Napoli, la chiesa di San Giacomo degli Spagnoli riapre ma solo per un giorno

Napoli, la chiesa di San Giacomo degli Spagnoli riapre ma solo per un giorno
di Paolo Barbuto
Venerdì 12 Ottobre 2018, 10:30
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I cancelli della chiesa di San Giacomo degli Spagnoli riapriranno oggi pomeriggio, ma aspettate prima di gioire alla notizia. L'apertura durerà il tempo di una celebrazione religiosa perché subito dopo i cancelli torneranno ad essere sprangati, ché quell'antica chiesa è ancora troppo degradata per essere aperta definitivamente, e non per colpa di chi la governa: le infiltrazioni e i danni sono stati quasi del tutto creati dai «vicini di casa» di quella chiesa, cioè da chi occupa Palazzo San Giacomo, ovvero il Comune di Napoli. Ma prima di parlare del degrado fermiamoci a raccontare della buona volontà di chi si batte per riportarla all'antico splendore.
 
La chiesa di San Giacomo che si trova incastonata dentro al palazzo Comunale, ufficialmente si chiama «Reale Pontificia Basilica di San Giacomo degli spagnoli» ed è affidata alla gestione della «Real Arciconfraternita e Monte del Santissimo Sacramento dè Nobili Spagnoli», che ha tre governatori: Giuseppe de Vargas Machuca, Landolfo Ambrogio Caracciolo di Melissano e Giovanni de Lutio. I governatori da anni si battono per cancellare il degrado e, pian piano, ci stanno riuscendo. Ovviamente solo con fondi privati e interventi di persone che sono legate a quell'edificio sacro, unico elemento superstite dell'antico edificio che dominava l'attuale piazza Municipio. Le tre cappelle sul lato destro rispetto all'ingresso, ad esempio, adesso hanno ritrovato dignità e splendore d'un tempo: una, la prima a destra che risale al 1734, è stata rimessa in sesto grazie a una donazione di don Pedro di Borbone.

Però l'interno della chiesa è ancora un cantiere, così la cerimonia di questo pomeriggio in occasione della «Fiesta National de Espana», la Festa nazionale del Regno di Spagna, in cui si commemora la scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo, avverrà solo in una porzione della struttura.

Saranno tre i concelebranti: don Gaetano Iaia, padre spirituale della Real Arciconfraternita, padre Sergio Galdi d'Aragona, francescano, commissario di Terra Santa e Monsignor Carlo dell'Osso, segretario dell'Istituto di Archeologia Cristiana. Durante la celebrazione ci sarà anche il giuramento dei nuovi confratelli che indosseranno l'abito caratteristico della Arciconfraternita.

Subito dopo l'evento il cancello della chiesa tornerà ad essere chiuso. E resterà serrato ancora a lungo perché i problemi da superare per rendere totalmente agibile la basilica, sono ancora molto lunghi.

I guai sono stati creati, nel corso degli anni, dall'incuria da parte di Palazzo San Giacomo le cui pareti «avvolgono» totalmente l'edificio sacro e i cui uffici interni affacciano direttamente sul tetto della basilica. Quando si decise di iniziare l'opera di risanamento di San Giacomo degli Spagnoli, il primo sopralluogo sul tetto si rivelò drammatico. Dalle finestre degli uffici comunali era stato gettato di tutto: faldoni di documenti, immondizia comune, cartacce, c'era perfino una sedia da ufficio lanciata, chissà quando, sul tetto di una chiesa fondata nel 1500.

Nel corso degli anni i rappresentanti della confraternita hanno chiesto incontri ufficiali con sindaco e assessori, hanno ottenuto promesse di intervento per condividere le spese di restauro, hanno scoperto che le promesse non potevano essere mantenute perché il Comune di Napoli non ha nemmeno un euro da investire per rimediare ai danni che ha creato.

Attualmente i problemi al tetto sono stati interamente superati, le cappelle del lato destro sono tornate solide e belle. Restano da sistemare la navata centrale, il lato sinistro della basilica e le aree interne dov'è conservato l'imponente e meraviglioso monumento funebre di don Pedro da Toledo scolpito nel 1570 da Giovanni da Nola.

A dire la verità ci sarebbe un intervento urgentissimo da realizzare: la colonna fecale dei bagni del Comune ha una serie di perdite che «invadono» la zona della sacrestia. Adesso provate a immaginare una chiesa cinquecentesca invasa dai liquami dei dipendenti del Comune nel quale è ospitata. Adesso pensate che quella chiesa si trova a venti metri in linea d'aria dalla poltrona del sindaco. Ora pensate che tutto questo avviene a Napoli, terza città d'Italia, e traete voi le opportune deduzioni.
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