Napoli, Sorbillo riapre e offre pizze: «C'è nuova fiducia». E ai Tribunali arrivano gli inviati del New York Times

Napoli, Sorbillo riapre e offre pizze: «C'è nuova fiducia». E ai Tribunali arrivano gli inviati del New York Times
di Giuliana Covella
Lunedì 21 Gennaio 2019, 08:51 - Ultimo agg. 16:06
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«Oggi si riapre con un entusiasmo che definirei incrementato ed è il segnale di una Napoli che si rialza». Il suo telefono squilla ininterrottamente da mercoledì, giorno in cui una bomba ha devastato il suo locale, ma Gino Sorbillo, titolare della storica pizzeria di via Tribunali, risponde con il consueto garbo, alla vigilia della riapertura al pubblico. Una riapertura che gli fa mettere in secondo piano le polemiche per la scarsa partecipazione del quartiere al flashmob di sabato scorso davanti al locale. «Mettiamo da parte l'accaduto - prosegue il maestro pizzaiolo più famoso al mondo - perché è inutile piangersi addosso. Diamo piuttosto un segnale concreto di reazione. Sono ottimista verso il lavoro di istituzioni e forze dell'ordine in queste ore. Lo stesso sindaco Luigi de Magistris, che qualcuno ha criticato dicendo che aveva disertato la manifestazione di due giorni fa - cosa non vera perché era venuto ma era dovuto andar via per altri impegni - sarà stamattina con noi».
 

 

Cresce intanto la rete di solidarietà intorno a Sorbillo: oltre al vice premier Di Maio, gli hanno espresso vicinanza il candidato alla segreteria del PD Maurizio Martina, il presidente della Camera dei deputati Roberto Fico, l'assessore regionale alla Sicurezza Franco Roberti, l'attore Alessandro Gassman, la conduttrice delle «Iene» Nadia Toffa e i giornalisti del New York Times, che oggi saranno in via Tribunali per un reportage sulla pizzeria, che ha una sede anche nella Grande Mela. «Solidarietà a un amico, Gino Sorbillo, da cui amo mangiare la pizza», ha detto Luciana Litizzetto ieri sera a Che tempo che fa.
 

«Offriamo a tutti pizze a portafoglio e ripartiremo più forti di prima. Per chi avesse pensato di indebolire i nostri entusiasmi ho una brutta notizia: avete sbagliato di grosso - dice Sorbillo - La gente perbene è con noi, la Napoli vincente, quella che combatte gli stereotipi è con noi». L'imprenditore non si arrende dopo quanto accaduto nella notte tra martedì e mercoledì scorso e ribadisce: «La cultura della prepotenza, della violenza e i soprusi non possono continuare a rodere il tessuto sociale della città. Le energie pulite di Napoli siano compatte contro la criminalità del vicolo. Non ci arrendiamo alla violenza». Stamattina, quando il locale simbolo della pizza più affollato dei Decumani tornerà ad aprire le sue porte ai clienti, ci saranno anche Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale dei Verdi e il conduttore radiofonico Gianni Simioli, da sempre al fianco del maestro pizzaiolo: «Occorre un nuovo movimento anticamorra e antiracket come tra gli anni '80 e '90 - insistono Borrelli e Simioli - un movimento che dia voce a tutti i cittadini vittime della violenza criminale che magari non hanno la stessa visibilità o forza di Sorbillo, ma che vanno aiutati dalle istituzioni e dalle forze dell'ordine. Intorno a Gino si è stretta l'Italia intera, ma tutti devono sentirsi tutelati e aiutati. Unanime e inequivocabile la vicinanza espressa in questi giorni. Questo in risposta a chi ha fatto la conta dei presenti alla marcia di sabato mattina», concludono.

Accanto a Sorbillo tanti gli episodi che hanno riguardato commercianti e imprenditori vittime del racket al centro storico in questi giorni. Non ultimo le minacce e i proiettili al patron del centro culturale di Porta Capuana «Lanificio 25», Franco Rendano. Ma prima ancora i colpi di pistola esplosi nelle vetrine del salumiere Biagio D'Antonio in via Forcella e nella porta della pizzeria di Mario Granieri in via Carminiello ai Mannesi, dove sono scese in campo le associazioni antiracket. Spiega Anna Ferrara, del coordinamento regionale di Sos Impresa, che ieri ha fatto visita a Granieri: «Siamo vicini a Mario e a tutti gli imprenditori che sono vessati dal pizzo, ma restano in silenzio perché hanno timore di denunciare. Da qui partirà l'iniziativa che vedrà l'affissione di adesivi con la scritta Io denuncerò, me lo impone la mia dignità».

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