Trucchi e falsi, affare milionario. Alle gang duemila euro a matrimonio

Trucchi e falsi, affare milionario. Alle gang duemila euro a matrimonio
di Francesco Gravetti
Sabato 13 Gennaio 2018, 08:33
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Proprio come nel film Green Card, del 1990, dove Gerard Depardieu e Andie MacDowell - per ingannare gli ispettori dell'ufficio immigrazione degli Stati Uniti - fanno un matrimonio di convenienza e sono costretti a comportarsi come una coppia felice. Ma con molto meno romanticismo e molta più miseria. Nel film lui è un musicista francese che sogna di lavorare in America. Nella realtà italiana, a fare l'imbroglio sono stranieri che sognano un permesso di soggiorno: africani per lo più, ma anche orientali provenienti dal Bangladesh, dal Pakistan, dalla Cina. Migranti che non esitano a pagare anche fino a tremila euro per ottenere il loro scopo. Di questi, circa 1000 finiscono nelle tasche delle spose consenzienti, per lo più donne in difficoltà economiche. Il resto va alla gang.
Il business dei matrimoni combinati per ottenere il via libera a stare in Italia va avanti da anni. Negli ultimi tempi, anzi, si è affievolito per fare spazio ad altre soluzioni truffaldine: false assunzioni in fabbriche ed aziende, false certificazioni di residenze con la compiacenza degli uffici anagrafe dei Comuni. A Torre del Greco, la città dove è stata scoperta l'ultima truffa, si è verificato un caso simile appena qualche mese fa, forse riconducibile agli stessi marocchini denunciati ieri. Ma in Campania, in tutto il 2017, sono almeno altri due gli episodi di matrimoni combinati.

 

A San Gennaro Vesuviano ci ha provato un cittadino del Bangladesh, ma è stato scoperto dai funzionari del Comune, che hanno allertato le forze dell'ordine. L'uomo è stato denunciato ed i carabinieri hanno anche allargato l'indagine, estendendola a tutto il comprensorio nolano e vesuviano: verifiche e riscontri che stanno andando ancora avanti. Lo scorso mese di luglio, invece, sempre i carabinieri sono riusciti a scoprire un sodalizio che organizzava finti matrimoni tra italiani ed extracomunitari a Battipaglia, in provincia di Salerno. Due sorelle italiane, le menti del gruppo, sono finite in carcere, altri cinque hanno ricevuto misure cautelari e ben 70 sono tuttora sotto inchiesta. Per lo più le nozze si tenevano tra italiani e marocchini, ma erano coinvolti anche altri stranieri.
Stanare le organizzazioni dedite a questo tipo di truffa comunque non è semplice. Il meccanismo è ben congegnato, a prova di controllo: le coppie affrontano prima un periodo di convivenza per non dare nell'occhio e si allenano ad apparire come fidanzati che si vogliono bene, che vogliono legarsi per sempre al di là della razza e della religione. Fingono per non destare sospetti. Ma le strade per arrivare all'agognato permesso di soggiorno sono diverse. Non ci sono solo i motivi familiari, anche quelli di lavoro. Del resto, si tratta di un trend inarrestabile.
Secondo il rapporto «Immigrazione e presenza straniera in Italia», realizzato dal Centro Studi e Ricerche IDOS, che riprende le proiezioni dell'Istat, nel periodo 2011 2065 la popolazione residente straniera aumenterà di quasi 10 milioni, passando dai 4,6 milioni del 2011 a 14,1 milioni nel 2065. Logico che in questi numeri così alti ci siano strade legali ma anche illegali. Spesso gli imbrogli riescono, altre volte ci pensano le procure a bloccare tutto. Come a Terzigno, la Chinatown del Vesuvio, dove nel marzo del 2016 furono arrestate otto persone e altre cinque furono denunciate. Condotta dai carabinieri, l'indagine fu denominata «Ombre Cinesi». Per ogni abitazione all'anagrafe del Comune di Terzigno venivano certificate decine di residenze. Numeri impressionanti quelli controllati dalle forze dell'ordine: 646 cinesi risiedevano in sole 54 abitazioni, una media di 12 cinesi per ogni casa, con picchi di 31 e mai sotto i 9. Naturalmente i cinesi non c'erano. Erano, appunto, delle ombre: le case erano catapecchie disabitate oppure di proprietà di persone che si prestavano a dichiarare il falso. Le indagini non hanno documentato scambi di denaro tra i cinesi in cerca di residenze ed i componenti della banda, anche se alcuni passaggi delle intercettazioni lo hanno fatto ipotizzare. Tuttavia i carabinieri hanno appurato che gli indagati ricevevano molti regali, soprattutto in derrate alimentari: chili di spesa che dal supermarket arrivavano fino a casa.
L'ottenimento della residenza era (e resta) un requisito importante per avere il permesso di soggiorno, tanto che l'indagine si è allargata anche ai Comuni vicini.
Un altro escamotage è quello del lavoro fittizio. L'indagine più rilevante, a Napoli, è stata condotta nel 2015 dalla guardia di finanza ed è durata oltre un anno. Tra le persone coinvolte, un dottore commercialista e due consulenti del lavoro, indagati per i reati di associazione per delinquere, truffa ai danni dell'Inps e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Durante le indagini è emersa l'esistenza di due solide ed organizzate strutture criminali, ben radicate nei comuni di San Giuseppe Vesuviano, Terzigno e Poggiomarino, dedite alla predisposizione ed instaurazione di fittizi rapporti di lavoro, precostituiti solo sulla carta, e di brevissima durata, finalizzati esclusivamente al percepimento, da parte di lavoratori italiani, di indennità da parte dell'Inps e all'ottenimento, da parte di lavoratori stranieri, del permesso di soggiorno.
Molte risultavano essere le ditte fantasma create dalle associazioni a delinquere, per permettere la falsa instaurazione dei rapporti di lavoro: aziende mai esistite che hanno assunto e licenziato formalmente una quantità enorme di dipendenti che così hanno potuto richiedere e ottenere i requisiti necessari per l'ottenimento di indennità di disoccupazione o anche quelle conseguenti alla maternità. Dietro ognuna di queste truffe c'è un giro di affari milionario: il basista è sempre straniero, le menti italiane. I primi contatti avvengono all'estero e servono ad invogliare l'immigrato a venire in Italia. Anche in questo caso, come in quello dei matrimoni, ci vogliono almeno tremila euro per attivare il bluff: mazzette che i migranti non esitano a versare pur di realizzare il sogno di rimanere nel Belpaese.
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