Corse tagliate e spesa ridotta all'osso: così è collassato il trasporto pubblico

Corse tagliate e spesa ridotta all'osso: così è collassato il trasporto pubblico
di Pierluigi Frattasi
Martedì 20 Marzo 2018, 08:17 - Ultimo agg. 10:15
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L'Anm incassa di più e spende meno, ma offre servizi sempre peggiori ai cittadini, con decine di corse bus e metro cancellate. È il paradosso del primo anno di risanamento dell'azienda dei trasporti cittadina, fotografato nell'informativa inviata al Tribunale fallimentare, relativa allo stato patrimoniale aggiornato a gennaio 2018. Nell'ultimo anno, l'Anm ha tagliato corse per oltre 2,2 milioni di km (scendendo da 21 a 18,7 milioni di km prodotti tra il 2016 e il 2017). Scure soprattutto sui bus, che segnano -16,5% di km prodotti a gennaio 2018, rispetto allo stesso periodo del 2017. Le corse soppresse colpiscono sia le linee urbane, dove scompaiono 1,5 milioni di km percorsi, che la provincia, che perde circa 700mila km. Un calo, però, che non sembra legato solo al risanamento. Confrontando i dati mensili, infatti, dal documento emerge un trend di continua diminuzione del trasporto autofilotranviario (bus, filobus e tram), che scende da 1,4 milioni di km di gennaio 2016 a 1,2 milioni di gennaio 2017 (-10,5%) fino a un milione di gennaio 2018. In totale, la produzione su gomma si è quasi dimezzata nel giro di 20 anni. Era di circa 35 milioni di km alla fine degli anni Novanta, per scendere a 24 un decennio fa. Nel 2016 è arrivata a 15 milioni. Oggi è scesa ancora a 13 milioni di km. In controtendenza rispetto ad altre città italiane, come Milano, dove l'Atm, l'anno scorso, ha annunciato l'aumento di un milione di km all'anno di produzione, anche se le dimensioni e l'ambito delle due aziende sono diversi (l'Atm produce 170 milioni di km in totale, di cui 66 su gomma).
 
A Napoli, purtroppo, si avverte anche il progressivo deterioramento dei mezzi, che si sono dimezzati nel corso di un decennio, passando da circa 600 a quasi 300. I piani di rinnovamento della flotta non sono ancora sufficienti. Pesano sui numeri del capoluogo partenopeo la sempre minore disponibilità di autisti e mezzi, ma anche le tante giornate di sciopero che hanno tenuto in scacco la città nel corso dell'anno, a cominciare dalle 5 giornate di stop dello scorso marzo. Gli effetti sul bilancio si vedono solo oggi. Una nota a parte riguarda i tram, oggi sospesi per i lavori su via Marina. Meglio, invece, i filobus, che sono stati rafforzati.
Non se la cava meglio la Linea 1. Anche qui il 2017 segna un anno nero per il metrò dell'arte: il servizio agli utenti registra un calo del -10,6%, dovuto soprattutto ai mancati prolungamenti notturni nei weekend, sospesi dallo scorso giugno, e in parte minore ai continui guasti che si sono verificati nel corso dell'anno. Numeri che stridono con una domanda sempre maggiore da parte dei cittadini e dei turisti, costretti purtroppo ad attese interminabili sulle banchine, anche di mezz'ora. Reggono le funicolari, che passano da 385mila a 310mila km. Numeri che risentono della chiusura per buona parte dell'anno della Funicolare Centrale, che ha ripreso l'attività solo a luglio, dopo uno stop di 11 mesi, per la revisione ventennale. Nell'ultimo scorcio dell'anno, infatti, i dati registrano una forte inversione di tendenza.
A costituire il piatto forte del risanamento sono, invece, le politiche sul contenimento della spesa e sull'efficientamento degli uffici, messe in piedi dall'ex amministratore unico Ciro Maglione. Gli incassi dalla vendita dei ticket di viaggio, per esempio, segnano un'impennata straordinaria: +22%, con un incremento che si verifica soprattutto alla fine dell'anno, dopo una partenza a rilento - nei primi mesi del 2017 gli incassi calano di 400mila euro - dovuta in parte anche all'aumento del costo del biglietto da un euro a 1,10 euro. Ma, alla fine dell'anno, la revisione delle tariffe, unita alla lotta all'evasione, frutta all'Anm maggiori entrate per 918mila euro, di cui circa la metà dai permessi per la sosta. Anche in quest'ultimo caso la tariffa è cambiata, passando dal costo fisso di 10 euro alle fasce Isee fino a 150 euro all'anno. Nel 2017 crescono tutte le voci dei ricavi: traffico (da 42,1 a 42,6 milioni), strisce blu (da 7,5 a 7,6 milioni), parcheggi (da 4 a 4,2 milioni). Cifre non definitive. I dati a consuntivo 2017, infatti, si fermano a novembre 2017, mentre le proiezioni si spingono fino a dicembre. Mancano all'appello i dati del Consorzio Unico Campania, relativi ai biglietti integrati, che dovrebbero essere disponibili a breve. Sull'altro piatto della bilancia c'è la stretta alla cinghia sulle uscite. I costi totali crollano da 258,7 a 213,3 milioni. Ridotte all'osso le spese di assicurazioni, carburanti ed energia, con un risparmio di quasi 10 milioni su quelle per il personale, grazie al congelamento di ferie e premi di risultato e alle prime fuoriuscite dei dipendenti. La cura dimagrante di Maglione porta nelle casse circa 26 milioni di euro in più in 10 mesi. Un segnale positivo, dopo anni di difficoltà. Anche se il ridimensionamento dell'azienda, dall'altra parte, è accompagnato anche ad uno speculare calo delle entrate, che passano dai 194 milioni del 2016 ai 181,9 milioni del 2017. Il costo del personale scende da 121 a 111 milioni, grazie alla fuoriuscita di 143 dipendenti ed ai risparmi su premi di risultato (3 milioni), straordinari (500mila euro), ferie (3 milioni). Le perdite mensili sono scese dai 2,5 milioni di gennaio 2017 agli 839mila euro di gennaio 2018. L'Anm prevede di chiudere il bilancio 2016 (ancora in sospeso) con una perdita di 28 milioni. Mentre il preconsuntivo 2017 dovrebbe attestarsi a -13,4 milioni. La società dei trasporti, insomma, comincia a rimettersi in carreggiata. Dati che saranno migliorati quest'anno, quando si concretizzerà il piano esuberi. Altri 3-4 milioni si ricaveranno ancora dall'abbassamento dell'Rcautobus e dei costi dell'energia. Mentre si prevede l'arrivo di 10 milioni in 3 anni dalla transazione con la Città Metropolitana sull'adeguamento dei corrispettivi. Resta prudente il Collegio sindacale (l'organo di revisione contabile), che esprime «forti dubbi e perplessità circa il requisito della continuità aziendale posto a base della domanda di concordato preventivo fallimentare».
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