Torre Annunziata, bomba alla pescheria del figlio di un giontiano

Torre Annunziata, bomba alla pescheria del figlio di un giontiano
di Dario Sautto
Martedì 16 Ottobre 2018, 10:02 - Ultimo agg. 10:04
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TORRE ANNUNZIATA - Ancora una bomba della camorra. Non si ferma l'escalation di avvertimenti a suon di ordigni artigianali nei quartieri caldi di Torre Annunziata. Stavolta è stata presa di mira la pescheria del figlio incensurato di Salvatore Ferraro, alias o capitano, uno degli ex residenti di Palazzo Fienga e ritenuto uno dei personaggi di punta del pizzo per il clan Gionta. Intorno alla mezzanotte, la Nunziata, cuore pulsante del Quadrilatero delle Carceri, il rione dove si trova tuttora la maggior concentrazione di affiliati al clan Gionta, è stato scosso dal boato. Un'esplosione potente, avvenuta fuori la pescheria di via Dogana, che ha causato danni a una delle saracinesche.
 
Nessuno ha allertato le forze dell'ordine, tutti i residenti hanno ignorato l'ennesimo raid esplosivo. Poco dopo, però, sul posto sono arrivati i carabinieri della compagnia di Torre Annunziata, impegnati nei soliti controlli notturni in zona. Ascoltato dagli investigatori solo nel corso della mattinata, il titolare ha spiegato di non avere idea su chi possa aver piazzato quella bomba carta e di non aver mai subito minacce o richieste estorsive, ma soprattutto di non essere a conoscenza di possibili fatti criminali nei quali potrebbe essersi trovato coinvolto. Al momento, gli investigatori tendono a non escludere alcuna pista, dal dispetto alla lite per motivi personali regolata con un avvertimento esplosivo, ma neanche la matrice estorsiva o un messaggio diretto al più noto padre del venditore di prodotti ittici. Salvatore Ferraro, infatti, compare praticamente in tutte le principali inchieste dell'antimafia sul clan Gionta, anche se ha più volte evitato il carcere grazie ad alcune assoluzioni.

Per lui e per altri affiliati alla cosca, tutti accusati di estorsione ai danni di commercianti e imprenditori di Torre Annunziata, a novembre si chiude il processo di primo grado, con Salvatore o capitano che rischia 12 anni di reclusione, con la richiesta di 20 avanzata dalla pm Ivana Fulco solo nei confronti del presunto capo, Luigi Della Grotta, detto panzerotto. A questo processo si sono costituiti parti civili anche il Comune di Torre Annunziata e la Camera di Commercio di Napoli. Nel frattempo però, a preoccupare gli investigatori è l'ennesima bomba fatta esplodere, dopo i precedenti proprio al bar di fronte alla pescheria, a macelleria di via Poerio, a due portoni in via Vittorio Veneto e piazza Ilardi e a un caffè della Provolera.
 
 
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