Blitz dei carabinieri a Quarto:
in manette il boss di Pianura

Blitz dei carabinieri a Quarto: in manette il boss di Pianura
di Alessandro Napolitano
Lunedì 20 Febbraio 2017, 12:09 - Ultimo agg. 12:11
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Quarto. Li hanno bloccati mentre l'intera città era deserta, incollata davanti alla tv per seguire l'incontro di mercoledì tra il Napoli e il Real Madrid. La loro «mossa» non è passata inosservata ai carabinieri, che si sono trovati davanti a un vero e proprio arsenale da guerra. A finire in manette quattro persone, tutte ritenute vicine al clan Mele di Pianura. Tra di loro anche un pezzo da 90 della mala pianurese, il 37enne Salvatore Romano, detto «muollo muollo», sfuggito miracolosamente a diversi agguati durante il 2016.

Con lui sono rinchiusi nel carcere di Secondigliano anche Marco Battaglia, 41 anni; Antonio Vanacore di 29 e Pasquale Esposito Junior di 24, nomi ampiamente noti a polizia e carabinieri. I quattro devono rispondere di ricettazione e detenzione illegale di armi. È la sera del 15 febbraio scorso, quella dell'incontro di Champions League. I carabinieri della tenenza di Quarto e del Nucleo operativo e radiomobile di Pozzuoli stanno indagando su due rapine avvenute il giorno prima. A essere portate via dietro la minaccia delle armi contro l'automobilista, due vetture auto di scarso valore economico: una Fiat 500 e una Citroen Saxo. I militari seguono alcune «tracce» e arrivano a un terreno al confine tra Quarto e Pianura. Di lì a poco sopraggiunge una Fiat Punto, all'interno quattro persone. Alla vista dei carabinieri tentano la fuga, ma vengono subito fermati. Durante la perquisizione spunta fuori un mazzo di chiavi. Una delle quali corrisponde alla serratura di un cancello che dà a un terreno. È qui che i carabinieri troveranno le due utilitarie portate vie appena 24 ore prima. Basterà poi un'occhiata più attenta per scovare un fucile, a pochi metri dal terreno utilizzato come parcheggio.
 

Per i quattro ritenuti affiliati al clan Mele scattano i fermi da parte del pm e la successiva convalida del gip. Ma intanto le indagini continuano e su un terreno terrazzato a poca distanza da quello nel quale erano state rinvenute le due auto rubate, i carabinieri troveranno un arsenale. Nascosti in un tubo idraulico di plastica, interrato di oltre mezzo metro, i militari si ritrovano tra le mani un fucile Kalashnikov, un semiautomatico a canne mozze, uno a canne sovrapposte e una pistola semiautomatica con matricola abrasa calibro 7,65. Con le armi, anche numerose cartucce, ben 72. I successivi riscontri poi, permettono ai militari di accertare che i due fucili a canne mozze erano stati rubati il 12 agosto scorso a Pozzuoli e nel 2010 a Napoli, all'interno di abitazioni private. Dunque, in cella c'è ora Salvatore Romano, di sicuro il nome più altisonante tra quelli finiti in manette. Il 37enne riuscì a cavarsela senza nemmeno un graffio da un agguato nei suoi confronti lo scorso 10 dicembre. Un commando formato da sei persone armate di pistole e fucili, in sella a tre scooter, cercò di ammazzarlo all'esterno della sua abitazione di Pianura, in via Grottole. Pochi mesi prima, il tre settembre, a pochi passi dal cancello d'ingresso della palazzina in cui vive Romano, i poliziotti del commissariato Pianura si trovarono davanti un contenitore di vernice.

Qualcuno, poco prima, aveva visto del fumo fuoriuscire da un sacco di plastica lasciato in strada. Era una miccia che fortunatamente non innescò quella che si rivelò essere una bomba, seppur rudimentale. Al suo interno due chili tra polvere pirica, bulloni e chiodi. L'ordigno artigianale era stato preparato per colpire indiscriminatamente quante più persone. Secondo gli inquirenti, gli attentati contro Salvatore Romano sarebbero riconducibili alla guerra in atto da tempo tra i gruppi criminali che si contendono il potere tra i quartieri di Pianura e Soccavo, e in particolare tra i Marfella-Pesce e i Mele-Romano. Salvatore Romano, come detto, è ora rinchiuso a Secondigliano. Sul perché stesse entrando in un terreno, con auto rubate il giorno prima e pieno di armi, saranno eventualmente ulteriori indagini a stabilirlo.