Racket del cellulare alle medie: smartphone sequestrati a 3 studenti

Racket del cellulare alle medie: smartphone sequestrati a 3 studenti
di Leandro Del Gaudio
Martedì 17 Aprile 2018, 09:01 - Ultimo agg. 09:34
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Hanno acquisito tre telefonini cellulari, vogliono scavare nelle rispettive messaggerie e memorie informatiche, a caccia di indizi utili a chiudere il caso. 

Hanno sequestrato tre telefonini cellulari ad altrettanti studenti, parliamo di minori coinvolti in una indagine della Procura dei minori di Napoli su un episodio odioso che sarebbe stato consumato in una delle scuole più prestigiose dell’area collinare di Napoli. 

C’è una svolta nelle indagini a carico di tre studenti, ritenuti responsabili di aver aggredito e minacciato un loro compagno di scuola, nel tentativo di farsi consegnare il telefonino cellulare. Lesioni ed estorsione, secondo l’accusa del pm Emilia Galante Sorrentino, in uno scenario investigativo che ora fa registrare una possibile svolta, con la decisione di andare a sequestrare i telefonini cellulari dei presunti responsabili. 
 
Un caso che riconduce l’attenzione a quanto sarebbe stato consumato in una media dell’area collinare, all’inizio dell’anno in corso. 

Stando a una primissima ricostruzione, tre minori avrebbero accerchiato e minacciato un altro studente, nel tentativo di portargli via il telefonino. 

Un caso che si regge sul confronto incrociato tra le versioni di parte, con gli indagati che hanno di volta in volta negato le accuse messe nero su bianco dai difensori della presunta parte offesa. 

Come se ne esce? È a partire da questa domanda, che la Procura dei minori ha deciso di firmare una possibile svolta investigativa, con la richiesta di acquisizione dei tre telefonini cellulari. Si cercano riscontri, caccia a un elemento di prova, qualcosa in grado di suffragare l’ipotesi iniziale. Possibili messaggi in chat, comunicazioni in grado di confermare l’esistenza di accordi subito dopo la presunta aggressione o, in una ipotesi più estrema, il tentativo di trovare video o foto legate al presunto atto di aggressione avvenuto a scuola.

Che storia è questa? Siamo all’Arenella, si tratta di una vicenda che va raccontata a partire da una premessa: stiamo parlando di una storia che coinvolge ragazzini non ancora 14enni, quindi non imputabili, legata alla denuncia della famiglia di uno studente di soli 12 anni, che sostiene di essere stato aggredito da un terzetto di alunni a caccia del suo cellulare. 

Rappresentati dal penalista napoletano Giovanni Siniscalchi, i vertici della scuola hanno fornito sin dalle prime battute investigative massima collaborazione agli inquirenti, rivendicando anche il rigore e lo zelo con cui tutto il personale quotidianamente svolge il proprio lavoro.

Ma torniamo nell’istituto che avrebbe fatto da teatro al caso finito al centro delle attenzioni della Procura di Napoli. Siamo nella Media D’Ovidio-Nicolardi, lo scorso gennaio. Tre alunni contro uno, secondo quanto emerge dalla denuncia. 

Ascoltato dagli inquirenti, il ragazzino avrebbe confermato tutto ed è così che i tre presunti bulli si sarebbero trovati iscritti nel registro degli indagati. Non sono processabili, in quanto il fatto sarebbe avvenuto quando i tre erano ancora under 14, ma nei loro confronti possono comunque andare avanti le indagini, in vista di una possibile sanzione (come un alert ai servizi sociali). 

Stando a quanto raccontato dal denunciante, l’episodio sarebbe avvenuto all’interno dei bagni, a dispetto della rigorosa vigilanza offerta dal personale della scuola nelle ore di lavoro. «Dove nascondi il cellulare? Sappiamo che ne hai un nuovo, ce lo devi consegnare, altrimenti in questa scuola è meglio che non metti più piede», sono le parole con cui sarebbe stato avvicinato il ragazzino. 

E non è tutto. La vittima - parliamo di un 12enne - avrebbe anche ricevuto un pugno alla nuca, strattonamenti e altre forme di violenza, dopo aver subìto una sorta di perquisizione (tasche dei pantaloni rovistati a caccia di soldi e cellulare). 

Quanto basta a denunciare tutto, una volta tornato a casa, al cospetto dei genitori. Un caso che a distanza di mesi resta aperto, proprio per la straordinaria complessità della materia trattata. Ora si attendono gli esiti dell’analisi dei cellulari, nel tentativo di ricavare un elemento di prova in grado di consentire una ricostruzione obiettiva di quanto avvenuto lo scorso 30 gennaio in via Nicolardi.
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