Scommesse con la carta aziendale, è bufera sulla Film commission della Regione Campania

Scommesse con la carta aziendale, è bufera sulla Film commission della Regione Campania
di Pierluigi Frattasi
Sabato 24 Febbraio 2018, 09:10
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Assegni bancari della società contraffatti per gonfiarsi lo stipendio. La carta di credito aziendale usata per le spese personali. Addirittura anche per pagare le transazioni sui siti di scommesse online. Tegola della Corte dei Conti sulla Film Commission della Regione Campania. Con sentenza 66/2018, la magistratura contabile ha condannato l’ex responsabile amministrativo Filippo Procino per un danno erariale di 119.495,40 euro, ritenendolo interamente responsabile per l’«appropriazione indebita di denaro» della società partecipata regionale «attraverso plurimi meccanismi fraudolenti», nel periodo che va dal 2008 al 2012. Procino avrebbe falsificato anche gli estratti conto bancari, con la conseguenza che, per la Procura, in quegli anni «la gestione contabile è stata stravolta, essendo stata realizzata una contabilità parallela fittizia che ha alterato anche la conoscenza degli organi societari di amministrazione e controllo». Per questo, Procino è stato condannato a risarcire la Film Commission per ulteriori 58.500 euro di danno da disservizio cagionato all’Ente.

Condannato, inoltre, «in via solidale» il direttore generale della Film Commission, Maurizio Gemma, per un danno erariale di 7.149 euro, per l’illecito utilizzo da parte di Procino della carta di credito aziendale, della quale Gemma «era titolare eclusivo e aveva piena responsabilità». «L’aver messo a disposizione di Procino le credenziali di accesso – scrivono i giudici - ha costituito una condotta assolutamente impropria, non giustificabile sotto alcun profilo». Al direttore generale, condannato, poi, in via sussidiaria per 16.851,96 euro, i giudici contabili contestano una «grave negligenza sotto il profilo dell’omissione di qualsivoglia controllo sull’operato del Procino, con il quale egli si interfacciava costantemente».

«La condotta fraudolenta e gli artifici contabili di Procino», secondo i giudici, non sarebbero «idonei a scriminare tout court la posizione del Gemma, poiché è emerso dalle indagini che questi di fatto ha “messo nelle mani” del Procino, su base totalmente fiduciaria, l’intera gestione delle procedure e dei titoli di pagamento. Una delega “in bianco” all’esercizio di attività che tuttavia erano strettamente attinenti alla funzione di direzione di Gemma».
Sarebbe stato Gemma, poi, secondo i giudici, a presentare Procino allo studio di commercialisti esterno, che teneva formalmente la contabilità dell’Ente, «come persona di fiducia, unico referente della contabilità aziendale». Una sentenza contabile sulla quale Gemma annuncia ricorso in appello. L’inchiesta, condotta dal pm contabile Aurelio Laino, prende le mosse da un precedente procedimento penale del 2013 a carico di Procino per peculato e truffa. Era stato proprio il direttore generale Gemma, infatti, a denunciare la situazione, «dopo essere venuto a conoscenza dell’anomalo superamento del limite di utilizzo mensile della carta di credito di cui era titolare». Processo chiusosi nel 2014 col patteggiamento di Procino e pena di 2 anni e 2 mesi. Respinto il ricorso in Cassazione.

 

«Il giudice penale – commenta Gemma - con sentenza definitiva ha accertato l’esclusiva responsabilità per truffa e peculato di Procino, che con “mirabili raggiri e artifizi” è riuscito a sottrarre le somme di denaro. Nel procedimento penale ci siamo costituiti parte civile, in quanto parte lesa. In palese contraddizione con gli esiti del giudizio penale, che è stato possibile grazie alla mia tempestiva denuncia, la Corte dei Conti sorprendentemente e pur riconoscendo la responsabilità per danno erariale in via principale del dipendente, ha attribuito anche a me, seppure marginalmente ed in via sussidiaria, una minima quota di danno erariale, discostandosi dai fatti accertati dal giudice penale. Resto fiducioso nell’operato della magistratura e confido che in sede di appello possa essere escluso nei miei confronti ogni addebito di responsabilità erariale».

Secondo le indagini condotte dalla Guardia di Finanza e basate anche su una relazione dello studio di commercialisti che ha ricostruito le carte, tra il 2008-2012, Procino, «approfittando della propria mansione ha ripetutamente falsificato i titoli di pagamento, soprattutto gli assegni con cui gli veniva corrisposto lo stipendio mensile, innalzandone l’importo, ma anche bonifici riguardanti altre spese, nonché utilizzato per scopi personali la carta di credito aziendale della quale conosceva le credenziali identificative, pur non avendone il materiale possesso». Per mascherare l’operazione, poi, avrebbe contraffatto «gli estratti conto bancari» esibiti al direttore generale, al Cda, al Collegio sindacale e allo stesso studio commercialista. 
Procino, licenziato per giusta causa dalla Film Commission nel 2016 senza fare ricorso, ha ammesso le proprie responsabilità.
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