La grande truffa delle tv napoletane: in quattro finiscono ai domiciliari

La grande truffa delle tv napoletane: in quattro finiscono ai domiciliari
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 14 Novembre 2018, 10:07 - Ultimo agg. 15:53
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La Guardia di Finanza di Napoli ha arrestato e messo ai domiciliari quattro persone nell'ambito di una indagine su una presunta frode fiscale da 3 milioni di euro e una presunta truffa aggravata per avere ottenuto indebitamente 2,3 milioni di euro di contributi statali destinati ad emittenti televisive locali.

Le società televisive coinvolte sono «Julie Italia srl» (emittente televisiva Julie Italia), SO.PRO.DI.MEC. S.r.l. (emittente televisiva Telelibera) e Universo 3000 S.r.l. (emittente televisiva TeleAkery). I finanzieri stanno eseguendo un sequestro per equivalente (3 milioni di euro) di beni mobili e immobili riconducibili alle società e agli indagati.

Insieme con l'avvocato Lucio Varriale, sono stati arrestati la collaboratrice Carolina Pisani e i due commercialisti di fiducia: Claudio Erra e Renato Oliva. 

«Prendiamo atto di una misura cautelare che interviene a distanza di diciotto mesi da un sequestro preventivo, che ha dato impulso a interrogatori, produzione documentale e costante collaborazione con tutti gli Organi inquirenti», afferma l'avvocato Giovanni Siniscalchi, difensore di fiducia di Varriale. E precisa: «Non sfugge che la predetta misura si fonda anche sulla dichiarata volontà di interrompere il ruolo di editorialista nella trasmissione televisiva “Vostro onore” poiché si sostiene come da ordinanza che ad avvalorare ulteriormente l’esigenza cautelare c’è l’attività quotidiana dell’avvocato Varriale che procede ad attacchi quotidiani nei confronti del Corpo della Guardia di Finanza coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli».

La misura degli arresti domiciliari per Lucio Varriale, patron dell'emittente televisiva Julie Italia, «si fonda anche sulla dichiarata volontà di interrompere il ruolo di editorialista nella trasmissione televisiva Vostro Onore, poiché si sostiene nella citata ordinanza che 'ad avvalorare ulteriormente l'esigenza cautelarè vi è l'attività quotidiana dell'avvocato Lucio Varriale che si concretizza in 'attacchi quotidiani nei confronti del Corpo della Guardia di Finanza coordinata dalla Procura della Repubblica di Napolì» ha proseguito Siniscalchi. «Prendiamo atto - aggiunge - di una misura cautelare che interviene a distanza di 18 mesi da un sequestro preventivo, che ha dato impulso ad interrogatori, produzione documentale e costante collaborazione con tutti gli organi inquirenti».

In merito alle misure cautelari, lavoratori e i collaboratori dell'emittente in una nota «lanciano l'allarme per l'ennesimo provvedimento che mette pesantemente a rischio il loro lavoro e la vita stessa di una tv privata, nota per essere da vent'anni sempre in prima fila col suo giornalismo d'inchiesta nelle denunce sulla corruzione e sulle attività illecite della malavita organizzata». «Pur nel pieno rispetto dei provvedimenti della magistratura, ci si domanda in primo luogo come sia possibile che, almeno a giudicare dai documenti ufficiali notificati stamane alla redazione di via Brin, le ipotesi accusatorie alla base delle misure cautelari adottate oggi dalla Procura siano del tutto simili a quelle dei sequestri eseguiti nel maggio 2017.
Ipotesi sulle quali era stata già esibita ampia documentazione giustificativa dai difensori ai pm procedenti. Certi della totale estraneità ai fatti contestati di amministratori e consulenti della tv, ed in attesa di comprendere i motivi alla base di quella per ora che appare come una 'anomalia' rispetto al principio del »ne bis in idem«, lavoratori e collaboratori di Julie annunciano che continueranno - almeno fino a quando sarà loro consentito in applicazione dei principi sulla libertà di stampa - a portare avanti quel giornalismo d'inchiesta contro la camorra e contro tutte le mafie per le quali l'emittente tutta ed i suoi consulenti hanno già pagato prezzi altissimi», conclude la nota.
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