Il tour di Caravaggio tra Napoli e New York

Il tour di Caravaggio tra Napoli e New York
di Davide Cerbone
Sabato 18 Febbraio 2017, 08:24 - Ultimo agg. 21 Marzo, 00:43
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 Da Napoli a New York, da una capitale del Grand Tour nel Vecchio Continente all’epicentro del Nuovo Mondo, da un edificio seicentesco a uno dei più grandi musei al mondo: da Palazzo Zevallos al Metropolitan, andata e ritorno. Su queste rotte parallele viaggerà a metà aprile Caravaggio. Mentre il Metropolitan Museum of Art, noto tra i newyorchesi con l’acronimo Met, esporrà il «Martirio di Sant’Orsola», infatti, nello splendido palazzo di via Toledo, uno dei siti d’arte più visitati in città, arriverà in cambio «I musici», uno dei capolavori del Merisi, attualmente in mostra nella sezione dedicata alla pittura europea, galleria 621, accanto alla «Negazione di San Pietro».

Sia pure lontanissimo da casa, a New York Caravaggio è in buona compagnia: nelle stesse sale sono esposti infatti i dipinti dei suoi seguaci dell’Italia centro-meridionale, Massimo Stanzione, Artemisia Gentileschi e Mattia Preti. In questo baratto artistico tutto nel segno del genio delle ombre, il Met, un gigante la cui collezione permanente vanta più di due milioni di opere d’arte suddivise in diciannove sezioni, mette sul piatto una delle opere più importanti di Caravaggio. Conosciuto anche col nome di «Concerto», il dipinto che sarà a Napoli tra due mesi, datato intorno al 1596, fu commissionato dal cardinale Francesco Maria Del Monte e immortala quattro giovanetti intenti a fare musica com’era consuetudine durante le feste in casa di alti prelati.

Da Napoli, invece, partirà l’ultima opera di Caravaggio, che fu commissionata dal banchiere genovese Marcantonio Doria, la cui famiglia aveva per protettrice proprio Sant’Orsola. Il «Martirio di Sant’Orsola», risalente al 1610 e oggetto di un restauro nel 2005, è uno dei pezzi più importanti delle Gallerie museali di palazzo Zevallos. L’opera, realizzata negli ultimi giorni di una vita avventurosa, fu per la prima volta attribuita a Caravaggio dal professor Ferdinando Bologna, che ebbe l’occasione di ammirarla nella tenuta dei baroni Romano-Avezzano ad Eboli, già appartenuta alla famiglia Doria, principi d’Angri e duchi di Eboli.

Il dipinto raffigura il momento in cui la santa, avendo rifiutato di concedersi al tiranno Attila, viene da questi trafitta con una freccia, e fu eseguito con molta rapidità: quando lo portò a termine, Caravaggio era probabilmente in procinto di partire per Porto Ercole, dove avrebbe dovuto compiere le formalità per essere graziato dal bando capitale. Proprio durante quel viaggio, tuttavia, il grande pittore trovò la morte. La fretta fu tale che alla consegna la tela non era perfettamente asciutta: per accelerare il processo di asciugamento, qualche incauto servo la espose al sole, come si evince da una lettera scritta a Napoli nel 1610 da Lanfranco Massa, cittadino genovese e procuratore nella capitale partenopea della famiglia Doria.

Lo scambio caravaggesco sulla direttrice Napoli-New York, che apre un nuovo, prestigioso canale di dialogo e collaborazione con il Museo adiacente a Central Park, è frutto dell’opera di Gallerie d’Italia, la società cui è affidato il patrimonio artistico di Intesa San Paolo, che a Napoli ha il proprio centro appunto a Palazzo Zevallos di Stigliano.
La nuova iniziativa si inserisce nel piano di rilancio intrapreso da Michele Coppola, responsabile delle attività culturali di Intesa Sanpaolo e direttore di Gallerie d’Italia. Poco più di un anno fa, Coppola ha portato nell’edificio monumentale di via Toledo «Ritratto d’uomo», capolavoro di Antonello da Messina concesso in prestito dal Museo Civico d’Arte Antica di Palazzo Madama a Torino; a giugno del 2016, poi, è riuscito ad ottenere dal Thyssen-Bornemisza di Madrid l’«Arlecchino con Specchio» di Pablo Picasso.


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