Napoli, i volti del Sud che vince: «Siamo il Mezzogiorno che ce l'ha fatta»

Napoli, i volti del Sud che vince: «Siamo il Mezzogiorno che ce l'ha fatta»
di Gigi Di Fiore
Sabato 8 Dicembre 2018, 09:00 - Ultimo agg. 09:22
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Il racconto che più si vende sul Sud è quello buio, del tutto marcio, tutto senza speranze, tutto brutto. Alibi, per chi vorrebbe abbandonare questa parte del Paese. C'è un altro Sud, quello delle «voci e storie di successo» al centro del convegno organizzato dal Mattino al Teatrino di Corte di palazzo reale. Otto esperienze, otto racconti di chi, dal Sud e nel Sud, ce l'ha fatta.

«Ci sono imprese affermate nel Mezzogiorno, ma affette da nanismo che è l'assenza di economie di scala» è l'analisi di Massimo De Andreis, di Srm (l'istituto di studi e ricerche per il Mezzogiorno). È il prologo ai racconti, che toccano settori imprenditoriali ed età diverse. C'è Raffaella Pagano, 39 anni, che con il marito ha visto crescere in nove anni un'azienda commerciale di cosmetica come la Wycon. Più di cento punti vendita nel mondo con 400 dipendenti, partendo dal primo negozio a Bologna. Così la racconta Raffaelle Pagano: «Non bisogna mollare mai, mio marito era nel settore ed eravamo ad una rassegna di cosmetica a Bologna. Quella notte ci venne l'idea».

Nicola Giuliano ha al suo attivo un premio Oscar come produttore cinematografico. Quindici anni fa, produsse il primo film di Paolo Sorrentino ed è stato sempre lui a finanziare «La grande bellezza». Già giocatore di rugby, punta sull'importanza di trasformare la propria passione in lavoro. Insiste su un'idea, che è vincente per chi fa industria culturale: «Non conta da dove vieni, ma quanto sei consapevole di quello che sei. Il Sud è fonte di energia creativa, ma a Napoli manca una strategia da unire ai talenti straordinari».
 

 


Giovani, dinamici, sicuri delle proprie capacità. È l'identikit degli artefici di aTemporaryShop.com, azienda che offre vetrine virtuali agli artigiani. Pierfrancesco Onnis, 26 anni, ne è il product manager e ha le idee chiare: «Sono laureato in economia aziendale, ma mi ha aiutato molto l'aver giocato con il computer da piccolo diventandone esperto. La nostra è una piattaforma dove piccoli brand possono affittare il loro spazio per promuoversi». La sede scelta è Malta, dove le offerte al progetto sono state più vantaggiose. E parte una leggera polemica: «Anche qui hanno apprezzato la nostra idea, ma ci sono venute proposte con condizioni gravose. Non siamo disposti a venderci per poco».

Giovani, come quelli dei progetti finanziati con i fondi di «Resto al sud». Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, ne tira un bilancio: «Abbiamo firmato 2014 contratti di sviluppo per nuove micro imprese da avviare in sei mesi. Abbiamo poi oltre 15mila proposte di giovani under 36. L'idea che basti il mercato senza aiuti e incentivi non è sostenibile».
 

Manuel Grimaldi, amministratore di un gruppo armatoriale colosso nel mondo con tre miliardi di euro di fatturato, è erede di una tradizione familiare consolidata. Spiega: «Partendo da Napoli, esistono maggiori opportunità. Purtroppo si parla troppo male di Napoli. Il nostro gruppo ha 2500 persone che lavorano in Finlandia, quando qualcuno di loro viene qui dobbiamo spiegargli che le cose non sono come si raccontano fuori. Quando ripartono, hanno un'altra idea di Napoli».

Anche Giuseppe Di Martino è erede di una tradizione di famiglia che, in tre generazioni dal 1912, si è affermata nel settore della produzione della pasta. Tre brand, un fatturato di 145 milioni di euro, export in 45 Paesi. Spiega: «La passione è importante, con la voglia di portare avanti un progetto senza fermarsi mai».

Tradizione è anche la Magnaghi Aeronautica, attiva nella realtà napoletana dal 1936. Un settore di alta specializzazione. Racconta l'amministratore delegato Paolo Graziano: «Siamo un prodotto storico di questo territorio, che punta su una forte innovazione». Nessuna voglia di lasciare il territorio dove l'azienda è nata. «Delocalizzare una produzione significa spostare il personale e le loro famiglie. La nostra azienda unisce cuore e cervello, restiamo qui».

È rimasto anche Cesare Gridelli, che dirige il dipartimento di Onco-ematologia al Moscati di Avellino.
Medico «perché da piccolo volevo curare mia madre si si ammalava», ha creduto nella sua terra e il suo centro è un'eccellenza. Dici Sud e senti dire quasi sempre solo mafia, spazzatura, indolenza, furbizia. Esiste un altro Sud, attivo, produttivo, di successo. Quasi nessuno gli dà voce. Fa meno luogo comune e forse meno audience.

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