La prima volta de «Il mare» della Serao in napoletano

Roberto D'Ajello
Roberto D'Ajello
di Vincenzo Aiello
Giovedì 22 Febbraio 2018, 11:12
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"Vuie nun ve site scurdato ’o mare nuosto, chistu bello mare ’e Napule. ’Sta vesione blù ve cumpare e scumpare ancora annanz’a ll’uocchie, comm’a fùrmene; ancora ve lusenga ’a recchia na museca doce, ca se sente e nun se sente; n’addore suttile, comm’a n’allicuordo luntano luntano, v’arape ’e nnaserchie". In occasione della giornata internazionale della Lingua Madre indetta dall'Unesco per salvaguardare la diversità linguistica delle regioni del mondo, il grande traduttore partenopeo Roberto D'Aiello traduce per la prima volta in napoletano per "Identità insorgenti" la novella "Il mare" tratta dalla raccolta "Le leggende napoletane" di Donna Matilde Serao.

A volte, per una strana ed inconsapevole proiezione, pensiamo che il mare esista soltanto d’estate e si esprima nel luccichio dei colori, nell’affollamento delle spiagge, nella temperatura tiepida e ristoratrice delle acque. Matilde Serao racconta, invece, con straordinaria forza espressiva, le magie della costa napoletana, osservata e vissuta nelle differenti stagioni dell’anno: il trascorre del tempo riflette, così, i percorsi altalenanti dell’animo umano. Nella primavera l’attesa e la speranza, nell’estate l’esplosione sensuale, nell’autunno la imparò a lanciare sempre il suo sguardo verso l’orizzonte, dove la linea tra il cielo e la superficie dell’acqua non si può più distinguere. Sin da quando era piccola, la Serao aveva conosciuto la Napoli reale, ma anche quella fantastica: attraverso le storie narrate dalla raffinata madre greca, la scrittrice aveva capito che tante leggende secolari sono nascoste negli abissi del golfo. Per questo, divenne capace di distinguere le differenti personalità del mare partenopeo: l’allegria di Mergellina, la solitudine del Chiatamone, il dolore di Posillipo. Qual mare era proprio come l’uomo: “uno, nessuno e centomila”, lunatico e frammentario. Il golfo di Napoli non era semplicemente una immagine da cartolina, ma partecipava di un’esistenza lunghissima, complessa, fatta di flussi e riflussi. E di stagioni particolari, irripetibili, contraddittorie.
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