« Intanto di volta in volta - riprnede Saviano - nel corso dei prossimi mesi, comunicherò la mia presenza nelle scuole di diverse città Italiane. Lo scopo degli incontri sarà raccontare, dalla mia prospettiva, come il Paese è mutato e come, contemporaneamente, è cambiato il volto delle organizzazioni criminali. Nel 2006, quando "Gomorra" è stato pubblicato, si era da poco conclusa una delle faide più cruente della storia della criminalità organizzata. Con "Gomorra" ho provato a raccontare al mondo come la camorra sia in primo luogo un fenomeno imprenditoriale e come fossero a rischio infiltrazione anche e soprattutto quelle realtà territoriali che si credevano al sicuro; perché se è vero che la camorra spara nei suoi territori di origine, è vero anche che fa affari dove non sparge sangue, dove non fa morti, dove può agire nell’ombra. In "Gomorra" c’è un capitolo intitolato “Pikachu”, lì racconto di bambini e adolescenti assoldati dalla camorra per piccoli ruoli, ma cruciali: trasportare droga, vigilare sulle piazze di spaccio.
E racconto anche della loro inconsapevolezza, della totale mancanza in loro di un progetto criminale».
«Ne "La paranza dei bambini" tutto cambia - continia Saviano - perché i ragazzi di cui parlo sono ora consapevoli di aver fatto una scelta, sono individui giovanissimi eppure determinati, che stanno costruendo in maniera scientifica il proprio curriculum criminale. Questo per loro è l’unico modo per contare nel mondo, per non restare ai margini. E se con "Gomorra" volevo descrivere non Napoli al mondo ma il mondo attraverso Napoli, con "La paranza dei bambini" l’obbiettivo è stato descrivere gli adolescenti di ogni luogo, i loro idoli e i loro sogni, attraverso una ferita. E ancora una volta questa ferita è Napoli. Perché Napoli? Perché ci sono nato e perché lì mi sono formato. Ma soprattutto perché a Napoli ogni cosa è laboratorio. Curzio Malaparte, la cui opera "La pelle" fu censurata con l’accusa di aver diffamato la città, scrisse: “Che cosa sperate di trovare a Londra, a Parigi, a Vienna? Vi troverete Napoli. È il destino dell’Europa di diventare Napoli”. Mi farebbe piacere che studentesse e studenti potessero sentirsi coinvolti e partecipare con domande e attraverso la condivisione dei propri percorsi personali agli incontri dei prossimi mesi. E ci tengo a sottolineare, per evitare equivoci, che agli incontri con le scuole ho sempre partecipato (e continuerò a farlo) a titolo gratuito, e che non esistono limiti alla possibilità di accedere ai luoghi in cui si terranno. Se non, ovviamente, limiti fisici legati alla loro capienza. Vi aspetto»