«Fino alla metà degli anni '90 - ricorda Poggiani - l'economia del quartiere si basava sull'artigianato: scarpe, guanti, cinture, pellame in generale. In tutte le famiglie c'era lavoro grazie a marchi prestigiosi come Valentino e Melluso costretti a lasciare a causa del pizzo. La mancanza di lavoro genera terreno fertile per le camorre e per dieci anni c'è stato il buio». Secondo il presidente Terza Municipalità, però, da qualche anno si è invertita la tendenza: «Piccoli commerciali, imprenditori, associazioni e cooperative - dice ancora Poggiani - hanno ridato vita al tessuto produttivo del Rione puntando tutto su due filoni: cultura e turismo, piccolo commercio basato soprattutto sulle eccellenze del food. Purtroppo sembrerebbe che quelle storiche famiglie di camorra hanno ripreso il controllo del territorio ed in maniera violenta stanno di nuovo soffocando le economie del quartiere».
«Non so se quanto accaduto - spiega Poggiani - sia una intimidazione del racket.
Mi pare però che quelle siano le modalità». «Ognuno faccia la sua parte, - conclude il presidente della Terza Municipalità - la gente è stanca ed esasperata. Lo Stato non può girare la testa da un'altra parte».