Vasto, nel palazzo degli orrori dormitorio sul tetto. Il prete: «Sto con Salvini»

Vasto, nel palazzo degli orrori dormitorio sul tetto. Il prete: «Sto con Salvini»
di Giovanni Rinaldi
Domenica 5 Agosto 2018, 15:26 - Ultimo agg. 17:07
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Sopravvivere nell'inferno del Vasto vuol dire anche accettare condizioni di vita disumane. Abbandonarsi di notte sui materassi imputriditi, appoggiati sui tetti dei palazzi e nelle vanelle delle scale, utilizzate all'occorrenza anche come servizi igienici, è quanto accade nel cuore di Napoli. Via Milano 40, a cento passi dalla stazione di Garibaldi, a cento passi dal commissariato Vicaria, a cento passi dalla stazione San Lorenzo della Municipale. Un intero stabile dove ogni regola conosciuta, civile, sociale o umana viene azzerata dalla realtà che si avvicina di più ad un film horror, che diventa difficile anche ad immaginarsi se non la si vede di persona. Scene e odori da voltastomaco laddove le persone sono invece costrette a vivere.

DEGRADO RECORD
Chi abita nel Vasto conosce ben il palazzo. Via Milano 40, è il simbolo della sconfitta del Comune, della Prefettura e di ogni istituzione competente. Il portone con i vetri rotti taglienti e i fili dell'elettricità appesi è un ottimo biglietto da visita. Sembra l'ingresso degli inferi. Un viavai di persone, anche italiane, che entrano e escono frettolosamente. Basta affacciarsi nell'androne per capire molto. Un divano utilizzato per la notte sotto le cassette della posta con cognomi tutti stranieri. Oltre venti contatori dell'Enel, la metà con luci rosse accese a testimoniare che non c'è energia, eppure le case sono occupate. Un bel cartello che in diverse lingue chiede quasi per favore di «Non prendere la luce del condominio perché scatta il sovraccarico» oltre che essere un reato. Basta salire la cassa scale per accorgersi che il pavimento ormai sui pianerottoli non esiste più, mangiato dal degrado. Ci si imbatte, come se nulla fosse, in lucciole che aspettano qualcuno con la porta di casa aperta. Quando poi si arriva sul tetto, all'interno del torrino scale, è impossibile non notare i materassi appoggiati ai muri a testimoniare l'esistenza un dormitorio comune che la sera si popola di poveri sventurati. Ma a terra, tra i giacigli di fortuna, anche copriwater, scarpe abbandonate e sacchetti di immondizia, la dignità umana è praticamente scomparsa.

LE DENUNCE
Via Milano 40 non è nascosto, non è un segreto, ma è un caso pubblico di fallimento totale dello Stato in ogni sua declinazione territoriale. Un fallimento anche dell'accoglienza degli stessi napoletani, proprietari delle case, che permettono compiacenti, un simile degrado. «In quel palazzo c'è spaccio, prostituzione, un dormitorio notturno sui tetti e per le scale, oltre a tre mense abusive. Praticamente in tre appartamenti, illegalmente, cucinano sia da asporto che al tavolo e a ora di pranzo c'è la fila per entrare in quelle case. - denuncia Lello Cretella, un giovane residente della zona che cerca di combattere per tutelare la vita decorosa della sua famiglia - Abbiamo già segnalato tutto quanto alle autorità competenti, ai politici, ma ad oggi nulla è stato fatto. Ma come è possibile sapere e allo stesso tempo tollerare. È questo che ci scoraggia e che ci fa capire che siamo totalmente abbandonati al nostro destino. In quel palazzo abitano anche ragazzi extracomunitari con cui mi saluto e scambio qualche chiacchiera, ci sono persone perbene che sono costrette a vivere in un modo indecente e di riflesso anche noi ne patiamo le conseguenze». Poi l'appello disperato: «Serve la presenza dello Stato. Bisogna intervenire sia contro i proprietari che permettono un tale scempio, sia contro chi ne approfitta per far proliferare le proprie attività illegali. Comune e Prefettura ci aiutino».

PRETE IN TRINCEA
Ad angolo con via Milano 40 c'è il vicoletto dove tre sere fa è stato gambizzato Cissé, il 32enne senegalese, il sangue è ancora a terra, proprio sotto al muro perimetrale della chiesa Santa Maria del Buon Consiglio. Davanti alla parrocchia, civico 43, una gang di extracomunitari che sputa al passare della gente che entra per ascoltare la messa. «Meglio non rispondere, spacciano dalla mattina alla sera» dicono le vecchiette impaurite. Nella chiesa ad accogliere i fedeli c'è padre Vincenzo Balzano, un parroco di frontiera, dove con una mano bisogna aiutare e accogliere e con l'altra bisogna ammonire quello che non va: «Il quartiere è arrabbiato, non ho mai conosciuto un razzista in questi anni. Non bisogna confondere l'intolleranza verso la mancanza totale di regole, di civiltà, di decoro, di tranquillità, con il razzismo. A nessuno piacerebbe vivere in questo modo, neanche alla persona più accogliente del mondo». Per lui è un'ingiustizia addossare al Vasto colpe e responsabilità per un'accoglienza sbagliata: «Non possiamo, noi piccolo quartiere, aiutare tutti quelli che vengono a Napoli. Se non abbiamo una strategia per l'accoglienza fa bene Salvini a limitare gli arrivi. Dobbiamo saper offrire qualcosa a chi arriva quindi le istituzioni facciano subito il loro dovere per il Vasto ma anche per i poveri immigrati che non vengono integrati».
 
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