Sparatoria a Napoli: ucciso giovane boss, un ferito | Foto | Video

Sparatoria a Napoli: ucciso giovane boss, un ferito | Foto | Video
di Giuseppe Crimaldi
Domenica 11 Dicembre 2016, 15:59 - Ultimo agg. 12 Dicembre, 08:36
3 Minuti di Lettura

Un agguato, l'ennesimo alla periferia di Napoli. Nella sparatoria avvenuta alle 14.30 in viale della Resistenza a Scampia, all'interno del parco Diana, un giovane è morto e un altro è rimasto ferito.
 



La vittima è Francesco Angrisano, di 30 anni, pregiudicato legato al clan della Vannella Grassi. Ferito un suo amico Antonio Pandolfi, 24 anni, ricoverato in ospedale in pericolo di vita. Avviate le indagini dalla polizia. Ma ecco come è stata ricostruita la dinamica dell'agguato.  I killer sono entrati in azione dieci minuti dopo la fine della partita del Napoli. Alle 14,25 di una domenica di sport le agenzie di scommesse sono sempre affollate, e la coppia di sicari era ben consapevole dei rischi ai quali andava incontro: ciò nonostante ha deciso di agire tra la folla per eseguire la sentenza di morte. L’inferno si scatena a pochi passi dalla sala scommesse del parco Diana, a pochi passi da viale della Resistenza di Scampia. È qui che sotto una pioggia di fuoco e piombo muore Francesco Angrisano, pregiudicato 30enne ritenuto l’astro emergente del clan di camorra della Vanella Grassi. Sulla traiettoria dei colpi finisce anche un altro giovane, Antonio Pandolfi, 23enne incensurato, ricoverato in gravissime condizioni.
 
 


Si riaccende, dunque, la guerra di camorra nell’area nord di Napoli. E non è un buon segnale. Angrisano ha tentato un’inutile fuga testimoniata da una scia di sangue lunga quasi dieci metri cercando rifugio sotto i portici della strada ma non ha avuto scampo: caricato a bordo di un’auto che lo ha trasportato al Cardarelli, è giunto morto in ospedale. Gravissime anche le condizioni del ferito: ha un colpo ritenuto nel polmone e i medici stanno valutando la possibilità di un intervento chirurgico per salvarlo. Sul posto sono giunte poco dopo le Volanti della polizia e gli esperti della Scientifica, che hanno repertato ben dieci bossoli di pistola calibro 9x21, un’arma che quando fa fuoco non lascia speranze. Ciò significa che la missione dei sicari - erano in due, a bordo di uno scooter - fosse precisa e determinata. Angrisano doveva morire.

Resta da capire se anche Pandolfi fosse nel mirino dei killer oppure se abbia avuto la sfortuna di trovarsi nel luogo sbagliato al momento sbagliato. Fatto sta che i due si conoscevano: questo emerge da alcune informative di polizia giudiziaria che indicano come Pandolfi e Angrisano siano stati controllati in più occasioni e trovati insieme. Naturalmente - e questo va precisato - questo non fa del 23enne di per sé un delinquente. Le indagini. Angrisano era stato già arrestato per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e di armi nell’ambito di un’indagine dei carabinieri sulla cosca della Vanella Grassi. Abitava non lontano dal luogo in cui ieri è stato braccato e ucciso dai sicari, al Lotto G10. Stabilmente inserito nel clan di camorra che opera tra Secondigliano e Scampia e che trae il grosso dei suoi proventi illeciti dalle piazze di spaccio di stupefacenti ma anche dalle estorsioni, il 30enne sgomitava da tempo nel tentativo di ritagliarsi un profilo da boss. E questo può essergli stato fatale. Due le ipotesi dell’omicidio: un regolamento di conti interno al gruppo della Vanella, decapitato dagli arresti e privo di una guida unica; oppure la vendetta di un gruppo rivale. Al lavoro gli uomini della Squadra mobile guidata dal primo dirigente Fausto Lamparelli. Inutile dire che omertà e paura anche stavolta la fanno da padroni: nonostante al momento dell’arrivo dei killer in strada fossero presenti decine di persone nessuno ha visto e nessuno collabora con gli investigatori.




yyyyy

© RIPRODUZIONE RISERVATA