Palazzo Reale di Napoli, una mostra per i 50 anni di collaborazione tra Medici senza frontiere e i fotografi di Magnum

Mostra fotografica esposta nel Cortile d'onore del Palazzo Reale di Napoli
Mostra fotografica esposta nel Cortile d'onore del Palazzo Reale di Napoli
di Emma Onorato
Lunedì 11 Aprile 2022, 23:23
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Con grande orgoglio si aprono le porte del Cortile d'Onore del Palazzo Reale di Napoli, un luogo storico e simbolico, che ha accolto i suoi primi visitatori - napoletani e non -  in occasione della mostra fotografica Guardare Oltre - Msf & Magnum: 50 anni sul campo, tra azione e testimonianza. Un'esposizione che è riuscita a catturare l'attenzione di chi ne ha preso parte attraverso degli scatti che sono riusciti ad emozionare e coinvolgere la sensibilità dei partecipanti. L'obiettivo della mostra era proprio questo: risvegliare la coscienza delle persone, sensibilizzarle, ed avvicinarle a temi umanitari soprattutto in un momento storico particolarmente travagliato come quello che stiamo vivendo.

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Sono 19 gli scatti che ripercorrono gli anni di collaborazione tra Medici senza frontiere e i fotografi di Magnum che da cinque decenni si incontrano sul fronte per raccontare,  attraverso la parola e le immagini fotografiche, le drammatiche emergenze umanitarie. «Fare una mostra per i nostri 50 anni non è soltanto un modo per raccontarli, ma un anche un simbolo di questi decenni - spiega Francesca Mapelli, direttrice della comunicazione di Medici senza frontiere - perché l'organizzazione di Medici senza frontiere è nata da un gruppo di medici e giornalisti che hanno voluto aggiungere al valore della cura - che risiede nel gesto medico -  anche quello della testimonianza.

Quindi far conoscere le crisi, le popolazioni che assistevamo, denunciare le violenze, gli abusi e risvegliare le coscienze e le responsabilità degli Stati». Così, anche se con mezzi diversi - un bisturi e una macchina fotografica - l'equipe di Msf e i fotografi di Magnum si sono affiancati e operati per un'unica missione: testimoniare secondo i principi di etica ed indipendenza. E in questo la fotografia è sicuramente «un'alleata impareggiabile perché è diretta, è un linguaggio universale che non ha bisogno di essere tradotto: ti emoziona e ti scatena una reazione immediata».

L'esposizione è raccolta in 19 fotografie che raccontano le principali crisi umanitarie dal 1971 ad oggi: dai conflitti in Afghanistan e Libano degli anni ‘70 e ‘80, al terremoto ad Haiti fino alle attuali rotte migratorie nel mar Mediterraneo ed alla pandemia di Covid-19, sempre con uno sguardo attento al valore racchiuso nella testimonianza che supera ogni tipo di difficoltà ed indifferenza. «La storia di questi scatti rappresenta il momento in cui l'azione e la testimonianza, insieme, hanno fatto la differenza. Quindi ci sono le foto degli inizi - quando il 22 dicembre 1971 fu fondata l'organizzazione di emergenza di Msf - che ritraggono gli sguardi dei bambini del Biafra che hanno fatto nascere la scintilla nei nostri fondatori di Medici senza frontiere che decisero che non si poteva più curare in silenzio, ma che era necessario denunciare e far conoscere quei danni». Tra i momenti immortalati in uno scatto c'è anche la fotografia del premio Nobel per la pace ricevuto nel 1999 quando, di fronte a un palco internazionale, è stato ricordato che c'erano dei bombardamenti in corso in Cecenia «ed abbiamo pronunciato la famosa frase: non siamo sicuri che le parole possano salvare delle vite, ma siamo certi che il silenzio uccide».

Infine uno dei messaggi importanti - che Francesca Mapelli ha tenuto a sottolineare - accende un riflettore su come «molte di queste crisi in realtà sono ancora presenti  nei nostri telegiornali, o forse ci dovrebbero essere perché esistono ancora: tante guerre non sono ancora finite o sono ritornate, come in Afganistan o in Siria, e purtroppo se ne parla sempre meno. Questo è il motivo per cui abbiamo deciso di celebrare i nostri 50 anni ricordando le emergenze che ancora esistono nel mondo». Fotografie incorniciate dal Cortile d'onore di Palazzo Reale che le esporrà dall'11 al 25 aprile 2022. «Un palazzo storico che è sempre stato al centro del potere - commenta Mario Epifani, direttore di Palazzo Reale - di un potere assolutistico dalla fine del '600 fino alla monarchia, e che resta un luogo simbolico per i napoletani e chiunque venga a visitarlo». Così questa mostra «assume un significato particolare perché si associa a un luogo simbolico che riesce a trasmettere messaggi di impegno civile e sociale».

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