Video rapina a Napoli, l'ingegnere ferito: «Ho difeso la moto, mi serve per lavorare»

«Non si può rischiare la vita per uno scooter, non si può accettare un episodio così grave»

Un rame del video pubblicato sul proprio profilo Facebook da Francesco Emilio Borrelli
Un rame del video pubblicato sul proprio profilo Facebook da Francesco Emilio Borrelli
di Melina Chiapparino
Martedì 4 Aprile 2023, 07:00 - Ultimo agg. 5 Aprile, 10:17
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Sono trascorsi alcuni giorni dall'operazione eseguita in urgenza e dal ricovero in Rianimazione all'ospedale del Mare per il 31enne napoletano gambizzato lo scorso 29 marzo durante un tentativo di rapina messo a segno per sottrargli lo scooter. Il primo intervento chirurgico è riuscito alla perfezione, e anche le condizioni cliniche del giovane sono rapidamente migliorate, ma ciò non toglie che il suo percorso verso la guarigione necessita ancora di un po' di tempo. Prima di poter pensare alle dimissioni ci sono passi importanti da compiere sul fronte dell'assistenza clinica. Il giovane ingegnere dovrà subire una seconda operazione per rimuovere il proiettile dall'arto ma, ora che è ricoverato in Chirurgia vascolare, può tirare un sospiro di sollievo insieme con i familiari che gli sono sempre accanto. La sua voce è fioca e le sedazioni a cui è stato sottoposto richiedono il massimo riposo: a riportare le sue parole sono la compagna e il suocero raggiunti al telefono dal Mattino.

Qual è il primo pensiero dopo questi giorni difficili?
«Tornare a casa.

Dopo la preoccupazione per le ferite riportate, e i primi giorni di ricovero ospedaliero con la speranza che tutto potesse andare bene, adesso la priorità è tornare alla normalità».

Una brutta storia.
«La notte non riesco a dormire, se ci ripenso mi vengono gli incubi. Ora desidero solo lasciarmi alle spalle quanto accaduto sperando che nessun'altro debba mai ritrovarsi in una situazione del genere: non è possibile, non si può accettare il fatto che si debba rischiare la vita per uno scooter».

C'è chi ha parlato di coraggio per non aver ceduto ai criminali.
«In quei momenti si reagisce di istinto. Non c'entra il coraggio. Il pensiero principale, quello che ha preso corpo al momento della rapina, riguardava tutti i sacrifici che avevo fatto per comprare lo scooter. Lavoro, sono un ingegnere: in quegli istanti ho visto il rischio che venissero vanificati tutti gli sforzi che avevo fatto».

Ha avuto paura?
«Certo. Non si può non avere paura in quel tipo di situazioni ma sono attimi in cui prendono il sopravvento i pensieri. Lo scooter mi serve per percorrere la distanza tra la casa dei miei genitori, al centro storico, e quella dove abito con la mia compagna, in provincia di Napoli. Non sarebbe stato giusto, per assecondare un atto di prevaricazione da parte di due delinquenti, consegnare non solo la scooter ma soprattutto privarmi della possibilità di raggiungere facilmente la mia famiglia. No, non potevo accettarlo e allora ho reagito ma ho corso un grande rischio».

Cosa ha pensato subito dopo essere stato ferito?
«Ho pensato che non ero solo, anche se le automobili passavano e non si fermavano, ma l'uomo di colore che era alla pompa di benzina mi ha aiutato e ha subito chiamato i soccorsi, intervento fondamentale per la mia salvezza. Avrebbe potuto scappare per la paura e invece non si è mai allontanato. Questo ha significato molto. In quel momento non mi sono sentito solo e vorrei farglielo sapere».

Cosa vorrebbe dire a quell'uomo?
«Sento l'esigenza di dirgli grazie. Sì, voglio ringraziarlo per non essere fuggito via e avermi aiutato. Chi ha messo in atto quella rapina aveva una pistola ma, nonostante questo, lui non è andato via. Sono stato ferito, ero a terra sanguinante, non so cosa sarebbe potuto accadere. Devo a lui la possibilità di essere stato soccorso velocemente e vorrei che gli giungesse il mio grazie».

La sua vicenda ha avuto un gran risalto su media e giornali. È un dato positivo?
«È utile che se ne parli ma, allo stesso tempo, alcuni aspetti della vicenda è bene che vengano tutelati per consentire alle indagini di fare il loro corso».

Le indagini appunto, stanno andando avanti velocemente.
«Sì, è così. Gli investigatori stanno procedendo a gran velocità e ci auguriamo che presto si abbiano delle risposte. Bisogna raccontare ciò che è accaduto basandosi sui fatti e le evidenze ma garantendo sempre il rispetto della privacy delle vittime. Non si tratta solo di un fatto personale, l'importanza delle indagini, e del loro corso, riguarda soprattutto la possibilità che non debba accadere più a nessuno quello che è successo a me».

Si continuerà a parlare di questo episodio.
«Non si può rischiare la vita per uno scooter. Invece di parlare del coraggio per non aver ceduto il motorino o delle mie reazioni, forse sarebbe il caso di ragionare su quanto sia assurdo essere ferito con un colpo d'arma da fuoco in quelle circostanze. Non si può accettare un episodio così grave». 

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