Da Napoli ventimila firme al Papa per le catacombe di San Gennaro: sì di Garella e Osanna

Da Napoli ventimila firme al Papa per le catacombe di San Gennaro: sì di Garella e Osanna
di Giuliana Covella
Sabato 10 Novembre 2018, 08:00 - Ultimo agg. 14:43
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Ci sono anche le firme di Massimo Osanna, sovrintendente per i Beni archeologici di Pompei, e di Luciano Garella, sovrintendente alle Belle arti e al Paesaggio di Napoli, in calce alla lettera aperta, promossa dall'associazione «L'Altra Napoli onlus», inviata due giorni fa a Papa Francesco per chiedere a nome dei giovani della cooperativa «La Paranza» il suo intervento in merito alla gestione delle Catacombe di San Gennaro. Ieri pomeriggio, dopo le oltre 20mila firme raggiunte in 24 ore, è giunta l'adesione all'appello dei due Sovrintendenti, che si sono mobilitati in difesa del sito gestito dai giovani di padre Antonio Loffredo.

Due adesioni che danno ancor più valore all'appello, a cui in queste ore si sono aggiunti anche gli ex ministri Fabrizio Barca e Massimo Bray. Ma la mobilitazione nel quartiere continua e a scendere in campo sono anche i commercianti.
 
«Per noi è come uno scippo davanti ai nostri occhi, in un territorio difficile come il nostro, che è cresciuto nell'ultimo decennio proprio grazie a questi giovani. Se oggi finalmente vediamo centinaia di turisti alla Sanità e il commercio è rifiorito, un grande merito va a loro». A parlare è Antonio Sarracino, responsabile della Rete Commercianti San Gennaro al Rione Sanità (che accoglie una trentina di operatori commerciali tra cui Ciro Oliva, Ciro Poppella e Mario Gallucci, marchi storici del rione) che interviene a nome dei tanti esercenti del quartiere che si sono mobilitati a favore della coop. Da ieri, infatti, tra le strade del rione sono comparsi cartelli fuori ai negozi, in segno di solidarietà ai ragazzi di padre Loffredo, da cui la Pontificia commissione di Archeologia sacra rivendica la metà degli incassi negli ultimi dieci anni, secondo quanto stabilito da una convenzione (in scadenza a luglio) firmata con la Curia di Napoli nel 2009. «Giù le mani dalle Catacombe di San Gennaro. Danno lavoro a oltre 50 bravi ragazzi», si legge su uno dei cartelli comparsi sulla soglia della pescheria Sorrentino in via Fuori Porta San Gennaro. E, ancora, rivolgendosi ai ragazzi: «Lottate contro questo abuso». Simbolo di un quartiere che, di ora in ora, si sta mobilitando contro la Santa Sede, venuta a battere cassa per gli introiti provenienti dalla vendita dei biglietti in un sito abbandonato per 41 anni. «Le Catacombe erano un ce... nelle vostre mani - è scritto a chiare lettere sul cartoncino giallo fuori la pescheria - appena avete avuto il fiuto dei soldi siete usciti fuori come lupi affamati. Vergognatevi». Accuse pesanti contro la Chiesa, che sembrerebbe (il condizionale è d'obbligo) volersi accaparrare gli arretrati di dieci anni e togliere il lavoro a 50 ragazzi della Sanità. Il titolare della pescheria, Umberto Sorrentino, tuona: «Ora che cominciamo a vedere una ricaduta positiva vorrebbero intervenire dal Vaticano. Così si rischia che i ragazzi chiuderanno e qui tornerà tutto come prima». A pochi passi c'è Antonio Cesarano, papà di Genny, vittima innocente dei clan, ucciso a 17 anni durante una stesa: «Trovo paradossale che nel momento in cui qui è in atto un processo di riscatto, arrivi una richiesta simile. Se il quartiere ha trovato la forza di reagire dopo la morte di mio figlio, ora non può essere oggetto di ostruzione».

Solidarietà anche da Confcooperative Campania, che sta seguendo con attenzione le vicende della coop, in merito alla questione inerente la gestione delle Catacombe: «Auspichiamo che si possa giungere ad un accordo quanto prima - dice Ferdinando Flagiello, presidente del Comitato territoriale di Napoli - Siamo davanti ad una delle esperienze di imprenditoria cooperativa più sorprendenti degli ultimi dieci anni nel capoluogo partenopeo». Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente della III Municipalità Ivo Poggiani: «Da un lato c'è una burocrazia ottusa, dall'altro una delle esperienze di economia circolare più bella d'Italia. La mobilitazione del quartiere ne è l'esempio. Alla Sanità il commercio è cresciuto grazie all'affluenza dei turisti che arrivano alle Catacombe».
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