Lorenzin: «Liste d'attesa? Dipendono dall'organizzazione. Nominare i manager in Asl e ospedali. Basta lottizzazioni». De Luca: lo faremo entro 2 mesi | Foto-Vd

Lorenzin: «Liste d'attesa? Dipendono dall'organizzazione. Nominare i manager in Asl e ospedali. Basta lottizzazioni». De Luca: lo faremo entro 2 mesi | Foto-Vd
di Maria Pirro
Lunedì 11 Aprile 2016, 09:37 - Ultimo agg. 12 Aprile, 09:42
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La priorità è: «Nominare i direttori generali di Asl e ospedali, ci vuole un'assunzione di responsabilità: va fatta una grande selezione. Le Regioni devono fare un grosso investimento nei manager perché i medici bravi ci sono,  ma l'estro non basta». Lo dice il ministro Beatrice Lorenzin subito dopo il suo arrivo all'istituto tumori di Napoli Pascale. 
 


Prima tappa: il reparto di radioterapia, dove le carenze di personale in organico non consentono di utilizzare a tempo pieno le apparecchiture di ultima generazione, anche se «ci sono giovani inquadrati con la partita Iva che guadagnano 1300 euro al mese», avvisa il primario Paolo Muto, e un problema da affrontare è proprio questo: «Servono più operatori e una organizzazione efficace». 

Il viaggio inizia da qui, nei reparti che si svuotano nel pomeriggio, mentre gli ammalati campani colpiti dal cancro sono costretti a emigrare fuori regione alla ricerca di cure. Poi il «tour» continua nel centro melanoma, guidato dai primari Nicola Mozzillo e Paolo Ascierto: «Un'eccellenza riconosciuta a livello internazionale», sorride Lorenzin. Ma, nel day hospital, per sottoporsi alla chemioterapia, i pazienti aspettano ore solo per essere chiamati allo sportello dell'accettazione.  A mostrare disagi e orgoglio è il commissario straordinario del Pascale, Sergio Lodato, il subcommissario Gerardo Botti, il direttore scientifico Gennaro Ciliberto, il direttore amministrativo Germano Perito, con Gabriella Fabbrocini, componente del comitato di indirizzo e verifica del Pascale e del Consiglio superiore di sanità, e tanti primari dell'istituto. Mentre, una volta fuori, un ammalato si lamenta: per i ticket sui farmaci che è costretto a pagare per curarsi.

Seconda tappa: l'aula magna di Biotecnologie al Secondo Policlinico, introduce la professoressa Fabbrocini, con i saluti del rettore Gaetano Manfredi. Occhi puntati sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili:
 la campagna è coordinata da Mario Delfino, professore di Dermatologia e venereologia clinica. A intervenire Maria Triassi, direttore del dipartimento di Sanità pubblica, e il subcommissario della Regione, Claudio D'Amario, che sottolinea: «Serve investire nell'educazione sanitaria. Dovrebbe diventare una materia obbligatoria a scuola». In sala anche il parlamentare Raffaele Calabrò, e arriva il commissario governativo alla sanità, Joseph Polimeni

Poi spazio alle domande dei ragazzi: una è sulle liste di attesa. «Ministro, cosa ne pensa della dipendenza dal cellulare? Cosa l'ha spinta ad accettare l'incarico di governo?». Lei parla invece con emozione dei suoi amici di scuola già a 14 anni distrutti dalla droga («un mio compagno di classe è morto»): «Siete voi a scegliere, ma non sono qui a farvi la morale». A proposito della campagna per evitare patologie come Aids e sifilide: «Quando sarete pronti, e io spero sarete anche innamorati, usate quello che dovete usare», afferma. Sulle liste d'attesa: «Molto spesso dipende dall'organizzazione».

Subito dopo, il ministro Lorenzin raggiunge l’edificio 5 di via Pansini per l’inaugurazione del Centro di chirurgia robotica multidisciplinare coordinato dal professore di urologia Vincenzo Mirone, che ha dato il via agli interventi con «Da Vinci». S'improvvisa una lezione hi-tech in sala operatoria, come quella prevista per 20 specializzandi, grazie alla piattaforma appena acquisita, utilizzando fondi europei che sarebbero altrimenti andati perduti. «Si è rischiato di perdere un miliardo e mezzo», afferma Lorenzin, impugnando la forbice per il taglio del nastro. Accanto, il governatore Vincenzo De Luca, che ha appena chiuso una riunione sul problema delle barelle al Cardarelli, e tra maggio e giugno annuncia la svolta, segnalando l'urgenza di porre fine anche a una «vergogna» come quella delle «sacche di urina poggiate per terra», a causa del sovraffollamento in ospedale.

Il presidente della Regione torna a parlare della questione del taglio paventato di 7-800 posti letto in Campania: «Voglio avere gli stessi posti letto del Lazio, al di là dei tecnicismi, quello che importa è il numero finale. Ma anche grazie alla sensibilità del ministro, si è riparato a questo errore». Sulla questione  dei manager afferma: «Entro 2-3 mesi, le nomine». Ma aggiunge: «Qui manca organizzazione e capacità di fare sistema, dobbiamo recuperare storici ritardi. E c'è un 15-20 per cento di popolazione che non si cura più per ragioni economiche. Come si fa a non capire che questo dato deve essere valutato in maniera piena nel riparto sanitario? Sul punto, non intendo fare un passo indietro».

Infine, il dibattito sul ruolo dei Policlinici con il commissario straordinario della Federico II Vincenzo Viggiani, il presidente della Scuola di medicina della Federico II Luigi Califano, e il coordinatore del centro Icaros, Bruno Siciliano. Presiede la cerimonia il Rettore: «Beatrice è una amica della Federico II», la chiama per nome Manfredi, e fa notare: «Esportiamo con dispiacere tanti laureati. Una grande sanità parte dalla formazione, ma farla senza ricerca significa creare figure già vecchie sul mercato, e il sistema oggi ha delle difficoltà. L'attività universitaria non può essere equiparata a un'assistenza sanitaria qualsiasi. E per poter andare avanti abbiamo bisogno anche di investimenti». Manfredi aggiunge: «Il nostro sistema non deve essere isolato, ma integrato nella rete regionale, e puntare sulla specilizzazione di eccellenza».

C'è un altro problema enorme che dipende dalla fuga dei pazienti alla ricerca di cure in altre regioni: «Spostarsi - avverte Manfredi - è una perdita del nostro diritto alla salute». Ed è anche un costo ulteriore: «La spesa è di 300 milioni euro all'anno, c'è chi cerca di rendere eterno questo divario nord-sud, se ci vengono tagliati i posti letto significa voler lasciare la situazione com'è», interviene De Luca che stigmatizza anche dell'anzianità del personale in corsia e dei precari che aspettano di essere assunti; una questione particolarmente sentita che fa scattare l'applauso, il secondo in sala. «Certo, serve tempo e serenità per evitare drammatizzazioni sociali che alla fine rischiano di bloccare anche il processo riformatore», afferma De Luca, a proposito della riorganizzazione necessaria del sistema, complessa nel tentativo di coniugare la necessità di adeguarsi ai parametri nazionali ma anche tutelare i livelli occupazionali. Si pensi «ai tremila addetti nei laboratori di analis»i, in queste stesse ore impegnati in una protesta in piazza davanti alla prefettura.

«Tutte le reti, dal 118 alla prevenzione sono a zero. C'è qualcosa a macchia di leopardo, ma queste cose», ribadisce il governatore riferendosi alle inefficienze, «non possono più essere tollerate nemmeno per un minuto». Ancora, accusa: «Non possiamo più essere una regione che ha 600 mutilazioni per il piede diabetico, è un bilancio da paese in guerra...». De Luca aggiunge che «scontiamo un altro paradosso: alla Federico II siamo passati da oltre 3500 a 1580 dipendenti, di fatto dimezzati. Non possiamo pagare il blocco nelle assunzioni di personale che non permette più neanche di garantire i livelli assistenziali di assistenza. Ovviamente, in cambio chiederemo alle strutture universitarie di partecipare pienamente alla rete di emergenza».Serve, fa notare il Rettore, anche un segnale di valore etico ed è dato dalla presenza in sala del filosofo Aldo Masullo. 

Conclude il ministro, dialogando innanzitutto con il governatore: «Tu ti sei definito un guerriero pacifico, e allora io sono una pacifica guerriera. Io voglio che la Regione esca in due anni dal piano di rientro e commissariamento». Uno, fa segno de Luca. «No, uno non ce la fai. Ma chi sei, Mandrake?» replica Lorenzin. «Ma le cose o si fanno adesso o non si fanno più, siamo già in ritardo». E l'Università gioca un ruolo centrale nella sfida: «Deve riprendersi un ruolo che non ha più, di enzima sociale. Sì, quanto agli organici ridotti, ritengo che la carenza del personale sia davvero un'urgenza che rischia di diventare una emergenza: per questo, il prossimo anno i fondi saranno vincolati al fabbisogno di operatori sanitari. A noi interessa la salute del cittadino, e se gli ospedali non sono in grado di garantire questo, noi li commissarieremo». Il ministro torna di nuovo a chiedere scelte di qualità nel management in Campania. Ribadisce: «Sulla sanità sono crollati tutti, finora. Basta a una gestione miope e alle lottizzazioni». L'iter di selezione dei direttori generali delle Asl qui «va avviato subito».

 

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