Paliotto: «Dopo cinque secoli è bello che la svolta arrivi con una donna»

Paliotto: «Dopo cinque secoli è bello che la svolta arrivi con una donna»
di Valerio Iuliano
Martedì 23 Ottobre 2018, 08:51 - Ultimo agg. 08:52
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«Non sono ancora presidente perché per diventarlo devo aspettare il 21 novembre. Devo attendere che i consiglieri confermino la fiducia che mi hanno concesso. Fino al giorno delle elezioni sono un consigliere come tutti gli altri». Subito dopo la seduta del Consiglio Generale che ha decretato di fatto la sua elezione alla guida della Fondazione Banco Napoli, la presidente in pectore - prima donna presidente in 500 anni di storia del Banco di Napoli- preferisce tenere a freno gli entusiasmi. Ma, nello stesso tempo, la Paliotto ribadisce punto per punto tutti i passaggi fondamentali della sua scalata alla leadership dell’ente di via dei Tribunali. 
Non potrà negare che già il fatto di apprestarsi a diventare la prima donna presidente sia un risultato da sottolineare.
«È molto bello che dopo 500 anni arrivi una persona che, indipendentemente dal genere, possa dare alla Fondazione un imprinting diverso con un taglio nuovo, sia rispetto ai territori rappresentati del Meridione sia rispetto alla sensibilità necessaria a cogliere il disagio sociale dilagante. Desideriamo anzitutto che l’archivio economico più antico e importante del mondo e la biblioteca vengano aperti ai giovani studiosi. La cura e la responsabilità all’interno del Consiglio Generale saranno affidati al professor Abbamonte. I contenuti che ne verranno tratti saranno elementi di confronto e di dibattito, in un luogo di assoluta libertà, teso sempre al confronto ed a stimolanti sollecitazioni al mondo della cultura e dell’economia».  
La sua è anche la vittoria di un intero gruppo che fin dalla primavera dello scorso anno ha preso posizione contro la passata gestione? 
«Da due anni abbiamo profuso un notevole impegno per portare in evidenza, con trasparenza, i risultati che oggi il commissario Giovanni Mottura ha sottoposto alla nostra approvazione, purtroppo evidenziando una perdita di patrimonio pari a circa 10 milioni di euro. E non è finita qui. In ogni caso è stata una grande emozione avere il supporto di 13 voti su 16, perché ha sintetizzato il lavoro costante di una squadra che ha lavorato intensamente nell’interesse della Fondazione. Questo conferma la coesione forte intorno a obiettivi condivisi. Ci saranno, tornando al bilancio, altre perdite che affioreranno. Ma il risultato di oggi mi ha riempito di gioia e di emozione perché è il risultato di una squadra che ha lavorato. Una squadra coesa e che ha profuso grandi energie. Grazie al commissario siamo riusciti ad avere un momento di verità. Abbiamo approvato un bilancio con 10 milioni di perdite e non è finita qui».
Quali sono gli investimenti che hanno creato maggiori problemi? 
«Abbiamo con la Banca Popolare di Bari 30 milioni di euro di capitale investito ed è una posizione che occupa un quarto del patrimonio. Per Banca del Sud abbiamo fatto in passato un investimento che ad oggi non consegue risultati reddituali soddisfacenti e di Brs ancora non abbiamo notizie. Su Brs e Banca del Sud sono confluiti ulteriori 11 milioni di euro cui si aggiungono i 30 della Banca di Bari. In tutto oltre 41 milioni di euro. Intanto, il 16 ottobre K4A ha confermato che non avrebbe rimborsato un titolo obbligazionario pari ad un milione di euro, rispetto al recupero del quale ci si riserva tutte le azioni necessarie. Le partecipazioni in Banca del sud e Brs sono le nostre operazioni più critiche. Brs è stato un investimento altamente sconsigliato dal consiglio generale. Purtroppo il vecchio Cda non ha tenuto conto del parere negativo espresso ed ad oggi non è possibile immaginare quando questo investimento produrrà la redditività indispensabile per la Fondazione».
Si aspettava il forfait di Palmieri, Trombetti e Barracco nell’ordine? Pensa che si siano ritirati perché hanno ritenuto troppo forte la sua candidatura? 
«Palmieri, Trombetti e Barracco sono persone qualificate che legittimamente potevano aspirare alla guida della fondazione. Per la mia candidatura, però, i voti di oggi confermano una coesione intorno ad una squadra nella quale molti dei territori rappresentati sono confluiti. Il candidato vicepresidente Di Baldassarre rappresenta l’Abruzzo, l’avvocato Francesco Caia insieme a me la Campania, Luigi Sportelli, presidente della Camera di Commercio di Taranto, rappresenta la Puglia e Donato Pessolano la Basilicata. Dato il momento delicatissimo della fondazione si è ritenuto che eventuali candidature esterne avrebbero richiesto troppo tempo per entrare nelle problematiche. Probabilmente sarebbe stato necessario un tempo di studio talmente lungo che avrebbe messo a rischio le azioni da porre in essere con grande urgenza. I consiglieri che hanno approfondito con me in questi anni i problemi della Fondazione, avendone presa coscienza, possono affrontarli con determinazione». 
Anche lei ritiene - come il suo collega Abbamonte - che gli accademici abbiano fatto di tutto per tenere sotto controllo la Fondazione? 
«Condivido tutto di quello che Abbamonte ha dichiarato e aggiungo che i risultati negativi posti in evidenza dal bilancio commissariale sono il frutto di scelte provenienti da un mondo diverso dal mio. Era arrivato il momento di un cambio di prospettiva, di visione e di strategia. Sono un’imprenditrice concreta e pragmatica, abituata a misurarsi con gli obiettivi e i risultati raggiunti. La Fondazione sarà aperta ai contributi di tutti coloro che vorranno impegnarsi e sarà inclusiva del mondo universitario, dal mondo economico e dal mondo sociale. Le competizioni nel momento in cui terminano devono poi aprire le porte a tutti. Sarò un presidente veloce nell’agire e determinata nel conseguire azioni di utilità per il recupero del patrimonio. Conosco bene la Fondazione e le sue problematiche. Saprò affrontarle insieme agli altri consiglieri di amministrazione. Per il programma è presto. È stato consegnato al Commissario e poi verrà fornito ai consiglieri generali che avranno 30 giorni per studiarlo e fornirmi ulteriori spunti. Sono un’imprenditrice impegnata nel sociale, faccio parte della Comunità di Sant’Egidio e credo che questa mia sensibilità sia stata apprezzata dai miei consiglieri generali».
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