Tradita dagli amici, violenza
dopo la festa: «Perché lo fate?»

Tradita dagli amici, violenza dopo la festa: «Perché lo fate?»
di Viviana Lanza
Lunedì 18 Giugno 2018, 22:57 - Ultimo agg. 19 Giugno, 09:42
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Doveva essere una serata fra amici da trascorrere tra chiacchiere, birra e spritz nelle stradine del centro storico, in zona Mezzocannone. Del resto era iniziata così e non era la prima volta che ci si ritrovava tutti insieme, con la comitiva di sempre. Ma quella sera di aprile, finita ora al centro di un’indagine della Procura, ebbe un epilogo diverso dal solito e inaspettato, per il quale ieri due giovani di Fuorigrotta, due insospettabili di ventuno e venticinque anni, sono stati destinatari di un provvedimento cautelare per i reati di lesioni e violenza sessuale di gruppo. Per il ventunenne sono stati disposti gli arresti domiciliari, per il venticinquenne è stato invece deciso l’obbligo di dimora con il divieto di allontanarsi senza l’autorizzazione del giudice. I due indagati sono accusati di aver costretto una studentessa universitaria, loro amica, a compiere atti sessuali. L’inchiesta, condotta dagli agenti del commissariato San Paolo e coordinata dal sostituto procuratore Maria Cristina Ribera del pool coordinato dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone, si è stretta attorno ai due giovani dopo circa due mesi di indagini. 

 
Al cuore delle accuse c’è la testimonianza drammatica che la studentessa ha reso agli inquirenti, il suo racconto della violenza, il ricordo di quella sera. Era aprile e non era la prima volta che lei, giovane universitaria che vive a Napoli come studentessa fuori sede, usciva con quei due giovani e il gruppo di amici. La serata era iniziata con il solito giro tra le strade del centro storico e la tappa al pub per bere birra e qualche drink e ridere e chiacchierare come si fa normalmente tra amici. E come può anche capitare tra amici arrivò il momento in cui uno chiese di avere compagnia per andare in bagno: «Mi accompagni per favore? Solo per controllare che nessuno entri visto che la porta non si chiude a chiave...». Fu questa la richiesta che uno dei due giovani, ora indagati con la pesante accusa di violenza sessuale, rivolse all’amica. Il bagno era in una zona più appartata del locale. Appena furono lì, il giovane tentò un approccio con l’amica. Fu un primo approccio, non violento come quelli che sarebbero arrivati poi. Lei non lo respinse immediatamente. Dal pub alla strada: l’incubo si palesò quando gli studenti lasciarono il locale e si avviarono verso casa. La violenza, stando alle accuse al vaglio degli inquirenti, si sarebbe consumata in auto, in una strada alle spalle dell’Università, tra le vie percorse insieme altre volte tra discorsi e propositi ben diversi. L’amico riprese l’approccio con sempre maggiore insistenza, e quando poco dopo sopraggiunse anche l’altro giovane del gruppo la studentessa provò a chiedere il suo aiuto: «Ti prego portatelo che non voglio...» disse lei. E invece addosso si ritrovò anche lui. E allora provò a dissuaderli, a farli ragionare, nonostante fossero tutti un po’ brilli. «Vi supplico fermatevi... perché lo fate? Siamo amici, non fatelo». Ma la violenza, secondo l’accusa, si sarebbe compiuta. Al cuore dell’inchiesta c’è ora la sequenza di quella sera, ogni singolo dettaglio su cui le indagini e il lavoro di verifica e confronto delle varie testimonianze dovranno fare chiarezza. 

La studentessa sarebbe stata costretta a compiere atti sessuali contro la sua volontà e una volta rientrata in casa, nell’appartamento condiviso con un’altra studentessa, si sentì male, vomitò e alla fine raccontò all’amica ciò che le era accaduto.

L’amica la soccorse e la convinse a rivolgersi all’autorità giudiziaria e denunciare ogni cosa. Non fu facile ripercorrere davanti agli inquirenti le fasi di quella drammatica sera, i dettagli della violenza. La giovane si decise a farlo diversi giorni dopo, sicché agli atti non ci sono i risultati di una visita medica ma i riscontri investigativi al suo racconto e le chat con gli amici. Non erano degli sconosciuti quelli che l’avrebbero costretta a compiere atti sessuali, ma erano due ragazzi che conosceva bene e di cui si fidava. Uno dei due, dopo lo stupro, si sarebbe anche scusato con l’amica. Da ieri i due sono sottoposti a misura cautelare, uno ai domiciliari e l’altro con obbligo di dimora. E a breve potranno rendere la propria versione al gip. 

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