Telenovela Mercadante
gelo totale De Luca-Dema

Telenovela Mercadante gelo totale De Luca-Dema
di Davide Cerbone
Sabato 25 Febbraio 2017, 10:12
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Nient’altro che un pugno di ore al momento delle scelte, e il percorso che porta fuori dal pantano dell’inconcludenza somiglia sempre di più ad un vicolo cieco. Mancano ormai due giorni all’assemblea dei soci che dovrebbe restituire al Teatro Stabile di Napoli la normalità perduta. Un sabato e una domenica in cui una decisione sui consiglieri, ma soprattutto sul presidente del Teatro Nazionale, si dovrà prendere. A meno di non voler mandare il teatro all’asta.
Un tranquillo weekend di apprensione. «Siamo a venerdì sera e non sappiamo ancora niente. C’è grande preoccupazione tra i lavoratori per questa vicenda surreale che ha sospeso una serie di iniziative: dalla trattativa per il contratto di secondo livello alla definizione di parametri certi per i lavoratori stabili e quelli precari», lamenta Osvaldo Barba, segretario generale della Slc-Cgil di Napoli. Come ha ricordato in una missiva inviata qualche giorno fa ai soci il presidente del collegio dei revisori dei conti Giuseppe Signoriello, infatti, nessun atto valido può essere compiuto da un Consiglio scaduto. E quello del Mercadante, decorsi anche i termini per la prorogatio, è da considerarsi di fatto sciolto.

Il collo di bottiglia nel quale restano intrappolate le prospettive dello Stabile è sempre lo stesso: il rapporto a dir poco complicato tra i due massimi esponenti istituzionali che compongono l’associazione: Regione e Comune (gli altri soci sono la Città metropolitana, i Comuni di Pomigliano d’Arco e San Giorgio a Cremano e il Banco di Napoli, ndr). Se da una parte Luigi de Magistris in ragione di una consuetudine sostiene di aver diritto ad indicare il presidente, dall’altra Vincenzo De Luca è determinato a partecipare alla scelta. Un braccio di ferro, per di più a distanza, che tiene in ostaggio il Mercadante-San Ferdinando.

Ma la novità è che adesso perfino il dialogo, fino all’altro giorno fitto e piuttosto fluido, tra i rispettivi capi di gabinetto, si è interrotto. E, in mancanza di un voto all’unanimità, Filippo Patroni Griffi, già membro del Cda dello Stabile su nomina del Mibact e ufficialmente riconfermato, potrebbe decidere di defilarsi. Magistrato napoletano, presidente aggiunto del Consiglio di Stato, già ministro per la Pubblica amministrazione del governo Monti e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del governo Letta, il candidato presidente indicato dalla Regione pone per accettare il nuovo incarico una condizione: lavorare con l’appoggio di tutti i soci. Sul suo nome, però, il Comune tergiversa.

Ieri la patata bollente è passata dunque nelle mani di Sebastiano Maffettone. Il consigliere di De Luca per le politiche culturali, incaricato di dialogare con l’assessore comunale alla Cultura Nino Daniele, la prende (e come potrebbe essere altrimenti?) con filosofia. «Speriamo che nel lungo periodo la ragione prevalga. Che non si pensi, per intenderci, soltanto alle persone ma ad una strategia di lunga visione», auspica. Ma il «periodo» per trovare un’intesa è tutt’altro che lungo: prima di lunedì i contendenti a tutto campo De Luca e de Magistris dovranno scegliere il presidente. Nell’intento di sbrogliare la matassa, Maffettone sta cercando di promuovere tra i due (che però, fa notare qualcuno, ieri «si sono almeno salutati» all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar, peraltro in presenza dello stesso Patroni Griffi) l’incontro che finora non c’è stato. Un tentativo che, visto il clima, potrebbe anche fallire.

Se sul nome di Patroni Griffi non si realizzasse la convergenza istituzionale auspicata dalla Regione, il piano-B per la presidenza porterebbe comunque ad una soluzione interna: Rosita Marchese, manager della cultura nel Cda dello Stabile su scelta del socio privato Banco di Napoli, storicamente legata a Giorgio Napolitano, che da Presidente della Repubblica la nominò consigliere per la cultura. Perde quota, invece, l’ipotesi di un incarico all’imprenditrice Pina Amarelli Mengano, altra componente del Consiglio di amministrazione scaduto il 21 dicembre scorso, nominata dal sindaco metropolitano de Magistris ma troppo gradita a De Luca per essere sostenuta oggi dal Comune. 

A cederle la poltrona nel Cda, però, potrebbe essere Emilio Di Marzio, ex portavoce di De Luca in Regione fresco di nomina nella commissione nazionale per il congresso del Pd, e fino a ieri in predicato di sostituire l’avvocato Gennaro Famiglietti come rappresentante della Regione. Mentre il Comune è orientato a confermare Patrizio Rispo, la Città metropolitana potrebbe nominare l’attrice Rosaria De Cicco.

A quarantott’ore dal «gong», insomma, i giochi sono ancora tutti aperti. Nell’attesa di sbloccare l’ennesimo impasse, si va avanti così, tra ripicche e silenzi, in una partita a scacchi nella quale la mossa decisiva potrebbe arrivare anche all’ultimo momento.

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