Intellettuali di Napoli, rivolta anti-web: «C'è troppo odio sui social, si torni al dialogo»

Intellettuali di Napoli, rivolta anti-web: «C'è troppo odio sui social, si torni al dialogo»
di Mariagiovanna Capone
Martedì 31 Luglio 2018, 11:14 - Ultimo agg. 17:00
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Dialogare guardandosi negli occhi. Dove i filtri non sono quelli di Instagram ma solo quelli dettati dalla cultura e dall'educazione ricevuta. In centinaia hanno risposto all'appello del produttore cinematografico Luciano Stella che ha lanciato l'idea di ritrovarsi «in rete, fuori dalla rete» attraverso «I Dialoghi del Lunedì». Ieri sera al Modernissimo un primo incontro per tastare con mano la volontà di impegnarsi con una serie di incontri a cadenza mensile da settembre in poi cui hanno partecipato in tanti.

LA MOBILITAZIONE
Quattro gruppi di lavoro, al cui interno ci saranno persone che per vissuto e competenze potranno chiarire i quattro temi individuati da Stella e Francesco La Monica: diritti civili, sicurezza, europeismo e migrazione. «Diritti civili, perché già nelle note di alcuni ministri si sono sentite dichiarazioni con cui attaccavano alcuni diritti, molti dei quali acquisiti anche da poco» spiega Stella. «Vorremmo dialogare sulla sicurezza, tema che la sinistra non ha saputo mai affrontare, perché riguarda moltissime persone ed è necessario parlane» interviene La Monica. «L'europeismo - prosegue - tema importante per me, perché l'idea di Europa è quella che ci fa guardare avanti. E infine la migrazione, cosa significa, quando è iniziata, cosa porterà». Ma alla base di tutto è necessario stabilire «un codice etico, con un gruppo che si occuperà di stilarlo, e a cui tutti coloro che vorranno far parte del progetto dovranno attenersi sia durante gli incontri, sia nella vita di tutti i giorni, nelle relazioni sociali». L'idea di fondo non è contrastare i social, ma «provare a fare rete, appunto, e tornare a prendersi cura di rapporti sociali che si sono persi tra chat ed emoticon. Ho lanciato questa iniziativa con Francesco ed è incredibile la risposta ricevuta. Adesioni larghe e trasversali, perché non vogliamo farne un discorso politico schierato, ma porci interrogativi sul da farsi».

LA RIFLESSIONE
Tutto nasce dal disagio personale avvertito navigando sui social «in cui c'è tsunami di emozioni che coinvolge la sensibilità di ciascuno. È un sottile veleno che sta penetrando in tante persone». Costruire uno spazio pubblico «per capire meglio anche le contraddizioni che raccolgono consensi ma che mettono a rischio valori democratici. La solidarietà si sta spappolando, noi proviamo a fare piccole cose, confrontarci e comprendere». L'idea inoltre è anche quella di creare «un foglio» da pubblicare e diffondere «per rivendicare il diritto di dire ai nostri figli, ho fatto tutto quello che era possibile per la democrazia». Nessuna ansia politica, sottolineano di continuo Stella e La Monica, ma inevitabilmente il pensiero va alla sinistra disgregata e affondata dalle ultime elezioni politiche, come sottolineato da alcuni interventi dei partecipanti al dibattito.

GLI INTERVENTI
Come Piero Spirito che lancia il monito «occhio che si corre il rischio di passare per radical chic», o l'attivista Pd Nicola Pezzullo che ci tiene a far inserire un altro tema da affrontare: la ridistribuzione delle risorse. In sala quasi nessun giovane e proprio Pezzullo spiega che «sono assenti perché fanno fatica enorme a emergere, sono delusi da una società estranea, che li emargina. Anche la politica ci ha emarginato, e parlo da giovane, e quindi mi pare ovvio che siano pochi firmatari. Non si sentono rappresentati» puntando il dito sulla sinistra «che sta sparendo perché non sta facendo più la sinistra. Faccio parte del Pd ma faccio autocritica. Se vogliamo ripartire, dobbiamo pensare a farlo anche puntando sulla ridistribuzione delle risorse. L'1 per cento dei cittadini italiani possiede il 27 per cento delle risorse nazionali. E questo mette il cappio al collo al cittadino medio. I diritti civili senza che le persone stanno bene, è del tutto inutile». «Dobbiamo sottolineare ciò che ci unisce. Elementi di divisioni ce ne sono a bizzeffe ma dobbiamo puntare su ciò che ci unisce per la ricostituzione di un campo, fortemente dissolto. Non in chiave elettorale ma personale» replica Stella. Pino Ferraro pone l'attenzione su un altro tema principale che è la libertà «perché stiamo vivendo sull'orlo della fine della democrazia moderna. Con una crisi istituzionale preoccupante».
 
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