Il messaggio della 15enne napoletana col burqa: «Sto bene, tornerò»

Il messaggio della 15enne napoletana col burqa: «Sto bene, tornerò»
di Marco Di Caterino
Giovedì 14 Dicembre 2017, 10:24 - Ultimo agg. 15 Dicembre, 10:57
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SANT'ANTIMO - Colpo di scena nel mistero della scomparsa di Rosa di Domenico, la 15enne di Sant'Antimo, presumibilmente rapita da un pakistano di 28 anni, nel pomeriggio del 24 maggio scorso. Alla famiglia è arrivato su un social forum un video nel quale Rosa tranquillizza i genitori e prometterebbe di ritornare al più presto a casa: «Per chi mi cerca voglio dire che sto bene, non vi preoccupate» e puntualizza: «Oggi è il 4 novembre». La procura di Napoli Nord, diretta dal procuratore Francesco Greco, ha acquisito il video e disposto  accertamenti. Tra questi anche una perizia sul contenuto del video per verificare se la ragazzina possa essere stata costretta a dichiarare situazioni che in realtà non corrisponderebbero al suo stato di rapita.

Un altro tassello di questa complicata vicenda dove le ombre sono più dei fatti concreti. E come oramai d'abitudine in questa storia, anche la notizia del primo contatto di Rosa Di Domenico con i suoi genitori, da quel pomeriggio del 24 maggio scorso, data della sua sparizione, è stata data dalla trasmissione «Chi l'ha visto?», che nella puntata di ieri sera ha avuto come ospite il papà della ragazzina con il burka. Da quello che si è appreso, sembra il condizionale è d'obbligo - che Rosa oltre ad essere viva, sta bene. Un sussulto positivo questo video di Rosa, ma anche una parola mantenuta dal padre di Alì Qasib, il presunto rapitore della quindicenne. Lo scorso mese di ottobre i genitori di Rosa si recarono a Brescia, per incontrarsi con la famiglia di Alì Qasib. Un incontro ampiamente filmato dalle telecamere della trasmissione, e nel corso del quale i genitori del pakistano si impegnarono ad aiutare quelli di Rosa, nonostante il prolungato silenzio del figlio, iniziato proprio in quel pomeriggio del ventiquattro maggio scorso.
 
Sul caso di Rosa Di Domenico, intanto sono al lavoro due procure, quelle di Napoli e quella di Napoli Nord. E ben tre sono le inchieste aperte che vanno avanti in modo parallelo. Nel fascicolo aperto a Napoli, si indaga per sequestro di persona, reato ipotizzato a seguiti della denuncia di scomparsa presentata da Luigi Di Domenico in questura. Il secondo fascicolo, ipotizza un altro inquietante e orrido scenario: quello di traffico di immagini pedopornografiche. Foto e video porno che Rosa sarebbe stata costretta a inviare al pakistano, e che sarebbero state ritrovate dai genitori sulla memoria del computer e di altri supporti informatici. E se tutto questo non fosse stato già abbastanza, la procura di Napoli ha aperto poche settimane fa un terzo fascicolo e un'ulteriore indagine per terrorismo.

Secondo gli inquirenti ci sono elementi per ritenere, che Ali Qasib sia in contatto, o magari li abbia avuti nel recente passato, con persone legate all'estremismo islamico, che vivono in Lombardia e in Campania, in particolare proprio a Sant'Antimo, Casandrino e Grumo Nevano, tre comuni senza soluzione di continuità a nord di Napoli, dove risiedono stabilmente una grossa comunità di pakistani e bengalesi, tutti di religione musulmana. E proprio in questa sorta di triangolo delle Bermuda, dietro la porta di casa, Alì Quasib, avrebbe avuto quell'appoggio logistico per portare a segno il suo piano: convincere Rosa a seguirlo anche all'estero.

La ragazzina, secondo le ipotesi investigative scaturite dall'indagine condotta dalla Procura di Napoli Nord, potrebbe essere stata pesantemente plagiata in due anni di quotidiani contatti avuti con Alì Quasib tramite Facebook. Il pakistano, con un falso profilo, aveva fatto credere alla ragazzina, allora dodicenne, di essere un suo coetaneo in crisi profonda, tanto da pensare al suicidio. E Rosa, stando a quanto poi è accaduto, è scivolata lentamente e inconsapevolmente in una sorta di sabbie mobili psicologiche, dalle quali non è più uscita. Nemmeno quando Alì Quasib ha rivelato la sua vera identità. Una ragnatela, quella tessuta dal pakistano, che ad ogni tentativo si sottarsi, ha finito per invischiare di più la quindicenne, che gli inquirenti non escludono che possa essere stata portata all'estero, dove vivrebbe per gioco forza con un'altra identità, e magari in una società che non storce in naso, davanti ai matrimoni delle spose bambine. Un orrore.
 

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