Napoli. Welfare, chi ci perde con i tagli: anziani e disabili penalizzati

Napoli. Welfare, chi ci perde con i tagli: anziani e disabili penalizzati
di Mariagiovanna Capone
Mercoledì 10 Agosto 2016, 10:00
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Fornire e garantire diritti e servizi sociali. L'assessorato al Welfare, o alle politiche sociali, si occupa proprio di questo. Di offrire benessere e assistenza a quelle categorie più fragili e a rischio della cittadinanza. Anziani, disabili, infanzia, adolescenza e giovani, famiglia, immigrati, extracomunitari e rom, e anche i settori della salute mentale e delle dipendenze. È evidente quindi che questo settore sia delicatissimo e fondamentale per migliorare la qualità della vita degli «ultimi», di chi ha poco o nulla. Ed è altrettanto evidente l'importanza di destinare cifre adeguate agli operatori che si occupano di loro. Sono circa 280 le organizzazioni volte alla produzione di beni e servizi a destinazione pubblica o collettiva tra cooperative, imprese e associazioni sociali, consorzi, fondazioni, onlus, enti religiosi e morali che si occupano dei più bisognosi.

Un esercito di operatori sociali, socio-sanitari, pedagoghi, sociologi, medici, psicologi, psicoterapeuti impegnati nell'assistenza domiciliare ad anziani e a persone disabili, coi disabili che hanno bisogno dell'accompagnamento e del sostegno scolastico, nelle case di riposo per gli anziani o nei convitti e semi-convitti per i minori disagiati, coi disabili e sofferenti psichici, con le donne vittime di violenza e abusi. Organismi inseriti per legge nel Registro Organismi Terzo Settore (RECO), requisito essenziale per l'instaurazione di rapporti contrattuali ed economici tra gli organismi del terzo settore e l'amministrazione comunale. Ciascuna organizzazione ha un settore di competenza ma alcune società sono particolarmente strutturate fino a coprirne tutti. Per esempio Gesco ha il maggior numero di organismi inseriti: ben 11. Gesco Consorzio di cooperative sociali si occupa di ovvero dipendenze, famiglia, disagio adulti, disabili, anziani, immigrati, extracomunitari e rom, infanzia, adolescenza e giovani, salute mentale, segretariato sociali; a cui si aggiungono quelli di Gesco Servizi srl con assistenza ad anziani e disabili. Subito dopo Gesco troviamo le cooperative sociali Il Quadrifoglio e La Gioiosa con 7, L'Uomo e il legno con 6, L'Orsa maggiore, Assistenza e Territorio onlus e Obiettivo Napoli con 5. Alle società inserite nel RECO, se ne aggiungono altre nell'Albo Comunale delle Cooperative di tipo B, con cui il Comune di Napoli stipula convenzioni finalizzate a promuovere l'inserimento lavorativo delle persone svantaggiate ma non obbliga la stessa all'instaurazione di rapporti contrattuali economici con gli organismi iscritti, e l'Albo Comunale delle associazioni di volontariato, ma si tratta di poche decine di associazioni. Non è sbagliato quindi dire che su queste sette organizzazioni che lavorano nel terzo settore si riversa la maggior parte dei fondi per le politiche sociali.

Ma quali sono le cifre finora investite dal Comune di Napoli in questo settore e quali dovrebbero essere quelle sul prossimo bilancio? Riuscire a capirlo perfettamente è piuttosto complicato, anche perché i dati sono inseriti con capitolati denominati Missioni cui si aggiungono dei Programmi che dovrebbero aiutare nell'interpretazione.Capitolati differenti a quelli usati in passato, così diventa a volte difficile confrontare le spese. Secondo una prima stima entro il 2018 il Comune di Napoli investirà sul Welfare circa 130 milioni di euro in meno. Con fondi tagliati di netto per l'infanzia (-45 milioni), disabili (-18 milioni), soggetti a rischio (-47 milioni) e servizi sociosanitari (-11 milioni). Dati approvati nel bilancio approvato dal consiglio comunale ma che il sindaco Luigi de Magistris e l'assessore al Bilancio Salvatore Palma si sono impegnati di ricalcolare e rivedere proprio in questi giorni, come anticipato al Mattino dall'assessore al Welfare Roberta Gaeta.

 
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