Masullo: «Basta una Napoli parassita che vive del passato» | Video

Masullo: «Basta una Napoli parassita che vive del passato» | Video
di Francesca Cicatelli
Sabato 3 Dicembre 2016, 17:24 - Ultimo agg. 17:32
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«Il maestro di cui ha bisogno Napoli è se stessa. È una città che, proprio per la sua vivacità e genialità, si rappresenta ma spesso non si presenta; si esibisce con maschere che talvolta riescono ad ingannare e talvolta fanno solo ridere di compiacenza e commemorazione. Dovremmo presentarci, non rappresentarci». Il filosofo Aldo Masullo, tra i maestri che si raccontano nel nuovo libro  «Maestri Napoletani - Come imparare l’arte e (non) metterla da parte» della giornalista de Il Mattino Maria Chiara Aulisio, rilascia il sentore di parole di cui Napoli sembra aver bisogno. La sapienza del filosofo, unita al garbo di chi ha attraversato la storia per consegnarcela, ha ammutolito i presenti che hanno assaporato ogni momento del discorso, atto d’amore di Masullo alla città che lo ha adottato. Quasi si ritrae se lo definiscono maestro: «Mi avvio - dice - alla conclusione della vita e ancora non ho capito perché sarei un esempio».

Lui che, richiamando Platone, sostiene che non si possa insegnare la filosofia, «perché appartiene tutti, come una fiamma che arde e si accende se nei pressi c’è del combustibile», è convinto che i maestri siano solo un’occasione: «Il vero maestro non soffoca le parole degli allievi con le proprie, sa tacere e fare in modo che lo spazio vuoto delle sue parole sia riempito da quelle degli allievi». Il filosofo si sofferma sull’importanza di essere dei buoni allievi, invitando a non perdere occasione «per imparare dalle persone».

Non risparmia un’analisi lucida di Napoli e dei napoletani che devono «recuperare il significato medioevale di borghesia, di uomini dei borghi, gli uomini delle piccole città che si contrapponevano alla dispersione, senza comunicazione, delle campagne e alla concentrazione di potere e dissipazione delle corti. In questo senso il borghese è colui che produce qualcosa». Un monito a Napoli affinché «torni ad essere borghese nel senso di essere di nuovo capace di produrre». E per farlo invita all’unione: «Per produrre bisogna essere in molti e concordi. Anche quando si litiga, non è necessario farlo sapere agli altri, cerchiamo di apparire uniti perché solo così potremmo risanare questa città che è come una nave arenata. Noi che pretendiamo il rispetto dobbiamo sapere che non è quello dei camorristi ma è la capacità di mettersi in relazione con gli altri».

Fa appello al rinnovamento, percepisce che è il momento di cambiare e di non cullarsi sulle spoglie del passato: «Napoli non dev’essere più parassita di se stessa, vivendo sulle memorie della storia, su bellezze del passato, di cui non abbiamo meriti». Infine trova che la parola «cura» sia ciò che manchi: «Avere a cuore suona bene come unica strada per rimetterci in cammino. L’alternativa - avverte - sarebbe un suicidio consumato freddamente».
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