14mila ammalati di cancro, liste d’attesa e pochi medici: la radioterapia «sconfitta»

14mila ammalati di cancro, liste d’attesa e pochi medici: la radioterapia «sconfitta»
di ​Maria Pirro
Sabato 31 Ottobre 2015, 11:23 - Ultimo agg. 11:55
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Calvario radioterapia. C’è una mappa dei disagi vissuti da oltre 14 mila ammalati di cancro in tutta la Campania. L’hanno tracciata i primari dei principali reparti che sono stati ascoltati dalla commissione sanità del Consiglio regionale. Il verbale dell’audizione permette di ricostruire cosa accade e di spiegare perché la situazione è drammatica non solo all’istituto tumori di Napoli Pascale, dove il primario Paolo Muto ha convocato i pazienti, da poco iscritti in lista d’attesa, per dire loro che non può seguirli. Costretti a emigrare al Nord, adulti e bambini.



Un altro dato, si legge nel verbale, «balza agli occhi un po’ con dolore: i nostri numeri sono inferiori a quelli del privato». Nel 2014 sono stati trattati 3 mila 581 pazienti nei centri pubblici, 5 mila 494 in quelli accreditati. Ma i viaggi della speranza sono giudicati il principale problema. E una trasferta a Milano è costata addirittura 200 mila euro. Criticità sotto accusa, mentre vecchie apparecchiature vengono sostituite. «Senza dimenticare», però, che «per carenza di personale, le radioterapie pubbliche funzionano fino alle ore 15, non per volontà dei direttori».



Napoli



Roberto Pacelli è il primario alla Federico II. Racconta in audizione: «Abbiamo da 3 anni una singola macchina che può fare solo un tipo di radioterapia che si chiama conformazionale, non può fare le tecniche evolute». Nel più grande policlinico del sud Italia, il professore è costretto a ripetere «molte volte» ai pazienti questa frase: «Devi andare nell’altro centro che quasi sempre, per i problemi della lista d’attesa, è un centro convenzionato che ha una lista d’attesa inferiore».



Un nuovo macchinario, unico nel Sud, il top per il trattamento con i raggi x, «dovrebbe arrivare a dicembre». Ma il primario avvisa: «Abbiamo problemi di personale», e «abbiamo problemi» con «la seconda macchina, quasi in fin di vita, ha già quasi più di 12 anni». Il Policlinico, tra l’altro, è centro di riferimento per la Scuola di specializzazione di radioterapia: «Vengono i giovani, avremmo bisogno di una maggiore tecnologia».



Muto lancia l’allarme anche per l’Ospedale del Mare: «Lì sono già stati acquisiti gli acceleratori lineari. Vorremmo essere coinvolti perché se non c’è programmazione, non si va da nessuna parte. Entro il 31 dicembre bisogna girare la chiave altrimenti sono soldi che perdiamo della comunità europea».



Avellino



Cesare Guida, primario al Moscati, fa notare: «Il mio acceleratore è nuovo, è del 2008, questo mi permette di fare qualcosa in più, ma il mio personale rimane quello del 2007, quando ho iniziato». Ci sono solo 4 tecnici ma non possono trattare più di 400 ammalati all’anno, e «non è facile per i pazienti di Ariano, di Bisaccia e altri paesi, accedere ad altre strutture».



Ritorna il dramma delle liste: attesa, in media, di «tre o quattro mesi e questo significa che qualche paziente rimane a casa perché dopo tre mesi un paziente oncologico è difficile che sia ancora nella possibilità di fare una radioterapia utile». Anche Emilia Anna Vozzella, responsabile di Igiene ospedaliera per la Asl, sottolinea che «la maggior parte della popolazione dell’Alta Irpinia va fuori a fare chemioterapia».



Salerno



Davide Di Gennaro descrive con amarezza la situazione all’ospedale Ruggi D’Aragona: «Ricordo di essere stato convocato 10-15 anni fa, ero appena primario, su problematiche che riguardavano le liste di attesa che erano interminabili e, morale della favola, all’epoca avevo due macchine, sono rimasto con due macchine».



Aggiunge il medico: «Finalmente abbiamo chiuso una gara per sostituire la macchina di 20 anni d’età. Quasi si batteva un record di longevità». Nel 2014, sono stati seguiti 700 ammalati «perché siamo stati retribuiti con 88 mila euro per la cosiddetta Lup, la libera attività aziendale», spiega Di Gennaro. Numeri, però, in calo: «Nel 2015 non è stato più possibile. Mi auguro che vengano fatti dei concorsi per assumere del personale specialistico».



Benevento



Teresa Pironti, ospedale Rummo: «I pazienti, in questo momento, sono in gravissima crisi. Svolgo il ruolo di collettore verso i centri vicini», avvisa il primario. Il motivo? «È in corso di sostituzione la macchina per la radioterapia, che aveva «16 o 17 anni». Per montare il nuovo acceleratore, «che ci consentirà di fare molti tipi di trattamento di altissima qualità, pagheremo un fermo di mesi».

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