Pimonte, stupro diventa «bambinata»: sindaco fa dietrofront. Il parroco lo attacca

Pimonte, stupro diventa «bambinata»: sindaco fa dietrofront. Il parroco lo attacca
di Raffaele Cava
Mercoledì 5 Luglio 2017, 19:03
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«Sono inquietanti le parole del sindaco di Pimonte, Michele Palummo, che nella puntata de 'L’aria che tira' del 3 luglio ha liquidato lo stupro di gruppo su una ragazzina di 15 anni da parte di 12 suoi coetanei come una “bambinata che ormai è passata"». Lo hanno detto Celeste Costantino, deputata Sinistra Italiana, e Stefania Fanelli dell'associazione Frida Kahlo La città delle pari opportunità. Si tratta della violenza sessuale subita un anno fa da una ragazzina 15enne di Pimonte da parte di un gruppo di 11 adolescenti, tra cui il suo fidanzato. In più occasioni lo avevano attirata in trappola per poi abusare di lei nella Valle Lavatoio. E' di pochi giorni fa la notizia che la 15enne si è trasferita in Germania con la sua famiglia dopo che al gruppo di ragazzi accusati della violenza i giudici hanno concesso la messa in prova nello stesso comune di Pimonte.

«Dalla condanna in poi la comunità, anzicché stringersi intorno a lei, l’ha stigmatizzata ed esclusa socialmente per un danno che lei ha subito e non perpetrato, come ha avuto modo di constatare il garante per l’infanzia e l’adolescenza della Campania, Cesare Romano». Ieri in tv il sindaco di Pimonte Michele Palummo, da poco rieletto primo cittadino nella tornata elettorale dello scorso mese di giugno, ha minimizzato la violenza derubricandola ad una bravata. «E’ sempre così: laddove una donna, in questo caso una bambina, denuncia una violenza sessuale, è lei a pagarne le conseguenze non solo per lo stupro subito, ma per l’additamento collettivo, come se fosse andata a cercarsela. E’ già successo ad Anna Maria Scarfò a Taurianova e a una tredicenne a Melito Porto Salvo in Calabria o durante il processo per stupro ai danni di una quindicenne a Montalto di Castro nel viterbese. Fin quando le istituzioni, come nel caso del sindaco di Pimonte, liquideranno la violenza sulle donne come una ragazzata, e gli adolescenti del nostro paese non affronteranno un percorso di educazione sentimentale condiviso tra famiglia e scuola, non possiamo che aspettarci che la storia si ripeta».

Poche ore dopo la bufera, il primo cittadino ha fatto marcia indietro.
«Intendo porgere le mie più sentite scuse alla nostra giovane concittadina, - ha detto Palummo – alla sua famiglia ed all’intera cittadinanza per aver utilizzato un’espressione infelice, assolutamente impropria e che non era affatto riferita a quanto le è purtroppo capitato. Condanno ogni forma di violenza e di sopruso, tanto più se perpetrata contro una giovane donna.
Ho condannato l’episodio quando è successo e continuo a ritenerlo oggi un fatto quanto mai grave. Intendo, inoltre, ribadire che Pimonte è un paese pulito, sano, fatto di persone perbene, di onesti lavoratori
».

Non si sono fatte attendere le parole di sdegno del parroco della cittadina sui Monti Lattari. «Ma quale bambinata? Ciò che è stato fatto ai danni di quella ragazza è un reato. Ed è un peccato mortale. Chi ha offeso lei, ha offeso anche Dio». Don Gennaro Giordano, parroco a Pimonte, commenta così le parole del sindaco Michele Palummo, che ha prima definito «una bambinata» lo stupro di gruppo di un anno fa ai danni di una ragazzina, e poi ha chiesto scusa. Ciò detto, però, don Gennaro - parroco della comunità di San Michele Arcangelo - difende Pimonte dai giudizi diffusi tra media e web dopo la notizia della «fuga» in Germania della 16enne che un anno fa fu vittima di violenze da parte di un branco di coetanei. «Non siamo un paese di bruti», dice il parroco sottolineando che la comunità si è stretta intorno alla giovanissima vittima degli abusi. Tanto che, a suo avviso, la ragazzia non vorrebbe affatto allontanarsi da Pimonte. Mensa dei poveri, sport e musica. In un anno, dopo l'orribile esperienza che ha vissuto, la ragazza - racconta il parroco - ha partecipato alle attività delle tre associazioni, laiche e religiose, che afferiscono alla parrocchia San Michele. «La ragazzina e la sua famiglia sono ancora qui - sottolinea don Gennaro - Anche ieri sera, con i volontari di »Soloperamore«, ha distribuito del pane ai clochard di Napoli. Poi ha fatto sport con l'associazione »Giovanni Paolo II«. Infine, ha studiato musica insieme con l'associazione Lunarmonica». Ma lo scorrazzare per il paese di coloro che erano stati gli autori degli abusi sulla figlia avrebbe indignato i genitori della giovane fino a esprimere la volontà di espatriare. Tre di questi ragazzi, su richiesta degli assistenti sociali, sono stati affidati dal parroco di San Michele ad attività di servizio per il prossimo. «Uno di loro è alla Casa Maria per l'assistenza ai disabili psichici - elenca don Gennaro - un altro è alla Parrocchia di Tralìa, dove cura un campetto sportivo. Un terzo è qui con noi, nell'associazione Giovanni Paolo II, ma ha orari che non lo fa mai incrociare con la ragazza. Anche lui cura delle attrezzature sportive». 
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