Bruciano rifiuti a Pascarola, è scontro sui veleni: il pasticcio dell'Arpac

Bruciano rifiuti a Pascarola, è scontro sui veleni: il pasticcio dell'Arpac
di Maria Pirro
Venerdì 27 Luglio 2018, 06:30 - Ultimo agg. 11:52
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«Bisogna fare presto». Come nei giorni del terremoto in Irpinia, il ministro Sergio Costa chiede misure straordinarie e urgenti, il governo è mobilitato, profondamente colpito dal maxi rogo tossico di Cavano, l'ennesimo in Terra dei fuochi. È alto l'allarme per i veleni nell'aria, agli abitanti nella zona dell'emergenza l'Asl suggerisce di non uscire e di lavare la frutta con cura e, negli ospedali, chiude o comunque mette in sicurezza i condizionatori e dirotta i pazienti con un trama, soccorsi dal 118, verso altri presidi, fino all'arrivo dei primi riscontri dall'Arpac, l'agenzia che si occupa di verificare l'inquinamento. Esplode così la polemica.

I medici Isde giudicano le misure insufficienti, annunciano una denuncia in Procura e accusano. A giudicare dalla nota diffusa ieri, alle 13.25, la situazione ambientale potrebbe apparire rassicurante. Ma proprio il commissario straordinario dell'ente regionale che si occupa del monitoraggio, Stefano Sorvino, avverte: «Sono dati ancora parziali e vanno letti con senso critico».

 
 
Il governo. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Vincenzo Spadafora, per primo, si precipita a Caivano: «Per capire, lavorare insieme e assicurare che il governo dimostrerà con i fatti che intende vincere questa battaglia». Il ministro dell'Ambiente Costa invia i carabinieri e spiega su Fb: «L'incendio mi preoccupa molto, un altro del genere reclamerebbe vendetta. Non possiamo permettercelo». Nella sua diretta social, Costa ribadisce di aver chiesto alle prefetture di accelerare per rendere siti sensibili gli impianti per lo stoccaggio dei rifiuti, in modo da «far scattare controlli supplementari», affidati alle forze dell'ordine. «Sono siti ad alto rischio ambientale e per la salute dei cittadini, è necessario agire con determinazione».

Si muove anche la Lega, come spiega il sottosegretario con delega per il Sud, Pina Castiello: «Ho direttamente interessato il ministro Matteo Salvini per gli aspetti legati alla sicurezza dell'area colpita. Il governo farà la propria parte. Perché non si verifichino più disastri come questi, occorrerà mettere in campo efficaci misure di controllo».

La polemica. Quanto ai veleni nell'aria, l'Arpac rende noto che «nell'area interessata dall'incendio i dati elaborati finora non mostrano superamenti dei valori limite». E, nella nota, il dirigente del servizio comunicazione, Pietro Funaro, aggiunge: «Le centraline di monitoraggio ubicate nell'area di interesse non hanno rilevato valori critici». Quelli sui ossidi di azoto e benzene, rilevati nelle prime ore di ieri, «mostrano concentrazioni lievemente maggiori, sebbene ampiamente entro i valori di soglia normativi, per condizioni meteo-ambientali favorevoli all'accumulo degli inquinanti».

C'è un report sul sito istituzionale. «Il dato è corretto, ma parziale e va interpretato con senso critico, nel senso che non esclude i pericoli», chiarisce Sorvino. Perché? «Il monitoraggio ha significato se prolungato, nel suo insieme, occorre massima prudenza anche perché l'incendio non è ancora finito. E le centraline sono collocate ad altezza uomo, non rilevano niente, se la nube di fumo resta molto in alto». Da 48 ore è attivo un misuratore di diossine, da ieri è installato un laboratorio mobile («Non si esclude ne possa essere inviato un secondo») e i risultati sono attesi tra 3 o 4 giorni. Ma il pediatra Gaetano Rivezzi, presidente di Isde Campania, a nome dei medici per l'ambiente denuncia sin d'ora «un danno per la salute, acuto e persistente per almeno 7 anni, certo per i bambini sotto i tre anni di età e per le donne in gestazione che vivono nel raggio di tre chilometri dalla nube tossica di Caivano». Le sue motivazioni: «Le sostanze chimiche rilasciate dalla combustione di plastiche e altri materiali liberano diossine, pcb e altri inquinanti organici, cancerogeni e molto resistenti, che si accumulano nei tessuti biologici». Rivezzi, dunque, attacca la Asl: «Non può limitarsi a suggerire di chiudere le finestre». E conclude:«Riteniamo insufficienti tali misure, come abbiamo perplessità sul monitoraggio tecnico dell'Arpac, con cui vorremmo confrontarci».

 

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