Stupro nel ristorante a Sorrento, Marta «venduta» dall'amica per 100 euro

Stupro nel ristorante a Sorrento, Marta «venduta» dall'amica per 100 euro
di Ciriaco M. Viggiano
Giovedì 6 Dicembre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 17:38
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Il malessere diffuso, la mente annebbiata, i ricordi sbiaditi. Poi, a distanza di una settimana da quella notte a base di alcol e cocaina, la straziante verità: «Chiara ti ha venduto a Mario per cento euro. Tu non volevi fare sesso con lui, così ti hanno sciolto la droga nel vino e sei stata violentata. Ho visto persino le foto». È attraverso il racconto di un amico che Marta (nome di fantasia) ha appreso di essere stata narcotizzata e stuprata da Mario Pepe, 56enne titolare di un ristorante nel centro di Sorrento, con la complicità dell'amica Chiara Esposito, 23enne habitué del locale. Particolari agghiaccianti, sebbene al momento si tratti soltanto di ipotesi, che emergono dall'ordinanza con la quale il gip di Torre Annunziata ha spedito in carcere la coppia indagata per violenza sessuale e traffico di stupefacenti.
 
È aprile 2017. Marta ha appena incontrato un amico di vecchia data che le ha rivelato i retroscena di quella notte di ottobre 2016, quando la 22enne di Piano di Sorrento ha accusato un malore nel locale gestito da Pepe per poi tornare a casa senza la biancheria intima addosso. La giovane denuncia la vicenda ai carabinieri. Il timore di dover raccontare fatti scabrosi ai magistrati e sopportare i pettegolezzi dei coetanei, però, è troppo forte. Così, dopo qualche giorno, ritira la querela. Procura e polizia, nel frattempo, si sono già messe in moto. Sicché Marta viene ascoltata dagli investigatori. Ed è in quella circostanza che, seppur con fatica, ricostruisce la vicenda di cui è stata vittima. Ai poliziotti racconta di essersi trovata nel locale di Pepe insieme a quest'ultimo e all'amica Esposito che già facevano uso di cocaina: «Me l'hanno data e ho accettato. Poi Mario mi ha offerto da bere e ha detto a Chiara di prendere quel vino che tanto le piaceva. Dopo il primo bicchiere ho avvertito l'esigenza di andare in bagno, ma non riuscivo nemmeno ad alzarmi dalla sedia». Del prosieguo della serata Marta non ricorda altro, se non di aver vomitato e di essersi risvegliata completamente nuda sul bancone del ristorante, mentre Pepe ed Esposito, preoccupati e con la sola maglietta addosso, si accusano reciprocamente dell'accaduto. Sono da poco trascorse le otto del mattino, quando la 22enne riesce a uscire dal ristorante e a rifugiarsi a casa della madre. All'amico, mesi dopo, Marta racconterà di quella serata. E il giovane ha un'intuizione: «Quel tizio usa una sostanza che si chiama Ghb per convincere le ragazze a fare sesso con lui. Ne va fiero, dice di essere l'unico in grado di procurarsela. Forse ha fatto lo stesso con te». Qualche giorno più tardi Marta incontra nuovamente l'amico che le spiega di aver parlato con Pepe e di aver visto, sullo smartphone di quest'ultimo, foto che ritraggono la 22enne nuda. E Chiara? «Ti ha portata in quel locale per cento euro, l'ha già fatto con altre ragazze».

Elementi sulla base dei quali il gip ha ordinato il carcere per Pepe ed Esposito, ritenuti «soggetti assolutamente incapaci di tenere a freno le proprie pulsioni». Dal fascicolo, d'altro canto, emerge uno scenario inquietante: con la complicità della ragazza, il ristoratore avrebbe usato il suo locale per sniffare e smistare ad amici poco più che ventenni la droga fornitagli da uno spacciatore originario di Torre Annunziata. Sempre lì avrebbe avuto incontri hard con ragazze i cui numeri di telefono erano memorizzati in rubrica associando il nome alla prestazione sessuale garantita. Su tutte queste ipotesi Esposito e Pepe, assistiti rispettivamente dagli avvocati Francesco Cappiello e Danilo Di Maio con Giuseppe Esposito, forniranno la propria versione da oggi, durante l'interrogatorio davanti al gip.
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