Ucciso sotto casa nel Napoletano: puntava alla piazza di spaccio di «Rosetta 'a terrorista»

Ucciso sotto casa nel Napoletano: puntava alla piazza di spaccio di «Rosetta 'a terrorista»
di Marco Di Caterino
Mercoledì 20 Settembre 2017, 14:00 - Ultimo agg. 21 Settembre, 13:22
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Due omicidi in ventiquattro ore. E il sangue torna a tingere l'area a nord di Napoli. Dopo l'esecuzione di Nicola Notturno, figlio del boss Raffale (scissionista della prima ora) ucciso a Scampia, tempo qualche ora e i killer sono tornati in azione nel Parco Verde di Caivano, una delle più affollate enclave degli scissionisti «out» Scampia, conquistata con la faida di carbonizzati (nove morti ammazzati e dati alle fiamme nei primi mesi del 2015). Poco prima delle quattro di ieri mattina due colpi di pistola hanno freddato Giuseppe Raimo, 52 anni, già noto alle forze dell'ordine, ritenuto dagli inquirenti un personaggio di secondo piano nel panorama criminale del Parco Verde. Il killer, o forse più di uno, gli ha esploso da distanza ravvicinata, quasi a bruciapelo, «solo» due colpi al volto che hanno fulminato all'istante la vittima designata, stramazzata sulla consunta plastica nera dell'ingresso dell'isolato B2/6: quello che funge da base operativa della cosiddetta piazza di spaccio dei «carcerati», gestita nel recente passato da Rosa Amato, meglio nota come «Rosetta 'a terrorista», e i cui proventi sono ancora distribuiti tra le famiglie degli spacciatori finiti in galera. 

La deflagrazione degli spari ha richiamato l'attenzione di uno dei condomini dell'isolato, sulla cui identità gli inquirenti mantengono uno stretto riserbo perché sarebbe un familiare stretto di «Rosetta a terrorista», che ha prestato i primi soccorsi a Giuseppe Raimo, che già non dava più segni di vita. Il soccorritore ha caricato a bordo della sua auto la vittima dell'agguato, e dopo una veloce corsa ha raggiunto il pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni di Dio di Frattamaggiore, dove i sanitari non hanno potuto fare altro che constarne l'avvenuto decesso. E sono stati gli stessi medici ad avvertire le forze dell'ordine, contattando gli agenti del commissariato di Frattamaggiore, i quali a loro volta hanno informato i poliziotti del commissariato di Afragola (diretto dal vice questore Stefano Iuorio), che coordinati dal pubblico ministero della Dda di Napoli hanno avviato le indagini.
 
 

Sul posto gli agenti della sezione scientifica del commissariato di Afragola hanno rinvenuto tracce di sangue e un bossolo, sul quale ora sono in corso i rilievi balistici. Da una prima valutazione del medico legale, a uccidere Giuseppe Raimo sono stati quei due proiettili che hanno centrato il volto della vittima alla fronte e nella zona dell'orbitale dell'occhio destro, causando la morte istantanea. Nessun dubbio per gli inquirenti che la vittima sia stata attirata in un tranello da qualcuno che conosceva e del quale si fidava ciecamente, tanto da andare disarmato, alle quattro del mattino, nei pressi dell'isolato B2/6. Gli investigatori si sono trovati di fronte a un muro di omertà, cosa che rende difficile collocare i motivi che hanno fatto sì che qualcuno decretasse la morte di Giuseppe Raiamo. Tra le ipotesi sulle quali stanno lavorando gli inquirenti, quella che sembra più meritevole di attenzione investigativa è la «pretesa» della vittima di «prendersi» una delle principali piazze di spaccio, al momento senza un vero e proprio responsabile. Una richiesta forse respinta più volte e che avrebbe determinato il tragico destino di Giuseppe Raimo, in un quartiere ferocemente controllato da una vera e propria «falange» armata di quegli scissionisti scacciati da Scampia dove hanno lasciato in mano ai «girati» prima, e poi agli affiliati ai Di Lauro, qualcosa come cinquecento piazze di spaccio.

Il delitto del Parco Verde conferma quanto scritto nell'ultimo rapporto della Dda sullo stato delle cose a nord di Napoli e cioè che questa zona «non è immune da uno stato di fibrillazione, in parte dovuto all'emersione di piccoli gruppi dal sottobosco della criminalità comune e ai nuovi e vorticosi cambiamenti criminali all'interno degli stessi clan». 
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