Sorrento, violenza sessuale e diffamazione a una donna: assolto afghano

Sorrento, violenza sessuale e diffamazione a una donna: assolto afghano
di Ciriaco M. Viggiano
Lunedì 22 Ottobre 2018, 17:31 - Ultimo agg. 19:25
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Era accusato di aver palpeggiato, offeso e diffamato la titolare del ristorante sulle colline di Sorrento dove era stato assunto qualche tempo prima. Ora, a distanza di più di otto anni, cadono le accuse nei confronti di Abdul Ghafar Naurozi: la quarta sezione della Corte d’appello di Napoli l’ha assolto perché il fatto non sussiste, cancellando la condanna a un anno e otto mesi precedentemente inflittagli dal Tribunale di Torre Annunziata.
 
L’afghano, classe 1986, era arrivato in Italia in cerca di occupazione. E a Sorrento aveva trovato lavoro in un ristorante gestito da un’imprenditrice del posto. E proprio da quest’ultima, in un secondo momento, fu denunciato nell'estate del 2010: ai carabinieri della compagnia di Sorrento la donna raccontò di essere stata presa con la forza dal marocchino che le avrebbe pure toccato il seno per poi insultarla e diffamarla con gli altri dipendenti.
 
Per Naurozi scattò il licenziamento, mentre le indagini svolte dalla Procura della Repubblica con l'ausilio delle forze dell'ordine sfociarono prima in un rinvio a giudizio e e poi in un processo davanti al Tribunale di Torre Annunziata. Il 24 gennaio 2013 i giudici oplontini condannarono Naurozi a un anno e otto mesi di reclusione, accordandogli però la sospensione della pena. L’afghano non si arrese e, assistito dall’avvocato Luigi Alfano, si rivolse alla Corte d’appello di Napoli che pochi giorni fa l’ha assolto dalle accuse di violenza sessuale e diffamazione perché il fatto non sussiste.
 
Naurozi non dovrà rispondere nemmeno di ingiurie: a gennaio 2016 è stato abrogato il reato che puniva le offese all’onore e al decoro di una persona con la reclusione fino a sei mesi e la multa fino a 516 euro. Ora non resta che attendere il deposito delle motivazioni da parte della Corte d’appello di Napoli: sulla base di queste ultime la parte civile potrebbe chiedere al procuratore generale di proporre ricorso per Cassazione contro la sentenza di secondo grado.
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