Museo Madre, il direttore
Viliani verso l'addio

Museo Madre, il direttore Viliani verso l'addio
di Davide Cerbone
Martedì 25 Aprile 2017, 12:06
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Dunque, si ricomincia da cinque. Dagli anni, cioè, della riscossa. O almeno, così sembra. Dopo aver sottratto il Madre a una morte annunciata, il direttore Andrea Viliani sembrerebbe pronto a lasciare Napoli.
Quando varcò la soglia di via Settembrini, all'inizio del 2013, il curatore piemontese trovò un museo che in pochi mesi s'era svuotato. Con l'arrivo di Stefano Caldoro alla presidenza della Regione, tra il 2010 e il 2011, la creatura nata a immagine e somiglianza di Antonio Bassolino s'era disgregata progressivamente. Allarmati da una dilagante incertezza sulle sorti del museo, alcuni artisti guadagnavano l'uscita portando sotto il braccio le opere che avevano dato in comodato dal 2005, quando la struttura fu inaugurata. Ad aprire la processione fu il pittore e scultore greco Jannis Kounellis, dietro di lui, una scia di maestri d'arte preoccupati di tutelare i frutti della propria creatività. Giorno dopo giorno, la collezione perdeva pezzi, tanto che la fine del viceregno bassoliniano sembrava dover corrispondere con quella del Museo di arte contemporanea nel cuore della città.

Intorno a queste macerie Andrea Viliani inizia l'opera di ricostruzione. Subito si rimbocca le maniche per realizzare un progetto dal titolo che è una dichiarazione d'intenti: «Per-formare una collezione». Una ricostruzione in diverse puntate che ha dato i suoi frutti. Ma al centro del suo mandato il neodirettore mette anche il recupero del genius loci della città che è insieme antica e contemporanea. E attraverso questa ibridazione tra le epoche vuole raccontarla: con una collezione «a chilometro zero» che parli del territorio e al territorio, e aprendo il museo al quartiere e alle periferie (sua e del presidente della Fondazione Donnaregina Pierpaolo Forte l'idea del lunedì gratuito). Un percorso di manutenzione dell'identità che culmina nel volume curato da Vincenzo Trione «Atlante dell'arte contemporanea a Napoli» presentato martedì scorso. Così il nuovo corso recupera la fiducia degli artisti e della città.

Con la sua direzione, il museo guadagna per due anni la nomination del portale «Artribune» come miglior museo italiano d'arte contemporanea, ospita mostre di ricerca come «Attesa», la più ampia retrospettiva sul maestro Mimmo Jodice, e con la «Retrospettiva a luce solida» dedicata a Fabio Mauri, chiusa a inizio marzo, incassa il titolo di miglior mostra italiana del 2016.
Insomma, una resurrezione a pieno titolo. Non a caso, alle otto di sera, Viliani è ancora al lavoro, in questi giorni con Wade Guyton, l'artista in mostra dal 14 maggio. «Mi trovate completamente concentrato sul Matronato alla carriera che conferiremo a Jimmie Durham, oltre che su tutte le prossime mostre personali che inaugureranno al Madre il 14 maggio, Wade Guyton e Stephen Prina, e il 26 maggio quella di Roberto Cuoghi, artista protagonista del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia», racconta. E a proposito di una possibile dimissione risponde: «Il mio contratto prevede una scadenza alla fine di quest'anno che intendo onorare fino in fondo, con lo stesso impegno, entusiasmo e spirito di servizio pubblico».

Nonostante questi cinque anni di successi, il quarantaquattrenne Viliani, che pure ha voluto progetti importanti come «Pompei al Madre», destinati a proseguire nel 2018, forse comincia a guardare oltre la sua esperienza partenopea: ha confidato a persone a lui vicine di ritenere il capitolo partenopeo un'esperienza di successo, ma ormai conclusa. Che potrebbe essere il trampolino per un'altra sfida ancor più prestigiosa: il Maxxi di Roma, per esempio, dove l'ex ministro Giovanna Melandri sembra ben avviata verso una riconferma. Chi ha parlato in queste settimane con Viliani ha percepito un'intenzione abbastanza chiara di non ripresentarsi, allo scadere del contratto, al concorso per succedere a se stesso al Madre.

Il contratto di Andrea Viliani, che dal 2000 al 2005 è stato assistente curatore al Castello di Rivoli, dal 2005 al 2009 è stato curatore al Mambo, il Museo d'arte moderna di Bologna, e dal 2009 al 2012 è stato direttore della Fondazione Galleria Civica a Trento, scadrà infatti il 31 dicembre. E l'incarico - da 55.000 euro l'anno, al quale ne vanno sommati 20.000 come rimborso spese forfettario e, eventualmente, altri 20.000 per il conseguimento degli obiettivi - andrà messo in ogni caso a bando. Cinque anni fa la sua nomina al Madre mise fine ad un braccio di ferro durato due anni per la successione di Eduardo Cicelyn, l'uomo di fiducia al quale Bassolino aveva consegnato il Madre. Adesso l'impasse si potrebbe riproporre. Un problema che la Regione Campania, proprietaria al cento per cento della Fondazione Donnaregina, che gestisce il Madre, dovrà cominciare a porsi.
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