Napoli, ex detenuti a Forcella: il mercatino dell'onestà per salvare il quartiere

Napoli, ex detenuti a Forcella: il mercatino dell'onestà per salvare il quartiere
di Nico Falco
Sabato 1 Dicembre 2018, 08:00
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«Ho iniziato a fare truffe a 12 anni, ho girato mezza Europa, sono stato arrestato, denunciato, ora ho la libertà vigilata. Ma adesso basta. Preferisco guadagnare poco, ma onestamente. E contribuire alla rinascita del quartiere in cui sono cresciuto». Antonio S. ha 40 anni, per tutta la vita ha fatto i pacchi, le truffe con cui un ipad o un cellulare si trasformano in un mattone. Dopo l'ultimo arresto ha deciso di darci un taglio. Ora ha una bancarella e, insieme ad amici e altri commercianti, e col Comitato Rinascita di Forcella, si è messo in testa di rilanciare il quartiere: l'obiettivo è di creare un mercatino che possa offrire una opportunità di sviluppo alla zona, l'occasione di redenzione per qualcuno e, in un futuro vicino, possa essere il punto di partenza per fare della zona il naturale prolungamento di Spaccanapoli.
 
Il progetto si chiama Bankoneste, Natale della legalità a Forcella e sarà attivo tutti i giorni dal 6 dicembre al 6 gennaio, dalle 10 alle 20. Per il momento le bancarelle previste sono 18, che si sistemeranno da via Forcella a via Vicaria Vecchia, fino all'inizio di via Duomo. Via Spaccanapoli viene subito dopo, e da qui nasce proprio l'idea: perché non spostare a Forcella quel progetto che a poche decine di metri funziona già benissimo, con migliaia di visitatori, opportunità di lavoro per i residenti e di crescita per lo stesso territorio? Per ora il progetto prevede l'apertura nel periodo natalizio e la vendita di prodotti rigorosamente di artigianato, ma il programma è di farne una realtà che sia attiva sempre, arrivando anche alla pedonalizzazione dell'area per consentirne una fruibilità migliore.

«Questo è il primo passo - spiega l'avvocato Alessandro Morra, presidente del comitato Rinascita di Forcella - abbiamo avuto le autorizzazioni e dobbiamo ringraziare l'entusiasmo dei cittadini che hanno preso a cuore l'iniziativa e il sostegno della Seconda Municipalità, in particolare del consigliere Luigi Carbone. Vediamo questo progetto come uno strumento per far rivivere il quartiere e sottrarlo all'incuria, ma anche per dare una seconda opportunità: tra i commercianti delle bancarelle ci saranno anche persone con precedenti penali che hanno deciso di passare dal lato della legalità. Anche chi ha già una bancarella, ma per ora abusiva, e che la regolarizzerà, pagando tasse e occupazione del suolo». Per adeguare l'area, però, non basta allestire le bancarelle. Ci sono anni di degrado da recuperare. «Abbiamo chiesto un intervento sulla questione rifiuti, uno spostamento dei ben 11 cassonetti infilati lungo la strada - continua Morra - e vogliamo iniziare un percorso di raccolta differenziata insieme alla confinante Quarta Municipalità. Dal Parlamentino e da Palazzo San Giacomo abbiamo avuto il massimo sostegno, ora dobbiamo abbattere il muro della burocrazia per riqualificare la zona. Questo è un modo per ripartire».

E, tra quelli intenzionati a rifarsi una nuova vita, c'è anche Antonio, l'ex pacchista. «I pacchi li ho conosciuti a 8 anni - racconta - quando ero uno scugnizzo in piazzetta Salvatore Tranchese e facevo il parcheggiatore abusivo, spostato le auto. Vedevo i truffati andare via arrabbiati e mi veniva da ridere. Per me era un gioco, decisi che da grande anche io avrei fatto quel lavoro». Quattro anni dopo, alla Maddalena, la prima truffa: 5 milioni di lire per una cassa di sigarette, 100mila lire in tasca e un mese chiuso in casa per paura di essere riconosciuto. E così, per 25 anni, Antonio non ha praticamente fatto altro. «Sono stato anche in Francia, a vendere le macchine fotografiche cinesi spacciandole per Canon. Qualche volta mi hanno anche picchiato, ma vivevo di questo. Fin quando, qualche mese fa, ho deciso: basta con questa vita. Ho cominciato a lavorare onestamente nel chiosco di un amico, ho cercato di affittarne uno io, poi ho messo su la bancarella. E a quel punto mi hanno arrestato per una storia precedente. Quattro mesi di domiciliari, ora ho l'obbligo di firma. Ma non ho cambiato idea: meglio avere le tasche vuote che continuare a delinquere. E, poi, questo è il quartiere in cui sono cresciuto: vogliamo che le Istituzioni si interessino davvero e ho anche chiesto aiuto al premier Conte quando è venuto recentemente a Forcella, ma noi siamo pronti a fare la nostra parte».
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