È il giorno del procuratore di Napoli: dai veleni al caso Consip, tutte le spine

È il giorno del procuratore di Napoli: dai veleni al caso Consip, tutte le spine
di Gigi Di Fiore
Giovedì 27 Luglio 2017, 09:03 - Ultimo agg. 19:02
5 Minuti di Lettura

Conoscono bene cosa siano gli uffici della Procura della Repubblica di Napoli. Sia Federico Cafiero de Raho sia Gianni Melillo hanno passato molti dei loro anni di vita professionale nell'alta torre scura al Centro direzionale. Dunque, entrambi sanno quale genere di Moloch si troveranno a gestire. E quante spine ci siano da affrontare.

A cominciare dalla vicenda Consip, che tra polemiche, lacerazioni, interventi disciplinari del Csm sarà sicuramente uno dei temi principali nell'agenda del nuovo procuratore. E per fortuna che, chiunque sia, troverà in Nunzio Fragliasso, facente funzioni nei mesi roventi dal febbraio scorso, magistrato che ha speso quasi tutta la sua attività giudiziaria alla Procura napoletana, un collaboratore equilibrato, meticoloso, pignolo. Un aggiunto che potrà essere memoria e aiuto prezioso per chi tornerà negli uffici napoletani.

Un Moloch, come lo volle Agostino Cordova, in una sede efficiente che fu conquistata con un blitz grazie all'intraprendenza dell'allora pm Carlo Visconti, oggi segretario generale alla Corte costituzionale. Un Moloch che è l'ufficio di Procura con il più alto numero di magistrati nella sezione distrettuale antimafia: ben 32, con un ricambio generazionale che si è intensificato negli ultimi tre anni. Pesano quei 32 pm sui 103 totali. Pesano perché gestiscono le indagini più delicate e pericolose, utilizzano per legge strumenti investigativi particolari, fanno parte della squadra cui tutti i sostituti aspirano.

Una sezione che ha visto avvicendarsi alla guida negli anni nomi come Lucio Di Pietro, Paolo Mancuso, Franco Roberti, Alessandro Pennasilico, Federico Cafiero. Un ufficio più volte riorganizzato: prima blocco unico, poi suddiviso per territori con tre o due coordinatori. Oggi, sono due gli aggiunti coordinatori: Giuseppe Borrelli, tornato a Napoli dopo un'esperienza alla Procura di Catanzaro, e Filippo Beatrice, che ha conquistato sul campo, con una silenziosa gavetta da sostituto, i galloni al vertice della Dda. Una sezione dove, negli avvicendamenti, è Henry John Woodcock il sostituto oggi con più notorietà, tornato a Napoli dopo le sue rumorose inchieste a Potenza e quasi subito, per titoli e curriculum, entrato nella Dda. Tra i giovani, nella Dda, i pm con maggior numero di anni nell'ufficio sono rimasti Catello Maresca, Michele Del Prete, Cristina Ribera, Gloria Sanseverino, Giuseppina Loreto. 

Una Procura dove la Dda rappresenta l'isola di maggior peso negli equilibri interni. Anche se, a differenza del passato, la Procura non ha più figure di riferimento per gruppi compatti di sostituti, che rappresentavano uno dei maggiori problemi dei procuratori capo. Figure carismatiche di richiamo per curriculum, autorevolezza, peso anche correntizio, con cui ogni capo doveva fare i conti. Quella Procura non c'è più, ha cambiato volto, ma la pattuglia dei dieci aggiunti ne costituiscono memoria. Tutti, a differenza di Rosa Volpe (che a Salerno ha gestito le indagini sull'omicidio di Angelo Vassallo, su cui è rimasta applicata), nelle loro peregrinazioni professionali hanno trascorso il maggior numero di anni alla Procura napoletana. E, tra gli aggiunti, costituiscono un nucleo compatto, per ragioni correntizie e professionali, Alfonso D'Avino, Nunzio Fragliasso, Luigi Frunzio, Giuseppe Lucantonio, Fausto Zuccarelli. Con loro, oltre ai coordinatori della Ðda, tra gli aggiunti è presente un'altra memoria della storia giudiziaria napoletana degli ultimi 25 anni: Enzo Piscitelli, già titolare di contrastate indagini su Berlusconi, prima riferimento per i giovani pm della sezione reati contro la pubblica amministrazione dove oggi c'è D'Avino che fu, con Fragliasso, uno dei quattro pm dell'inchiesta di tangentopoli sulla sanità che coinvolse il famoso Duilio Poggiolini.

Chiunque sia il nuovo procuratore, dovrà avere per interlocutori principali gli aggiunti, con cui hanno lavorato e si sono trovati a dividere molti anni di carriera entrambi i candidati alla poltrona di vertice. Un ufficio che, come tutte le Procure d'Italia, a differenza di quanto avviene nel settore giudicante, non deve rispondere a tabelle da approvare e a valutazioni del Csm nell'organizzazione interna. Questo favorisce flessibilità e rimescolamenti. E sarà questo un altro tema da agenda per chi arriverà. Con una caratteristica particolare: nella Dda la permanenza è a tempo, chi ne esce o va altrove o resta in Procura in sezioni meno ambite. E succede così che ex sostituti della Dda si trovano ad occuparsi di altro, non sempre con le stesse motivazioni. Si trovano in questa condizione psicologica e professionale almeno otto sostituti. 

Il nuovo procuratore si troverà, nell'immediato, a dover affrontare gli strascichi di polemiche e l'intervento del Csm sulla vicenda Consip.

Uno scoglio su cui sicuramente il nuovo capo cercherà di ricompattare l'ufficio, evitando fratture e contrapposizioni interne. Poi, sulla base di conoscenze ed esperienze passate, è probabile una rivisitazione dell'organizzazione interna delle 10 sezioni d'intesa con gli aggiunti. Di certo, Cafiero o Melillo non arriveranno in terre ignote. Quella torre la conoscono a fondo. E dagli aggiunti, il nuovo capo ricomincerà. Per ricevere aggiornamenti, relazioni, conoscere umori e orientamenti dei giovani arrivati negli ultimi anni. Un Moloch, il più grande d'Italia, in attesa del suo nuovo capo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA