Villa del boss, pizzo per girare «Gomorra». Gemma: «Cattleya non mi ascoltò»

Villa del boss, pizzo per girare «Gomorra». Gemma: «Cattleya non mi ascoltò»
di Dario Sautto
Venerdì 12 Gennaio 2018, 10:51
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Torre Annunziata. «Dopo l'arresto del proprietario della casa avevo suggerito alla produzione di andare via di lì, a costo di sospendere le riprese. E avevo indicato come alternativa la villa sequestrata a Paolo Di Lauro a Secondigliano». La casa in questione era la villa del boss Francesco Gallo, alias «Francuccio o pisiello», capo dello spaccio al Parco Penniniello di Torre Annunziata, finita sotto sequestro dopo il suo arresto per traffico di droga (era il 4 aprile 2013). E i suggerimenti alla Cattleya erano arrivati direttamente da Maurizio Gemma, direttore della Fondazione Film Commission Regione Campania, ieri testimone della difesa al processo contro due ex manager della casa cinematografica che produce la serie tv Gomorra.

Un'altra testimonianza che si aggiunge alle tante che l'hanno preceduta, nel corso del procedimento che vede come imputati Gianluca Arcopinto, organizzatore generale della prima serie di Gomorra, e il location manager Gennaro Aquino, quest'ultimo difeso dall'avvocato Domenico Ciruzzi, entrambi accusati di favoreggiamento alla famiglia Gallo per non aver denunciato le loro pressioni.

«A causa delle polemiche, gli organizzatori avevano già subito uno slittamento dell'inizio delle riprese ha spiegato Gemma durante la sua testimonianza e avevano posticipato l'inizio di alcuni mesi. Il mio era un consiglio, per una questione di opportunità, che non è stato ascoltato. Sapevo che ci sarebbero state ulteriori polemiche e che sarebbe stato difficile spiegare che quella non era apologia, ma non mi hanno dato ascolto. Ricordo di aver sentito un po' tutti. Sicuramente ho parlato con Maurizio Tini (produttore cinematografico, e già ascoltato come teste in questo processo) e Arcopinto. Mi sentivo spesso anche con Aquino, che mi faceva molte pressioni affinché lo aiutassi a trovare altre location che potessero essere giuste per girare le scene».

Tra queste, ha raccontato Gemma al giudice monocratico del tribunale di Torre Annunziata, Gabriella Ambrosino, anche la lussuosa villa stile Scarface sequestrata al boss Di Lauro, lo scissionista «Ciruzzo o milionario», che aveva già ospitato le riprese del film «I Milionari» ispirato proprio alla storia del capoclan di Secondigliano. «Però era stata scartata l'ipotesi ha detto perché in realtà anche con i Di Lauro c'erano stati dei problemi per la troupe. La produzione riteneva più giusta la soluzione di Torre Annunziata, nonostante avessimo visto altri 6 beni confiscati tra Napoli, il Vesuviano e l'area flegrea, insieme al Consorzio Sole. Io sinceramente preferisco non consigliare mai soluzioni private, ma per Gomorra avevano esigenze precise».

 

Tra le domande a cui ha risposto Gemma, ci sono anche quelle del pm Maria Benincasa, che ha sottoposto al controesame il testimone della difesa: «Le alternative proposte non andavano bene ha aggiunto il direttore della Film Commission perché non rispettavano i canoni estetici, che invece esistevano a Torre Annunziata. Tutto ciò, nonostante ci fossero difficoltà con il quartiere (il Penniniello, ndr), che era molto particolare. Però, dopo l'arresto del proprietario, avevano avuto precise rassicurazioni dall'amministratore giudiziario della casa e dalla magistratura e hanno proseguito lì. Io ha concluso Gemma ero convinto che non dovessero proseguire lì, anche a costo di sospendere la produzione». Una decisione drastica che, però, non poteva arrivare, vista la macchina organizzativa già in azione e le scadenze. Dunque, scartata l'ipotesi napoletana, la troupe era rimasta a Torre Annunziata ed aveva proseguito. Poi è storia giudiziaria sono state assecondate anche le richieste estorsive del boss detenuto e dei suoi familiari, prima della sostituzione di Arcopinto e Aquino con Matteo De Laurentiis, ultimo testimone alla prossima udienza.
 
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