Stadio intitolato a vittima innocente dei clan inaugurato e mai aperto: «Manca un documento»

Stadio intitolato a vittima innocente dei clan inaugurato e mai aperto: «Manca un documento»
di Giuliana Covella
Venerdì 24 Novembre 2017, 19:36
3 Minuti di Lettura
Lo avevano inaugurato lo scorso 8 novembre, alla presenza delle istituzioni cittadine, ma ad oggi lo stadio intitolato ad Antonio Landieri, vittima innocente della faida di Scampia, è ancora chiuso perché manca ufficialmente il documento che attesti la fine dei lavori. Un documento che può arrivare al Comune solo dopo l'omologazione della Lega Nazionale Dilettanti. A denunciare i disagi per le numerose scuole calcio che dovevano utilizzare l’impianto è don Aniello Manganiello, ex parroco del quartiere ed oggi presidente della squadra dell’Oratorio Don Guanella. «Lunedì scorso - spiega il sacerdote - sono arrivati i tecnici della Lnd a fare dei sopralluoghi, ma passeranno almeno altri sette o dieci giorni per avere questo documento e dichiarare chiuso il cantiere. Nel frattempo nessuno si è voluto prendere la responsabilità di far entrare le squadre ad allenarsi perché di fatto quella è ancora un’area cantierizzata». 

Fino a sette anni fa lo stadio di via Hugo Pratt era una “stanza del buco”: un posto cioè - sui suoli di campetti in disuso - dove si andavano a bucare i tossicodipendenti e dove avrebbero dovuto giocare più di 600 ragazzi per oltre 10 partite settimanali. Ma nonostante su quel prato si allenassero fino ad oggi diverse società sportive, tra cui Arci Scampìa, Oratorio Don Guanella (che milita in Promozione), Stella Rossa, Gioventù Partenope e Scampìa Rugby, le condizioni di sicurezza non erano delle migliori: il manto erboso era in terra battuta mista a pietre e le case circostanti perennemente invase dalla polvere. Tutto sembrava essersi risolto grazie al progetto finanziato con 400mila euro da Ecopneus, attraverso un protocollo d’intesa con ministero dell’Ambiente, Comuni e Prefetture di Napoli e Caserta, che aveva realizzato un nuovo prato con pneumatici riciclati abbandonati nella Terra dei fuochi.

Invece di ostacoli ce ne sono ancora tanti, a partire dalla Scia: il 28 novembre ci dovrebbero essere i sopralluoghi per la realizzazione del documento che permetta (dopo l'apertura del campo) l'ingresso sugli spalti al pubblico. Un problema che don Manganiello aveva posto già a metà agosto: «Rischiamo che si aprirà il campo e i genitori non potranno accedervi per assistere alle gare dei figli. Come sempre c'è lo scaricabarile delle responsabilità». Poi c’è la questione fari: allo stadio ne funzionano 12 su 24, in pratica la metà del campo è quasi al buio. «Lo denunciamo dall’ottobre 2016 - rimarca il prete - ma nessuno è intervenuto, nonostante il regolare pagamento dei canoni di fitto delle associazioni». Non ultime le questioni servizi igienici e spogliatoi: «molti dei primi non sono funzionanti ed anche questo è stato segnalato più volte alla Napoli Servizi ma non c’è mai stato alcun intervento. Inoltre per più di cinque mesi lo stadio è rimasto chiuso, poiché la guaina su due spogliatoi si era indebolita e vi erano delle infiltrazioni», conclude don Aniello.
© RIPRODUZIONE RISERVATA