Posillipo, choc in clinica: molestie
e foto hot su bimbe autistiche

Posillipo, choc in clinica: molestie e foto hot su bimbe autistiche
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 6 Agosto 2018, 22:53 - Ultimo agg. 7 Agosto, 18:20
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Avrebbe abusato di due bambine, mentre con una terza piccola si sarebbe limitato a scattare delle foto a sfondo pedopornografico. Brutta storia a Posillipo, in uno dei centri di riabilitazione per bambini alle prese con problemi relazionali. È di ieri mattina la decisione del gip di firmare un ordine di arresto (ai domiciliari) a carico di E.G., classe 1964, da almeno dieci anni in forza a un prestigioso centro clinico della collina di Posillipo. Ieri mattina si è difeso, lo specialista. Ha replicato alle accuse, ma la sua versione non ha convinto del tutto il giudice, che gli ha concesso comunque i domiciliari dopo due notti di cella.
 
Al momento deve rispondere di accuse da brivido, che fanno leva sulle immagini ricavate da telecamere nascoste all’interno di una sala usata dal terapista durante le sedute di riabilitazione. Decisivo il lavoro svolto dagli uomini della Mobile, sotto la guida del primo dirigente Luigi Rinella, che hanno piazzato impianti di registrazione audio e video proprio nella stanza da lavoro dove, secondo le indagini, si sarebbero consumate azioni di violenza. Terapie sotto osservazione, dunque, blitz in diretta.
MADRE CORAGGIO
Un’inchiesta complessa, di fronte alla difficoltà di acquisire informazioni da parte di minori alle prese con problemi comportamentali, che prende le mosse dalla denuncia di una madre. È una donna a rivolgersi agli inquirenti, una mamma che decide di sporgere denuncia dopo aver colto lo stato di particolare disagio della propria piccola. Sono entrambe in auto, di ritorno a casa dopo una seduta con il terapista, quando la piccola si lascia andare a un giudizio negativo sullo specialista. Una frase con un dettaglio molto circoscritto, che getta nello scompiglio la madre e che dà inizio alle indagini. E stando a quanto emerso finora, sono tre le presunte parti offese: in due casi, le piccole - entrambe under 14 - avrebbero subìto palpeggiamenti in zone intime del proprio corpo, mentre in un terzo caso la storia sarebbe stata differente. Nei confronti di quest’ultima, il terapista avrebbe esercitato un altro tipo di violenza, relativo alla produzione di immagini pedopornografiche. 
LE FOTO
È uno dei punti controversi dell’inchiesta, che emerge dall’attività di videoregistrazione messa a segno all’interno del centro. Siamo allo scorso tre agosto, venerdì mattina, quando scatta il blitz della Mobile. Un arresto in flagranza, sotto lo stretto coordinamento del pm Cristina Ribera e del capo del pool reati contro le fasce deboli, il procuratore aggiunto Raffaello Falcone, il terapista si ritrova nel giro di poche ore a Poggioreale. Stando alla ricostruzione dell’accusa, l’uomo avrebbe indotto la sua paziente a mettersi in posa, per poi scattarle foto alle parti intime. Diversa la versione dell’indagato. Difeso dal penalista Domenico Buonincontro, E.G. nega su tutta la linea, sostiene di essere estraneo alle accuse, si dichiara innocente. 
IL SOLLETICO
Stesso copione nel corso dell’interrogatorio di garanzia, ieri mattina al cospetto del gip Isabella Iaselli: «Nel corso degli anni sono riuscito ad instaurare un rapporto di reciprocità con quelle bambine, che inizialmente erano chiuse e del tutto prive di reazioni nei confronti del prossimo. Una delle tecniche usate era il solletico. Somministravo il solletico e lo ricevevo, ovviamente senza sfiorare le parti intime e senza alcuna morbosità: si tratta di una terapia adottata da anni, che dà inizio alle nostre sedute. Se ho sfiorato un parte erogena, l’ho fatto senza accorgermene, magari anche a causa dei ripetuti movimenti delle piccole». E le foto alle parti intime della terza paziente? Anche su questo punto, il terapista sostiene una versione contraria a quella dei pm: «Nel corso del trattamento, la piccola ha iniziato ad assumere un atteggiamento provocatorio; volevo cristallizzare con alcune foto questa sua condotta, per poi sottoporla a uno studio più approfondito».

Con foto alle parti intime? Sarà un probabile procedimento a stabilire cosa è accaduto all’interno di un centro clinico dove lavorano specialisti di riconosciuta competenza professionale. 

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