Marano, sequestrata area industriale:
indagati i fratelli Cesaro

Marano, sequestrata area industriale: indagati i fratelli Cesaro
di Ferdinando Bocchetti
Giovedì 1 Dicembre 2016, 10:57 - Ultimo agg. 17:59
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Marano. Sequestrata l'area industriale di via Migliaccio. I carabinieri del Ros, su ordine della Dda di Napoli, hanno sequestrato la strada di accesso dell'area per gli insediamenti produttivi, finanziata dalla Regione per 4 milioni di euro e realizzata dalla Iniziative Industriali di Sant'Antimo, società di scopo che fa capo alla famiglia Cesaro. Le infrastrutture e le aree di accesso erano infatti prive dei necessari collaudi o collaudate attraverso documenti falsificati. Il Comune di Marano aveva nei mesi scorsi, dopo l'apertura dell'inchiesta della Dda, avviato una serie di verifiche e notificato la revoca di alcuni certificati di agibilità dei capannoni industriali. Provvedimenti poi impugnati presso la giustizia amministrativa. Sotto inchiesta sono finiti gli imprenditori di Sant'Antimo Aniello e Raffaele Cesaro, 62 e 60 anni, già coinvolti due anni fa in un'inchiesta su politica e camorra, fratelli del deputato di Fi Luigi, ex presidente della Provincia di Napoli.

Le accuse sono di minaccia e falso materiale e ideologico, aggravati dalla finalità mafiosa. Quanto accertato rappresenta l'esito di uno dei filoni d'indagine scaturiti dall'esito di uno dei filoni d'indagine scaturiti dalle dichiarazioni rese da diversi e importanti collaboratori di giustizia. In particolare, i vertici del clan Polverino nel P.I.P. di Marano e quindi la sussistenza dell'aggravante mafiosa contestata ai Cesaro ha trovato il suo iniziale fondamento nelle dichiarazioni di Roberto Perrone, Biagio Di Lanno e Diana Tammaro. L'indagine era partita nel dicembre scorso con un blitz al Comune e con il sequestro dei documenti amministrativi relativi al bando di gara e alle fasi di assegnazione dei capannoni. Secondo i magistrati inquirenti, le opere di urbanizzazione secondaria (fogne, impianto elettrico, impianto antincendio) presenterebbero numerose anomalie di carattere e sarebbero state rese funzionanti con certificazioni irregolari o falsificati. Nell'area, stamani, è andata in scena la protesta degli imprenditori che a suo tempo avevano investito nell'area di via Migliaccio. Momenti di tensione e proteste all'indirizzo della famiglia Cesaro. Contestati operai comune e dell'Enel che stavano eseguendo il distacco idrico ed elettrico: imprenditori inferociti.

Gli imprenditori hanno minacciato di bloccare la città e il municipio. «Siamo stati truffati dai Cesaro, ma la magistratura, anziché prendersela con i responsabili, ci impedisce di lavorare. Siamo indebitati, le conseguenze occupazionali saranno gravissime. Un gruppo si è recato in Procura per essere ascoltato dai magistrati inquirenti». Nelle prossime ore sarà presentata un'istanza di dissequestro. La Procura di Napoli, che da tempo segue il caso, che sembra avere molte analogie con quello dell'area per gli insediamenti produttivi di Lusciano, ha nominato un custode giudiziario: è Franca Fico, commissario straordinario del Comune di Marano, l'ente che tra qualche giorno potrebbe essere sciolto per mafia.
Si attende infatti il responso del ministero dell'Interno Alfano. La questione Pip è una delle vicende al vaglio della commissione d'accesso agli atti che per sei mesi ha indagato sul Comune di Marano.

 
 

 

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