Rione Traiano, sette secoli di carcere a boss e pusher: tra gli 80 condannati anche Equabile

Rione Traiano, sette secoli di carcere a boss e pusher: tra gli 80 condannati anche Equabile
Mercoledì 23 Maggio 2018, 10:32
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Ci sono quelli che vengono ritenuti i capi del narcotraffico al rione Traiano, i loro stretti collaboratori e decine di pusher che quotidianamente impegnavano le piazze di spaccio al rione Traiano. È stato il giudice per le udienze preliminari Alfonso Sabella a confermare le accuse della Dda di Napoli, infliggendo oltre sette secoli di carcere a carico di una ottantina di imputati per fatti di droga. Condanne elevate, a dispetto della scelta di rito abbreviato, che confermano le indagini coordinate dai pm Giuseppe Cimmarotta e Francesco de Falco, sotto la guida del procuratore aggiunto Filippo Beatrice. Ma andiamo con ordine, a partire dalle condanne più eclatanti: venti anni di reclusione per Giuseppe Lazzaro, Francesco Puccinelli, Francesco Petrone, Giuseppe e Luciano Ivone, tutti ritenuti a capo di quella enorme piazza di spaccio alle porte di Napoli, incastonata tra i quartieri di Fuorigrotta e Soccavo; sono stati invece inflitti 17 anni e dieci mesi per Salvatore Petrone; 17 anni e quattro mesi per Ciro Puccinelli; 18 anni e sei mesi per Raffaele Ivone. Condannati anche gli esponenti di un'altra famiglia della zona nota alla cronaca cittadina: si tratta di Arturo Equabile, che incassa una condanna a otto anni, mentre a sette anni e otto mesi viene condannato Domenico.
 
Ricordate il nome di Arturo Equabile? Era il pusher ricercato la notte in cui venne ammazzato, al termine di un inseguimento dei carabinieri, il minorenne Davide Bifolco. Un caso che scosse l'opinione pubblica nazionale, nel corso del quale è finito sotto accusa un militare dei carabinieri: Bifolco era in sella a uno scooter che non si fermò allo stop dei carabinieri - erano le tre di notte -, cadde, provò a scappare e fu centrato da un colpo di pistola esploso nel corso dell'inseguimento esploso per errore.

Stando a quanto emerse in quell'occasione, i carabinieri cercavano di rintracciare Arturo Equabile, erano convinti che sullo scooter che aveva superato il posto di blocco si nascondesse in realtà il giovane latitante. Anni dopo, gli arresti per fatti di droga, poi la condanna firmata ieri al termine del primo grado di giudizio. Otto anni per droga. Regge l'impianto accusatorio, dal momento che i capi vengono condannati con l'aggravante del fine mafioso, mentre per i singoli spacciatori non è scattata l'aggravante del fine mafioso. È stato condannato a due anni e due mesi il pentito Emilio Quindici (su richiesta di quattro anni di cella), che ha ricostruito ruoli e funzioni dei signori dello spaccio di droga nella zona del rione Traiano.

Unico ad essere assolto Rosario Esposito, difeso dal penalista Marco Bernardo, mentre per gli altri imputati il probabile ricorso in appello. Passa la linea dell'accusa, dunque, che veniva sintetizzata nella misura cautelare firmata dal gip Egle Pilla, che parlava di una vera e propria «impresa» criminale all'ombra dei caseggiati popolari del rione Traiano.
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