Tangenti e appalti, parla Coci:
«Così pagavo quei dirigenti»

Tangenti e appalti, parla Coci: «Così pagavo quei dirigenti»
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 26 Aprile 2017, 10:07
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Si va dal «quatto quatto» dell'ex avvocato del Santobono, ai «prestiti» ai dirigenti Adisu, dazioni di denaro mai restituite che si trasformano per incanto in appalti a trattativa diretta. Eccolo Pietro Coci, imprenditore reo confesso, quello che sta facendo tremare un pezzo di imprenditoria italiana - leggi Manutencoop - e che ha consegnato un memoriale in cui fa riferimento anche a tangenti alla corruzione di ufficiali di polizia giudiziaria. Novanta e passa pagine, la trascrizione dell'interrogatorio di garanzia dell'imprenditore finisce al Riesame che ha confermato il quadro degli indizi a carico di pubblici amministratori, infermieri e imprenditori. Ma andiamo con ordine, a partire dalle parole usate per ricostruire accordi illeciti: «Prestiti», «squadra», «quatto quatto», «per amicizia». Difeso dai penalisti Pasquale Coppola e Marco Imbimbo, Pietro Coci si confessa e racconta il senso del «fare squadra» all'ombra dell'Adisu e del Santobono. È il gip Mario Morra ad entrare nel vivo dell'interrogatorio, chiedendo chiarimenti sui cosiddetti «prestiti» nei confronti di Umberto Accettullo e Pasquale Greco, rispettivamente direttore amministrativo e geometra con funzione di supporto al rup dell'Adisu (agenzia regionale per il diritto allo studio universitario) di Orientale, Federico II e Partenope. «Sì, diciamo che il direttore Accettullo diceva che in quel momento era sotto con la banca e quindi io ho fatto un prestito di novemila euro, soldi che non mi sono stati mai restituiti. Il Greco aveva la stessa problematica, essendo un rup o comunque una persona non inquadrata, in quel momento non aveva stipendi dalla regione Campania e quindi gli ho fatto un prestito di tre o quattro mila euro. Si tratta di prestiti che poi non mi sono mai stati restituiti, ad onor del vero». Già, ma allora in cambio di cosa venivano elargiti quei soldi? È il gip che insiste e gli chiede se ci fosse un collegamento con il cosiddetto cottimo fiduciario: «È stato chiesto come prestito, però c'era un collegamento con le commesse che si avevano mese per mese, perché non si riusciva a fare la gara d'appalto e loro mi davano questo affidamento mensile». Ricostruzioni che attendono la versione dei due indagati, in un procedimento in cui Accettullo e Greco potranno dimostrare la correttezza della propria condotta. Ma non è finita. Il grosso dell'interrogatorio investe la presunta tangente da 200mila euro promessa (e pagata in parte) in cambio dell'appalto al Santobono. Inchiesta coordinata dai pm Celestina Carrano e Henry John Woodcock, Coci mette a verbale i suoi rapporti con l'infermiere Giorgio Poziello (che resta in cella, per lui accuse aggravate dalla finalità camorristica visti i rapporti con il clan Polverino) e con lo stesso Manna.

Due giorni fa, Manna ha ottenuto la revoca degli arresti domiciliari, sostituita dal Riesame con una misura interdittiva: difeso dal penalista Francesco Cedrangolo, Manna è accusato di corruzione per aver svolto un ruolo di intermediario negli accordi presi tra Coci (in associazione con due esponenti della Manutencoop) e con lo stesso Poziello. Cambiato il quadro cautelare anche per altri due indagati nella storia del Santobono: è stato il gip a sostituire gli arresti domiciliari in una misura interdittiva per Pasquale Arace (direttore del reparto Sicurezza del Santobono); stessa soluzione adottata dal Riesame per Gaetano Russo (impiegato al Santobono). Cambia il quadro cautelare - sembra di capire - restano confermate le accuse. Ma seguiamo l'interrogatorio. Coci conferma la trattativa tra Poziello e la Manutencoop, che impone la regola del 2 per cento di tangente rispetto al tetto dell'appalto, poi racconta un paio di retroscena. Dopo aver vinto l'appalto, quelli dell'Ati vengono invitati nello studio di Manna. È una convocazione formale, «eravamo gli aggiudicatari provvisori, dovevamo fornire i vari chiarimenti che prospettava la stazione appaltante. L'avvocato Manna mi fa capire quatto quatto come noi dovevamo essere attenti nella rimodulazione dell'offerta e tutto quanto». Sul punto gip e pm chiedono chiarimenti al Coci: Manna parlava in modo formale o in via confidenziale?

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