«Sono al limite», l'appello di Anna,
mamma di Ponticelli con 4 figli e sotto sfratto

«Sono al limite», l'appello di Anna, mamma di Ponticelli con 4 figli e sotto sfratto
di Alessandro Bottone
Sabato 25 Marzo 2017, 15:44 - Ultimo agg. 15:45
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Richieste, raccomandate, protocolli, rinvii, avanti e indietro negli uffici del Servizio Case del Comune. Questa è, negli ultimi mesi, la vita di Anna, una giovane donna del quartiere Ponticelli che lotta ogni giorno contro la disoccupazione e per una vita più serena.
 


Sulle sue spalle pesa anche una richiesta di sfratto: da maggio 2016 non riesce più a pagare l’affitto. Oltre quattrocento euro per una modesta casa in periferia. Undici mensilità non versate alla proprietaria dell’appartamento perché non ha soldi per farlo. E non è riuscita a trovare alternative adeguate.

La sua battaglia, però, inizia almeno due anni fa. Con l’arrivo del quarto figlio – una bambina che ha appena imparato a reggersi in piedi – Anna non è riuscita più a trovare un lavoro per poter sostenere se stessa, la sua famiglia, la casa e tutte le spese necessarie. Prima faceva la barista e la cameriera. Il suo primo lavoro è stato a 17 anni, una vita tra tavoli e banconi. Poi la separazione dal marito e la successiva ricerca di una nuova occupazione, quasi sempre fallimentare. Molte, troppe, porte chiuse in faccia. Tanti colloqui e prove ma troppo misero il compenso per la donna che deve sostenere quattro figli: quindici, dodici, tre e un anno e mezzo.

A dicembre Anna ha presentato al Comune la domanda per morosità incolpevole. Ma passerà tempo prima che la pratica venga accettata – sarà necessario un nuovo contratto di locazione visto che l’altro è annullato con la richiesta di sfratto – e Anna ha paura di non riuscire a sostenere tutti gli oneri. Ad aiutarla ci sono alcuni conoscenti, il gruppo parrocchiale e la famiglia. Ma non basta perché gli impegni economici sono tanti: le utenze, le rette per la mensa scolastica, ecc. Qualcosa riesce ad ammortizzarlo con ciò che guadagna il suo compagno, di origine senegalese, con lavori occasionali e saltuari. Niente di stabile per lui che ha dovuto fare i conti anche col razzismo e con richieste assurde. L’ultima: venti euro in una ditta di traslochi per oltre dodici ore di lavoro al giorno.

Ha provato a chiedere al Comune una casa ma al momento pare che non ci siano soluzioni e tocca aspettare il prossimo bando per le assegnazioni.
La settimana prossima ha altri colloqui, solo una giusta retribuzione può risolvere quella che lei stessa definisce una situazione al limite. Se non ci fosse la speranza e la luce degli occhi dei figli Anna si sarebbe vista già persa in un mare in incertezze e “rinvii”.

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