Laura, la ballerina sul palcoscenico della vita: «A 17 anni mi rialzo in punta di piedi»

Laura, la ballerina sul palcoscenico della vita: «A 17 anni mi rialzo in punta di piedi»
di Maria Pirro
Venerdì 14 Dicembre 2018, 11:46 - Ultimo agg. 27 Dicembre, 17:19
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La ballerina si rialza in punta di piedi, canta e suona il piano da quando non può danzare più: si riprende la scena. È sua, è di Laura Vela, 17 anni, di cui sei trascorsi in carrozzina a causa di una mielite trasversa dall'origine oscura. Ed è chiaro che è dura. «Ma, se sei in difficoltà, trovi sempre la forza, per questo ho deciso di studiare musica, per tornare comunque sul palco», sorride con gli occhi grandi e lo dimostra scivolando sulla sedia a rotelle da sola, con due braccia sottili e una determinazione infaticabile. E, d'improvviso, cammina con l'esoscheletro, speciali protesi fissate ai polpacci. «Da settembre 2018, due volte a settimana, mi esercito, ma tutti i giorni faccio anche la tradizionale fisioterapia e idroterapia e frequento un corso di scherma», racconta tra psicologi, altri operatori e medici del polo pediatrico Santobono di Napoli. «La nostra è una équipe interdisciplinare, significa che facciamo squadra», dice orgoglioso il primario Maurizio Nespoli fermandosi nel complesso, esterno all'ospedale, in mancanza di altri spazi utilizzato per la riabilitazione e per le feste di Natale. L'attrezzatura hi-tech, unica in una struttura italiana dedicata ai bambini (l'altra si trova in un centro per adulti), pesa dodici chili, è ultraleggera e può essere usata pure a casa e in strada, restituendo una normalità negata dalla malattia, con una diversa prospettiva. Ce n'è però solo una in dotazione nel reparto, perché costa ottantamila euro. E nessuna a disposizione dei pazienti fuori da qui.

La famiglia potrebbe acquistarla, ma è chiaro che si tratta di una spesa troppo impegnativa. Mamma Vittoria oggi lavora in un negozio di informatica: «Ho chiuso il mio, quando si è scatenato l'inferno», spiega. Papà Diego è un funzionario nella segreteria della giunta della Regione Campania e ricorda le piccole e grandi difficoltà incontrate nella imprevista corsa a ostacoli. Innanzitutto il rientro a scuola dopo mesi di ricovero lontano da casa, a Montecatone, di ritorno dalla provincia di Bologna senza trovare un bagno attrezzato, nonostante la puntualità nel segnalare i propri bisogni. «Era stata assegnata a Laura la toilette dei professori, naturalmente inadeguata, e poi un assistente uomo per accompagnarla...».

Altra disavventura al Cardarelli, un paio di anni fa, ricovero d'urgenza per una sospetta appendicite: «Era impossibile passare dalla porta con la carrozzina per raggiungere il wc». E poi, gli abbracci e i salti mortali per salire a bordo del bus della gita senza pedana, e l'umanità ritrovata con il viaggio al parco giochi Mirabilandia, in occasione della licenza media. «Adesso frequento il quarto anno di liceo scientifico all'Elsa Morante di Scampia, il quartiere dove abito», aggiunge Laura, promuovendo l'istituto che non ha barriere architettoniche. «Intorno, resta il problema. E, senza l'esoscheletro, Laura non può affrontare altre esperienze come l'Erasmus a New York appena proposto alla classe», interviene la madre. Impossibile è però una parola proibita nel vocabolario e nel quotidiano. Per questo, il risultato può superare le aspettative. «Non si mette una croce sopra a una ragazza di 17 anni, va tentato tutto, anche quanto non appare scontato», insiste Vittoria Barbato, citando i progressi inattesi, che hanno reso possibile entrare nel programma con l'esoscheletro. «C'è chi si abitua alla carrozzina e rinuncia al tentativo, chi prova e non ce la fa», certifica il primario. Tra gli incontri positivi, quello con San Salvio Riva, il primo ad avviare la terapia in acqua. «La struttura di idroterapia ha preso anche una telecamera per verificare e filmare successi oltre misura», si commuove Diego Vela.

«Tu devi andare avanti», sussurra Laura, e sembra volerlo urlare al mondo. E gli amici, aggiunge, «sono importanti: i miei non si sono mai fermati alla sedia a rotelle, mi sono stati accanto prima dopo e durante la diagnosi». Ai coetanei che possono ritrovarsi in questa condizione la ragazza dagli occhi grandi raccomanda: «Non allontanare chi ti vuol bene, le persone più vicine, anzi. Chiedi aiuto, quando serve». Dietro la schiena mostra un tatuaggio: Dream on, la scritta in nero, che traduce così: «Non spegnere il sogno». Balla Laura, nella notte più buia, quasi nera. Danza in punta di piedi. È una ballerina straordinaria, e già una stella.
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