Vico Equense. Altare ligneo del '700 da bianco a dorato: scoperto l'originario colore durante il restauro

Altare ligneo a Seiano
Altare ligneo a Seiano
di Ilenia De Rosa
Venerdì 15 Settembre 2017, 16:05 - Ultimo agg. 17:52
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Vico Equense. «Fino a cinque mesi fa era bianco. Poi la scoperta, attraverso un dettaglio, che il colore di base era diverso. Infine il restauro, attraverso cui l'altare ligneo è ritornato dorato». Così monsignor Angelo Castellano, parroco di Seiano, riassume la storia dell'altare del '700 della cappella del Santissimo Crocifisso e dell’Immacolata che verrà inaugurato stasera alle 19. Completato da pochi giorni il restauro dell’opera che rappresenta un unicum nel suo genere. La presentazione al pubblico si terrà nella parrocchia di San Marco Evangelista in presenza di monsignor Angelo Castellano, parroco di Seiano, don Pasquale Vanacore, delegato della Curia per i beni artistici e culturali, Giovanni Barrella, della soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio, Federica Tartarini, restauratrice, Gianfranco Cilento, priore dell'arciconfraternita.

«Abbiamo scoperto il vero colore dell’altare per puro caso – racconta Gennaro Lauro, segretario arciconfraternita Morte e Orazione – durante le consuete operazioni di pulizia. La struttura si presentava in bianco. La donna addetta a spolverare l’altare circa sei mesi fa si è resa conto che in alcuni punti fuoriusciva del dorato. Da lì la richiesta alla soprintendenza, in accordo con il parroco, di procedere allo studio e al restauro dell’opera per riportarla al suo aspetto originario che, dunque, non era quello bianco conosciuto da tutti noi, bensì dorato». Quattro mesi fa sono cominciati i lavori, eseguiti da Federica Tartarini, sotto la sorveglianza della soprintendenza ai Beni culturali di Napoli, la tutela dell’ufficio Beni culturali della Curia arcivescovile di Sorrento-Castellammare di Stabia e grazie al sostegno del parroco di Seiano e del priore della confraternita Gianfranco Cilento. L’opera di restauro, costata poco più di 13mila euro, ha, dunque, rivelato l’originale cromia restituendo l’armonia di colori, forme e intagli, offuscata per molti anni da alcuni interventi che avevano alterato l’originario aspetto.

«Nel 1700 era in uso proporre un modello di legno, prima di passare alla realizzazione dell’altare in marmo intarsiato – spiega Federica Tartarini – Ma non sempre l’esecuzione in marmo era messa in opera, soprattutto per motivi economici e, in questi casi, non di rado accadeva che il modello in legno diventasse altare finito. Questo poteva verificarsi in quanto la modellizzazione di prova veniva realizzata da maestranze di livello estremamente elevato. Se in Campania esistono pochi esempi di questi altari-modello, nella penisola sorrentina l’opera di Seiano può essere considerata “un unicum” e costituisce una rarità nel panorama, pur ricchissimo d’arte e bellezze, della zona».

L’altare si sviluppa per circa quattro metri e mezzo di lunghezza ed è arricchito ai lati con due angeli porta ceri. Alto circa un metro e ottanta, profondo un metro, è decorato con finti marmi cornici, volute, e rosoni.
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