Omicidio Cesarano. Decisive le accuse del pentito Carlo Lo Russo. Il questore: «Spregevole reticenza»

Omicidio Cesarano. Decisive le accuse del pentito Carlo Lo Russo. Il questore: «Spregevole reticenza»
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 20 Gennaio 2017, 12:16 - Ultimo agg. 12:57
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Sono loro ad aver ucciso Genny Cesarano, il 17enne colpito a morte all’alba del sei settembre del 2015, alla Sanità. È questa la convinzione della Dea di Napoli che ha chiesto e ottenuto un ordine di arresto a carico di quattro soggetti, ritenuti autori della stesa che un anno e mezzo fa stroncò la vita del 17enne.

A firmare la misura cautelare è stata il gip Francesca Ferri, su richiesta dei pm Celeste Carrano, Henry John Woodcock e Enrica Parascandolo, sotto il coordinamento dell’aggiunto Filippo Beatrice.

Una prima certezza emerge dalla misura cautelare: Genny è stato colpito per errore, non era l’obiettivo dell’agguato.
Sotto accusa finiscono così i presunti killer del clan Lo Russo, per altro già in cella per altre vicende criminali: Antonio Buono, Luigi Cutarelli, Ciro Perfetto, Mariano Torre. Decisive le accuse del pentito Carlo Lo Russo, che ha confermato che quella mattina alla sanità venne messa a segno una risposta contro il gruppo di Piero Esposito,che aveva osato poche ore prima “salire a Miano” e consumare una stesa sotto casa dello stesso Carlo Lo Russo. Una risposta a una provocazione, una replica di sangue in cui venne ucciso un ragazzo estraneo alle dinamiche criminali.

Identificati, grazie alle indagini del commissariato Stella e della Mobile, anche i reali e potenziali obiettivi dell’agguato in cui è morto Genny Cesarano. Un nome in particolare riconduce al gruppo che sosteneva Pierino Esposito, vale a dire al boss a sua volta ucciso pochi mesi fa alla sanità.

Dirà il boss pentiti Carlo Lo Russo: solo il giorno dopo capimmo che avevamo fatto un guaio.  Nel corso della conferenza stampa, il questore ha ricordato la difficoltà a "snidare " gli amici di Genny, oltre a bollare come "spregevole" la reticenza nel rivelare quanto accaduto quella sera. È stato poi il procuratore Colangelo a sottolineare l'amarezza per la mancanza di collaborazione: "Non chiediamo atti di eroismo ma gesti di quotidiana Legalità", ha detto. 
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