Nozze finte per cittadinanza: raggiro scoperto grazie al gelo tra gli sposi

Nozze finte per cittadinanza: raggiro scoperto grazie al gelo tra gli sposi
di Francesca Mari
Sabato 13 Gennaio 2018, 08:26 - Ultimo agg. 17:05
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«Sono stata raggirata. Sarei disposta a fare di tutto per i miei figli, tutto tranne la prostituta». C'è disperazione nelle parole e nella voce di A.C., la finta sposa di Torre del Greco finita al centro dell'indagine del locale commissariato di polizia sul business di matrimoni falsi per assicurare la cittadinanza agli immigrati. Quattro gli indagati per l'orchestrazione di un falso matrimonio: l'italiana e tre marocchini tra i 30 e i 40anni. Ora gli inquirenti sono sulle tracce di una probabile rete clandestina che potrebbe agire in tutta la provincia. Un fenomeno che si sta diffondendo sempre più insistentemente in Italia e particolarmente nella provincia di Napoli dove i numerosi casi di povertà e disperazione diventano terreno fertile per i procacciatori di consorti.

Già vedova a soli 29 anni, disoccupata con un figlio di due anni «e una bimba di 6 mesi racconta fra le lacrime senza aggiungere altri dettagli che mi è stata sottratta da mio cognato», A.G., di Poggiomarino ma domiciliata a Torre del Greco, è indagata insieme a tre marocchini: il 30enne S.G., il 40enne M.K., e il 35enne N.B., residenti a Scafati. Tutti denunciati a piede libero per i reati di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e falso. Nell'ambito dell'indagine info-investigativa tesa a fronteggiare il fenomeno delle false nozze, gli agenti del commissariato di polizia torrese alla guida del primo dirigente Davide Della Cioppa hanno, infatti, scoperto i quattro in procinto di simulare un'unione civile tra l'italiana e il marocchino trentenne G.S, l'unico tra i tre extracomunitari senza regolare permesso.

È accaduto mercoledì mattina quando, a seguito di segnalazione e attività informativa, gli agenti si sono presentati all'ufficio di Stato Civile del Comune per assistere alle pubblicazioni di matrimonio tra la 29enne torrese e il marocchino S.G., mentre gli altri due immigrati presenziavano l'uno come interprete e l'altro come testimone dell'atto. Se il momento della promessa è per le coppie generalmente emozionante, in questo caso i due «promessi sposi» erano visibilmente distaccati e freddi. Non si sono rivolti mai una parola o uno sguardo e agli investigatori non è sfuggita la totale mancanza di feeling tra i due: perfetti sconosciuti. Così i quattro sono stati portati in commissariato per essere identificati e, di fronte al terzo grado degli inquirenti, la donna ha ceduto raccontando tutto. Ha detto alla polizia di essere stata avvicinata un mese prima dal marocchino 35enne N.B., il quale le aveva proposto di sposare un suo connazionale che aveva bisogno della cittadinanza italiana, in cambio di soldi: 70 euro li avrebbe avuti in anticipo ed altri mille euro a conclusione dell'«affare». «Così, messa di fronte alle mie responsabilità ha detto agli agenti ho accettato».
 
A seguito di ulteriori indagini sulle generalità dei tre, gli investigatori hanno poi scoperto, con rilievi foto-dattiloscopici attraverso il sistema Eurodac (database europeo delle impronte digitali di coloro che richiedono asilo politico), che il «futuro sposo» risultava clandestino e con ingresso irregolare sul territorio nazionale, quindi con passaporto falso. Così hanno provveduto a convocarlo in commissariato per condurlo all'Ufficio Immigrazione e verificare la sua situazione: là sarebbe stato invitato a lasciare il territorio nazionale. Ma il 30enne non si è mai presentato alla polizia, così ha ricevuto una ulteriore denuncia per inosservanza. Ora sarà nuovamente convocato dagli inquirenti. La donna italiana, intanto, si mostra pentita. «Non fate come me, non fidatevi di queste proposte». Un caso limite come tanti nelle aree più degradate del Mezzogiorno, degradate come l'area portuale di Torre del Greco in cui vive attualmente la donna, con un figlio di due anni da sfamare, ospitata ora da una sorella ora dall'altra e che, al massimo, riesce a fare le pulizie ogni tanto. Una facile esca per i procacciatori, sia stranieri che italiani, che con questo giro d'affari riescono a guadagnare cifre notevoli. La scelta della vittima è ben ponderata, con l'obiettivo fissato sui casi più disastrati. «Una mia amica circa un mese fa mi ha detto che c'era un marocchino racconta A.G., non riuscendo nemmeno a pronunciare il nome dell'immigrato mediatore - che mi voleva proporre un affare, di cui potevo fidarmi. Io nella condizione in cui sto ho subito accettato». Il marito della donna è morto tre anni fa mentre lei aspettava il primo figlio, era muratore e la vedova non percepisce la pensione perché l'uomo lavorava al nero. «Qualche giorno dopo quell'incontro, io ero per strada con mio figlio in braccio: il marocchino mi si è accostato con l'auto e mi ha detto che veniva per conto della mia amica. Mi ha spiegato cosa dovevo fare: avrei dovuto accettare di sposare suo cugino che aveva bisogno della cittadinanza italiana, che avrebbero fatto tutto loro, sarei stata avvisata solo sulla data delle pubblicazioni e poi del matrimonio. Ed io ho accettato». Poi l'incontro con il futuro sposo. «L'ho incontrato due volte prima di mercoledì, e ho provato a parlargli, ma non ci siamo capiti a causa della lingua. Di soldi abbiamo parlato poco con il marocchino, lui mi ha dato 70 euro e mi ha detto che altri 500 euro me li avrebbe dati dopo le pubblicazioni. Ma non li ho mai avuti perché siamo stati presi dalla polizia». Altri soldi, poi, la donna li avrebbe incassati alla fine di tutta quella messinscena che il marocchino aveva orchestrato, indicandole con freddezza quale sarebbe stata la sua parte, come in un copione. «Dopo il matrimonio dice ancora la 29enne sarei dovuta andata a vivere per un mese con il mio sposo, in una casa affittata a sue spese: giusto il tempo di passare i controlli della Questura. Subito dopo, ognuno per la sua strada. E se io avessi voluto divorziare, mi hanno assicurato, avrebbero pagato loro».

Tutto calcolato insomma, un guadagno facile senza apparenti rischi. Di sicuro, non è l'unico caso. Gli investigatori hanno scoperto che a maggio scorso si è celebrato un matrimonio a Torre del Greco tra un marocchino e una 23enne torrese, e anche in quel caso era presente il 35enne marocchino N.B, in qualità di interprete. Un elemento che potrebbe far pensare all'uomo come procacciatore, forse all'interno di un'organizzazione con raggio d'azione regionale.
 
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