaix, che all'epoca era il ceo de l'Epadesa, ha coinvolto su Pompei un gruppo di finanziatori».

Dopo il fallimento di quell'accordo Chaix promise che avrebbe creato una «Save Pompei» sul modello della fondazione «Save Venice». Ha mantenuto la parola?
«Ci si è mossi in maniera diversa. È stato costituito un Fondo di dotazione che si occuperà soprattutto di fundraising e che ha per statuto l'interesse per la zona archeologica di Pompei per interventi di finanziamento intramoenia. Un anno fa nella sede del ministero a Roma è stata firmata una lettera d'intenti tra Philippe Chaix e il soprintendente di Pompei Massimo Osanna. Per la cordata francese, preoccupata dalla diffusa pratica italiana dei subappalti, un altro passo in avanti si è fatto poi con la modifica del Codice degli appalti».

Che cosa ha convinto i francesi?
«Il fatto che nel caso di finanziamenti privati, così come previsto dalla legge 112 sul Grande Progetto Pompei, gli investitori possono anche proporre loro imprese, a patto che queste abbiano i requisiti richiesti dall'Italia. Secondo la lettera d'intenti Soprintendenza e fondo di dotazione avranno posizioni paritetiche. Dopo la prima lettera d'intenti era previsto un accordo internazionale che è stato firmato il 30 gennaio 2017».

Che cosa dovrebbero finanziare i francesi?
«Progetti di restauro nelle domus, innanzitutto. Il Soprintendente Osanna ha già proposto ai francesi le prime tre domus, tra le più belle di Pompei, che necessitano di interventi di recupero, per le quali sono già stati fatti dei progetti che potrebbero partire a breve. È un accordo decennale che coinvolge grandi imprese francesi e internazionali e che grazie ai due articoli che garantiscono posizioni paritetiche nella scelta delle imprese edili permetterà di continuare una meritoria opera di tutela e restauro».

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